Alla scoperta delle Asturie lungo il Cammino di Santiago

Continua il diario di viaggio di Alfredo Vellutini lungo il Camino del Norte de Santiago. Oggi scopriamo le Asturie. (Qui le puntate precedenti: Cammino del Nord di Santiago: da Irun a PobenaLa Cantabria tra Altamira e le acciughe).

… La 15ª tappa di questo cammino ci porta nell’altisonante “Principado de Asturias”

Partiamo di buon ora per fare i quasi 29 km del percorso; scegliamo infatti la più lunga variante costiera per la evidente bellezza dei panorami. Superiamo campi da golf, le belle spiagge di Ouambre e Gerra e, a brevissima distanza, vediamo gli estuari di due fiumi. A Cobreces scegliamo la variante più breve ma con maggiori asperità e arriviamo a San Vicente della Barquera con la sua fisionomia di roccaforte medievale. Continuiamo sotto la pioggia per raggiungere Urquera ed il suo ponte sul fiume. Ci entriamo ancora in Cantabria e se ne esce in Asturia, pardon nelle Asturie. Arriviamo nell’albergue “casa de peregrinos” a fine tappa e poso i bastoncini, lo zaino, mi tolgo le scarpe e le ripongo negli appositi spazi perché, per motivi di igiene, non si possono portare nelle camerate.

Penso a tutto ciò che, per me ovviamente, deve entrare nello zaino in un cammino. Anzitutto uno zaino capiente con copri zaino. Poi scarpe buone, goretex o meno, sono al primo posto per importanza. Io uso abbigliamento tecnico, dai calzini alla giacca di pile, perché si asciuga prima. Un berretto, poncho, sacco a pelo o sacco lenzuolo, asciugamani in microfibra, detersivo concentrato e mezzo sapone di Marsiglia per lavarsi e lavare gli indumenti. Necessarie ricariche per gli apparecchi con batteria, un coltellino milleusi o un set di posate da viaggio, mollette per stendere qualora mancassero nel posto tappa o spille da balia, buon surrogato di quelle. Io non viaggio mai senza bastoncini. Mi garantiscono una più corretta postura, una protezione nelle discese e un aiuto in salita, un modo per coinvolgere le braccia, un maggiore equilibrio nei sentieri molto scivolosi.

Ultime cose per me importanti da avere con sé! Un buon libro o un e-book e un diario per scrivere e così rivivere in seguito le tappe e le emozioni conseguenti.

Questo albergue è gestito da Matej, un giovane della Repubblica Ceca, autore di un sito sui cammini che permette di scaricare le tracce gps e metterle su app come Mapi.cz, di cui lui stesso è collaboratore. Matej garantisce con donativo cena e colazione comunitaria con lui stesso e un volontario con i 9 ospiti, numero massimo che può accogliere. Un ottimo punto tappa da consigliare.

16ª tappa da Colombres fino a Llanes

Oggi percorriamo un lungo tratto di costa anche se il mare è calmo e non ci permette di vedere lo spettacolo naturale dei “Bufones”. Il nome stesso ci indica che sono sbuffi di acqua marina che entra in fenditure della roccia costiera con forte pressione, provocando vapori e rumori profondi. Usciamo dalla costa ed entriamo in una bella vallata solcata da un limpido ruscello. Rientriamo su una strada asfaltata ma quasi subito ne usciamo e iniziamo a salire con forte pendenza e, poco dopo, dall’alto vediamo Llanes. Continuiamo con nostro stupore a salire su un sentiero che non direziona direttamente in città. Finalmente si curva improvvisamente a destra e, con percorso in ripidissima discesa arriviamo nel centro urbano pieno di turisti.

È presto per il check-in, allora visitiamo subito il centro medievale col porto, le mura, le torri difensive e la bella Basilica romanico-gotica di Santa Maria. Andiamo all’hostal ed entriamo dal cancello aperto e ci accomodiamo nelle scale di ingresso prospicienti il portone. Arriva il proprietario che ci redarguisce e ci fa notare il cartello di divieto di accesso. Gli rispondo che allora avrebbe dovuto tenere chiuso il cancello ma questo insiste dicendo di aver ragione. Lo avrei mandato a quel paese, ma i miei compagni mi chiedono abbozzare per l’urgente bisogno di posare gli zaini, farsi la doccia e riposarsi. Acconsento a malincuore.

La 17ª tappa ci conduce nella città di Ribadesella, altra località turistica con case stile “indians”, stile adottato da coloro che tornavano in patria dopo essersi arricchiti nelle Americhe.

