Biden Trump: espressione di una vecchiaia ben più ampia

Biden Trump: espressione di una vecchiaia ben più ampia. Un articolo di Ranieri de Ferrante, Amministratore Unico HCDevelopment srl

Lo scontro fra i candidati presidenziali Biden e Trump, entrambi 80enni, al di là di ciò che significa in termini di confronto fra visioni, personalità ed impatto sull’andamento di equilibri mondiali, mi sembra sia anche molto significativo come proiezione dello status della civiltà americana odierna.

Non si sa chi, fra GB Shaw, Clemenceau ed Einstein (attribuzione dubbia … ma qualunque dei tre sia stato, certo personaggio di peso) scrisse che gli USA sono il solo paese passato dallo stato di perfetta barbarie a quello di decadenza senza aver mai conosciuto la civiltà. Un’esagerazione al vetriolo, ma soprattutto, nonostante il valore indubbio di chi lo avrebbe detto, un’affermazione fondamentalmente sbagliata. La civiltà degli Stati Uniti c’è stata ed è stata importante.

Certo, ha avuto una durata breve, se paragonata ai grandi imperi del passato. Tale breve durata, però, diventa perfettamente comprensibile se si proiettano i tempi sull’asse del progresso, come una progressione di numeri che, su scala logaritmica, si dimostra ben più comprensibile che su scala naturale.

Nessuno dubita che l’impero Romano abbia dominato il Mondo (almeno quello occidentale), ed è durato 1000 anni. Ma sono stati mille anni durante i quali lo status dell’uomo non è cambiato molto. La vita di un civis romanus dell’età imperiale era certo migliore (fogne, strade più efficienti, terme) di quella di un cittadino di Atene o egiziano sotto i Faraoni, ma nella sua vera sostanza non era molto diversa. Volendo spingere questo ragionamento al limite, fra l’impero romano e l’Europa pre rivoluzione industriale la vita non è cambiata molto… trasporti terrestri, cure mediche, stratificazione sociale, navigazione … Forse era veramente diversa solo la morte, grazie all’avvento della polvere da sparo ….

L’impero inglese – un altro impero della cui influenza sulle sorti del Mondo nessuno dubita – di anni ne è durati più o meno 200. Un tempo decisamente più breve di quello romano, ma ben più intenso in termini di modifiche tecnologiche e di modo di vivere e di valutare la società ed i suoi problemi. Il mondo post napoleonico e quello precedente la seconda guerra mondiale avevano ben poco in comune

Per andare oltre, su questo asse dei tempi di sviluppo, io credo che il prossimo “impero” che si affaccerà, quello cinese, di anni ne durerà forse dieci o venti. Il tempo che intercorrerà fra il suo prendere il sopravvento sul mondo occidentale (come sta facendo per le auto elettriche), anche capitalizzando sulle limitazioni che questo si è dato, ed ignorandone le regole (quali la protezione dell’ambiente) e la inevitabile decadenza che lo colpirà intorno al 2050.

Le proiezioni demografiche, infatti, prevedono intorno alla metà del secolo il tremendo impatto sociale, demografico ed economico causato dal crollo della popolazione, frutto delle insensate politiche di controllo delle nascite degli anni passati. La Cina perderà centinaia di milioni di abitanti, un’intera generazione. Anche se riuscirà a mantenere una importante “voce militare” sul pianeta, credo sarà protagonista solo di una breve parentesi di leadership di civiltà. Ma sono convinto che sarà impero storico perché è il primo impero non occidentale/mediterraneo che si imporrà anche sull’Ovest (ometto l’impero mongolo … ma credo che non si possa parlare di impero, se l’asse portante è principalmente la violenza).

Impero Romano: 1000 anni, impero inglese: 200 anni, “impero” cinese: forse 20 anni. Gli imperi hanno una vita sempre più breve, in un’ottica logaritmica legata alla rapidità del cambiamento del Mondo. Fra l’impero romano, quello inglese ed il futuro impero cinese c’è stato, e forse c’è ancora, ma siamo agli sgoccioli.

Quello americano, che è stato impero, è stato leader ed in maniera importante, per 50/70 anni. E’ stato impero leader perché ci ha portato il rock and roll e la bomba atomica, la penicillina e l’esplorazione dello spazio, ed internet, nato nei laboratori della DARPA, il braccio di ricerca delle Forze Armate USA, e tutto ciò che ne segue. Sono stati una sessantina di anni che hanno visto un cambiamento della vita umana più grande di quanto abbiano fatto l’impero romano in 1000 e quello inglese in 200. Fra la vita di quando sono nato io, e quella che si presenta ai giovani d’oggi, c’è un abisso una volta impensabile. In buona sostanza, gli USA hanno gestito un periodo di dominazione tecnica, sociale e militare, durante il quale ha guidato il più grande cambiamento della storia.