Anche stamani sole…..a catinelle. Percorriamo lunghi sentieri intersecando la ferrovia o seguendola, attraversiamo paesi deserti eccetto Nueva, vitalizzata da un mercato nel centro del paese. Al bar una signora Italo-spagnola di Modena ci dice che, in Spagna da tanti anni, il marito spagnolo conferma, non ha mai visto un tempo così piovoso. Nei chilometri successivi ammiriamo, prima di Nembro, una chiesa incastonata in un colle sopra un rio. Arriviamo a Ribadesella, cittadina turistica dove, per addolcire una tappa “bagnata”, entro in una pasteleria (pasticceria) e mi sbafo una pasta alla crema e una sfoglia a forma di palma, usuale anche da noi, qui però abitualmente con glassa o al cioccolato. La nostra destinazione è, oltre il paese, il camping dove alloggiamo in un tendone da 24 posti. Anche se siamo noi 4 e un altro camminatore. Siamo a oltre 430 km percorsi.

18ª tappa che ci porta in una penisola dove è sito il paesino di La Isla

Ci alziamo tardi perché piove insistentemente, comunque la tappa è breve; dopo tappe più impegnative è bene non esagerare. Siamo in mezzo alle Asturie, i veri spagnoli secondo loro e i cantabrici perché, da questi territori nell’8° sec. D.C., partì la “Reconquista” della penisola iberica occupata per buona parte dagli arabi. A Sant Esteban de Leces ammiriamo dei murales disegnati sui muri di due case da un pittore che, è probabile, si è raffigurato dietro un vaso in una finestra disegnata. Troviamo la tedesca di Lipsia Sabine che ci accompagnerà per qualche giorno. Salvo sporadiche escursioni su carretere senza traffico, siamo su sentieri immersi nel verde tipico di zone umide.

In breve raggiungiamo La Isla, piccolo e anonimo paese, dove alloggiamo all’albergue municipal. Non essendoci ristoranti prendiamo l’occorrente per mangiare al municipal che prevede l’uso cucina e, con Sabine e uno spagnolo di nome Ignazio, tipo particolare e gran bevitore di birra e vino, mangiamo linguine al pomodoro. Ignazio, dopo varie lattine di birra, si scola da solo una bottiglia di vino. Ultima annotazione. In queste ultime due tappe abbiamo visto degli horreos, contenitori di granaglie con piloni di sostegno. Pensavo tipici solo della Galizia, in realtà anche AsturianI ma qui molto più grandi, quadrati non rettangolari e di legno, mentre i galiziani sono in pietra.

La 19ª tappa, siamo al 10/06, ci porta a Villaviciosa, famosa per le sue sidrerie

Partiamo di buona mattina sotto un timido sole e con i Picos de Europa con cappello di nuvole sulla sommità. Con questa tappa siamo a metà delle tappe ma non ancora a metà percorso. Giornata sempre varia, ma simile ad altre, sia per i tipi di strade o sentieri, sia per il paesaggio sempre di un verde intenso, ma di varie tonalità. Da ricordare, a Priesca, il tempo preromanico del Xº sec. dedicato a San Salvador. Purtroppo la chiesa è in restauro e non visitabile. Poco prima di arrivare a destinazione, da un colle vediamo, verso nord, la costa atlantica con l’estuario del fiume che attraversa Villaviciosa.

Entrati in città vediamo, non ammiriamo, vista la sua non eccelsa qualità, la composizione metallica dedicata alle mele, componente fondamentale del sidro. Da notare nelle sidrerie un cilindro metallico con una parte sbassata per inserire la mano che contiene un bicchiere tenuto in obliquo. L’altra mano, col braccio in verticale, versa dall’alto il sidro da una bottiglia. Questo per evitare schizzi di liquido sull’avventore e poter ossigenare la bevanda che entra, schiumosa, nel bicchiere.

20ª tappa, di oltre 30 km, fino a Gijón, la più popolosa città asturiana

La tappa è importante perché obbliga, dopo qualche km dalla partenza a scegliere, ad un bivio ben segnalato, l’alternativa. Andare a sinistra verso Oviedo e percorrere “il camino Primitivo”, storicamente il primo fatto dopo il ritrovamento della tomba di Santiago fatto da San Pelagio. Oppure continuare per il “camino de Norte”, sviluppatosi in seguito all’impossibilità di raggiungere Santiago per la presenza, più a sud, dei conquistatori arabi. Al nono km inizia una delle più dure salite dell’intero cammino, fino all’Alto de la Cruz, con più di 400 metri di dislivello in due km e mezzo. Dopo la relativa discesa, che ci conduce in una verde vallata con clima più temperato, a Peon risaliamo decisamente con una salita dura ma meno della precedente.