Al di là del fatto che sia stato impero (io non ho dubbi), e di quanto sia durato (in linea con i macrotrend temporali), credo che oggi sia interessante capire perché non lo sia più e si stia spegnendo.

Non è per ragioni economiche (è e resta ricchissimo), né militari, né di innovazione. E non lo è nemmeno perché il capitalismo che lo ha fatto nascere ha cambiato completamente forma e dinamica. Né lo è a causa di grandi fenomeni storici, economici o demografici: l’impero romano, travolto dalle migrazioni, quello inglese dalla fine del colonialismo.

Quello statunitense sta morendo, o meglio è morto, per ragioni politiche. Per asfissia politica.

Gli Stati Uniti, come nazione, hanno ancora le loro radici in un sistema politico disegnato 250 anni fa, in una costituzione che, a differenza di quelle europee, non ha avuto l’effetto rinnovativo di due guerre mondiali che hanno spazzato via mondi, generazioni, strutture.

Pensiero collaterale: un’Europa che è rinata ex novo, eppure già nelle sue espressioni più innovative – come l’UE – comincia a denunciare debolezze gestionali (un esempio per tutti le decisioni all’unanimità) frutto della sua nascita e sviluppo in un periodo in cui ancora la cooperazione era vista come più importante dell’efficacia e l’allargamento ad Est con il Patto di Varsavia – più della unità politica.. Un’Europa che non ha mai avuto l’unità per essere leader, però rimane faro di democrazia e grande laboratorio di sviluppo politico e sociale.

Gli Stati Uniti, io credo, stiano invece pagando il prezzo altissimo di un sistema di governo che parifica – in Senato, ad esempio – Stati con 40 milioni di abitanti e Stati con 500,000, o che nelle elezioni presidenziali in buona sostanza rende inutile il voto dell’80% dei cittadini, che vivono in Stati in cui la maggioranza non è in dubbio, lasciando la decisione ad una decina di battleground States. Che, infine, richiedono una registrazione per votare, senza l’automatismo “cittadino/elettore” delle vere democrazie.

Gli USA pagano il prezzo di meccanismi nati quando i votanti erano poche decine di migliaia, maschi, bianchi, ricchi, per i quali concetti quali indipendenza, stato non invasivo, rispetto per l’individuo contavano più che non il rispetto per la società, l’uguaglianza e la partecipazione, il supporto ai deboli.

I cittadini degli Stati Uniti pagano il prezzo di vivere in una nazione che fu democrazia (forse la prima…) nel 1700, ma ora in realtà non lo è più. Con un sistema di governo concepito 250 anni fa, che disincentiva la maggioranza della popolazione dall’interesse per la politica. Una pseudo democrazia in cui si è persa l’abitudine di pensare in modo politico. E di conseguenza ci si rifugia in cose che odorano di “culto”, quali l’ideologia Woke o il movimento Me Too, che pur partendo da basi indiscutibili, vengono ormai declinati con un estremismo tale da accecare di fede una parte, e di risentimento e timore l’altra. E facendo nascere, in una tempesta perfetta, il culto di Donald Trump e la fede MAGA.

Estremismi in cui termini quali normale, relativo, liberale hanno perso il significato originale. Estremismi opposti destinati ad uno scontro senza possibilità di compromessi: fra appartenenti a partiti politici diversi si comunica, fra adepti a culti opposti no.

Solo così si può spiegare un Ambientalismo portato ben oltre i limiti dell’Annientalismo, con costi incrementali per minimi reali vantaggi. La protezione dell’ambiente, come tutto, segue la legge dei ritorni decrescenti. Sarebbe l minimo sindacale della logica chiedersi se ogni il prossimo passo “valga la pena”, a meno che a guidarlo non sia una scelta politica, ma solo la servile dipendenza da un culto …

… E dall’altra parte un negazionismo che – si parli di vaccino o di deterioramento dell’ambiente – non può essere basato nella cultura del 2000, ma può solo avere le sue basi nelle streghe di Salem…

Le streghe di Salem… poco prima della Costituzione Americana… esempio altrettanto perso nella nebbia di un passato che il mondo Occidentale ha superato.

L’effetto di tutto questo è una incomprensibile, dannosissima, incredibile porta girevole (vedi, nel caso della Protezione Ambientale, la posizione USA sugli Accordi di Parigi) guidata solamente da quale culto è al potere.

Lotta non fra Bande, ma fra Culti. E morte per asfissia da mancanza di politica di quello che è stato un grande Impero, una grande Democrazia, una luce guida. Ed è ora invece una nazione fedelmente rappresentata da due vecchi, con poche idee ma confuse, che si scontrano in un dibattito fatto di nulla.

Leggi anche: Biden e Trump si scontrano su energia e ambiente – Alessio Marchionna – Internazionale

https://ecquologia.com/usa-sentenza-storica-contro-le-compagnie-petrolifere/

Redazione

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