Arrivati all’hostal, in camera con vista mare e spiaggia, notiamo che la sera la vista è solo mare perché l’alta marea ha letteralmente inghiottito la spiaggia. Per cena scegliamo di andare, consigliati dall’hospitalera dell’hostal, a “El Lavaderu”, una sidreria con un menù fisso a 20 euro ma da stomaci forti. 1º affettati e formaggi, 2° fabada Asturiana, 3° costatine con patate, 4° dolce a scelta. Anche qui i soliti cilindri metallici antischizzi e barman che versa il sidro da altezze siderali.

21ª tappa che porta il nostro quartetto ad Avilés

Dopo pioggia notturna e qualche residuo appena partiti, il tempo progressivamente migliora regalandoci sprazzi di sole. Questa tappa ci mostra due mondi diversi. Dopo pochi km su un viale, entriamo nella zona industriale periferica con il grosso impianto carbonifero della famigerata Arcelor-Mittal. Superata la quale, con forte pendenza si scavalla il colle ed entriamo in un bosco di eucalipti. Quindi scendiamo in una verdissima vallata coltivata ampiamente, ma anche con allevamenti bradi. Rientriamo in un’area industriale di produzione di energia con molti impianti dismessi.

Fortunatamente in Spagna il massiccio dispiegarsi di impianti eolici ha permesso di chiudere in buona parte attività energetiche a consumo fossile. Superata la ferrovia con un mega sovrappasso, arriviamo al più che decente albergue municipal. La cittadina ha un centro storico con qualche chiesa interessante e qualche bella casa signorile. Dopo molto cercare trovo l’unico negozio che vende magneti e ne compro uno per arricchire la mia collezione.

22ª tappa, Aviles-Muros de Nalòn

Per me la tappa più anonima del cammino. I primi km sono su strade come sempre poco trafficate ma senza marciapiede, salvo nei paesi come Pedra Blancos o Soto del Barco dove, come abitudine spagnola, i bar aprono, con eccezioni, alle 9.00 circa. Il percorso è su saliscendi impegnativi e, in una salita, incontriamo Sabine. In cima ad una collina vediamo l’imponente “ria de Nalon” con le sue arrotondate anse, che attraversiamo tramite un lungo ponte. Risaliamo e, poco prima di Muros de Nalon, vediamo in basso il turistico porto di San Esteban. Arriviamo all’albergue all’ora del check-in ma la proprietaria arriva tardi e ci fa aspettare fuori perché deve, dice, posare la bici. Dopo 10 minuti si degna di fare entrare i sudati ospiti. Fra l’altro le chiediamo coperte e, unico caso del cammino, ce le fa pagare 1€.

Oggi è giovedì ma, per festa patronale, in paese tutto è chiuso salvo una panaderia che, buffo a dirsi, non ha pane, solo empanada, una tipica torta salata a mò di calzone con dentro patate, uova, formaggio, prosciutto cotto e altre diavolerie. C’è n’è di più e meno buone, questa è un mattone ma ci dobbiamo accontentare. Anche il tortino “arroz y leche”, riso e latte, è utilizzabile in edilizia. Parlando di cibo colgo l’occasione, panificando in casa con lievito madre, di valutare la qualità dei pani finora mangiati. Le baguette basche, simili alle francesi sono accettabili. Per il resto troviamo molto pane decongelato e, scusate l’arroganza italica, la panificazione non è mestiere degli spagnoli. Anche la varietà del pane è limitata ed è rarissimo trovare pane integrale. Agognò una schiacciata con rosmarino o il mio pane di semolato di grano duro.

23ª tappa che ci porta a Santa Marina

Con l’hostal prima di Muros, appena partiti entriamo in paese e, nella piazza della festa, dobbiamo fare attenzione a tutti i rifiuti lasciati per terra dagli evidentemente alticci paesani, fra cui vetri rotti, buste, lattine e vario altro. Durante i soliti saliscendi incontriamo Sarein, un’informatica canadese francofona da noi già conosciuta nei giorni precedenti e ci fermiamo con lei ad un bar di Soto de Luiña. Qui Eugenio saluta tre avventori che incontreremo nei giorni seguenti fino a Santiago. Sono Luca, di Città di Castello, Leonora, educatrice di Torino e Lucia inglese. In questo paese da evidenziare la Iglesia di Santa Maria con annesso il vecchio hospitale de peregrinos.

Ritroviamo il gruppo di due americani e un canadese e continuiamo con loro la tappa. In itinere ritroviamo il bresciano Livio e continuiamo tutti insieme. Siamo alloggiati alla pensione Prada di Santa Marina, 3 case 3 lungo la strada, in una dependance. In realtà si merita un ottimo voto e posto da ricordare perché abbiamo due camere con bagno solo per noi e il bar ristorante Gayo, del proprietario della pensione, fornisce cena e colazione, altrimenti nessuno si fermerebbe non essendoci negozi. Tutto di qualità accettabile e il prezzo totale di vitto e alloggio è di ben…27€.

24ª tappa di 26 km per arrivare nella turistica cittadina di Luarca

Facciamo un pezzo di strada con gli americani e canadesi, che, in seguito, lasciamo. Incontriamo Juvenes di Valencia, anche lui conosciuto i giorni precedenti. Stamani è privo di zaino che ha spedito a Luarca per dolori al fianco. Sono frequenti i problemi antalgici dei camminatori per zaini troppo pesi o posizionati male, posture non corrette, dolori o vesciche al piede, e così via. C’è quindi un efficiente servizio postale che preleva gli zaini e li porta in mattinata a destinazione. Ok.. Passiamo da Cadavedo, superiamo anche oggi notevoli dislivelli o lungo le solite strade interne o in mezzo ai boschi. Ad un certo punto troviamo un cippo che indica 223 km a Santiago.

Arriviamo a Luarca dall’alto e ammiriamo il suo centro e la zona portuale. Da ricordare nell’albergue il gestore che pesa gli indumenti per inserirli in lavatrice e con peso massimo di 4 kg. Facendo pagare un fisso più 1€ ogni kg ci obbliga a fare, essendo in 4, due lavatrici con relativa maggiore spesa. Cosa non si fa per raccattare qualche euro in più!

25ª tappa che ci porta a La Caridad dopo più di 30 Km

Partiamo alle 6.00, ancora al buio. Usciamo e vediamo giovani appena usciti dalla discoteca: per noi la mattinata inizia, per loro finisce. Saliamo subito su un colle dominato da una bella chiesa illuminata e diamo un’ultima occhiata a Luarca. Ci supera un ragazzo della Cekia che preparava ieri sera all’albergue vari sfilatini per affrontare oggi circa 40 km. Era a 2500 km di cammino dalla partenza in Germania: beata gioventù!!!! Passiamo Villapedra e poi Navia, attraversata dall’omonimo fiume che, come in altre cittadine vicino alla costa, sfocia poco oltre nell’Atlantico. Arriviamo a La Caridad in un grazioso albergue gestito da un giovane poliglotta. Nello stesso albergue c’è Silvio di Torino che alloggerà nei nostri stessi posti anche in seguito. Ha venduto l’allevamento di mucche con relative strutture, tenendo solo coltivazioni di mais, per poter vivere più in libertà. Spesa al negozio e cena in albergue che ha uso cucina.

26ª tappa, ultima nelle Asturie, per entrare in Galizia a Ribadeo

Prima della partenza piove, mettiamo il copri zaino, indossiamo il poncho, usciamo e, miracolo, smette di piovere. Via verso Ribadeo, la Galizia,ultima regione del cammino. Cambia il tempo e si avvicendano i colori nel cielo. Oggi scegliamo una variante costiera che allunga la tappa ma paesaggisticamente più gradevole, specialmente se il sole si degna di accompagnarci. Incontriamo Irina, irlandese che lavora a Washington D.C. in una società energetica che ci accompagna fino a Ribadeo. Nel percorso vediamo horreos di tipo galiziano, mancano pochi km alla Galizia, che come già detto sono molto più piccoli degli asturiani e sono in pietra, non di legno. Ci fermiamo con Marco e Irina in un bar che, su un piccolo colle, sovrasta una bella spiaggia. Le pennellate di colore che il sole imprime sulla spiaggia e l’oceano sono di una luminosità terapeutica.

Ci rimettiamo in marcia e arriviamo al lungo ponte che ci fa entrare in Galizia. Nell’altra sponda è adagiata Ribadeo, prima città galiziana e ultima vicino alla costa prima di virare verso l’interno a sud-ovest, verso Santiago. Per ora siamo a più di 640 km percorsi. Affrontiamo da domani l’ultima parte del viaggio verso la costa atlantica a ovest della penisola iberica e lasciamo le tre regioni della costa nord.

Le voglio salutare con alcune strofe della poesia “il canto della strada aperta” di un grande poeta e camminatore americano, Walt Whitman: “A piedi e col cuore leggero, prendo la strada aperta. In piena salute, libero, il mondo davanti a me. Il lungo sentiero bruno davanti a me, diretto dove mi pare. D’ora in poi, non chiedo più buona sorte, sono io la buona sorte. D’ora in poi non mi lamento più, non rimando più nulla, nulla mi serve. Basta con i rimpianti al chiuso, le biblioteche, le critiche querule, forte e contento viaggio sulla strada…”.

... continua…

Redazione

Articoli correlati