Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare… Perché affonda e chi l’aiuta ad affondare

La prima parte del titolo di questo articolo si ispira all’omonimo brano scritto dal “Vate di Pavana Pistoiese” Francesco Guccini dedicato alla perla di Venezia, da sempre indissolubilmente appoggiata al mare. Un articolo di un esperto climatologo italiano come Vincenzo Ferrara, per anni Dirigente ENEA, che ci fornisce una chiave di lettura, anche retrospettiva, relativa ai fenomeni di acqua alta che in questi giorni hanno messo a dura prova l’immenso patrimonio di questa città così unica. Un grazie sentito dal profondo del cuore da parte mia e dalla Redazione intera di Ecquologia a Vincenzo, anche per l’umiltà ed umanità che lo contraddistingue. (Sauro Secci – Coordinatore Redazione Ecquologia).

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L’innalzamento relativo del livello medio del mare sta avvenendo a ritmi impressionanti nella laguna Veneta. Dal 1872 ad oggi l’innalzamento del livello del mare è stato prossimo ai 40 cm.

L’acqua alta a Venezia, dipende, come noto dalla marea astronomica, dai fenomeni di sessa, e dal vento, o meglio dalla pressione esercitata dal vento (in particolare dallo scirocco) sul mare Adriatico a partire dal Canale d’Otranto. L’acqua alta viene misurata rispetto allo zero mareografico di Punta della Salute nel bacino di S. Marco (ZMPS).

Ma, il livello medio del mare non è una costante: dipende da un intreccio di vari fattori non solo in funzione dalle intrinseche caratteristiche fisico-chimiche e termoaline delle acque marine, ma anche in funzione di altre cause, tra cui quelle di origine climatica, quelle di origine geologica e quelle di origine astronomica (inclusa la rotazione terrestre).

Nell’ultimo secolo il livello del mare è cresciuto, a livello globale, ad un ritmo accelerato passando dai circa 1,8 mm per anno della prima metà del XX secolo, agli attuali 3,3 millimetri per anno. Questo tasso di aumento, che è in fase di accelerazione, è causato principalmente da due fattori:

  1. dalla dilatazione termica degli oceani per effetto della componente termoalina (il riscaldamento degli oceani, in particolare, interessa ormai i primi 700 metri di profondità)
  2. dall’aumento del volume degli oceani per effetto dell’incremento della componente eustatica legata alla fusione dei ghiacci artici e antartici (escluso il ghiaccio marino) e dei ghiacciai delle medie latitudini, pur in costanza della componente isostatica.

Per Venezia, inoltre, c’è anche una componente di subsidenza del suolo che solo in parte è naturale, ma che deriva soprattutto dalle intense attività antropiche di estrazione di acqua e di combustibili fossili (metano) nella valle Padana e nell’alto Adriatico, operata alla metà del XX secolo (soprattutto attorno agli anni ’50 – ’60).

A Venezia, infatti, il tasso medio di aumento relativo del livello del mare dal 1872 (anno di inizio delle misure sistematiche del mareografo di Punta della Salute) è stato sempre superiore a quello medio globale. Dall’inizio delle misure e per gran parte del XX secolo (fino al 1970 circa) il livello medio del mare nella laguna veneta è cresciuto mediamente di circa 3 millimetri per anno. Poi, dopo una pausa di quasi stazionarietà durata un ventennio, il livello del mare a Venezia ha ripreso a salire ma ad un ritmo davvero incredibile che si aggira, negli ultimi decenni, attorno ai 5 millimetri per anno (vedasi figura allegata).

L’aumento della frequenza delle “acque alte” oltre i 110 cm (marea molto sostenuta) ne è una chiara dimostrazione (vedasi figura del post precedente). Le maree eccezionali (definite come quelle che superano i 140 cm) sono state in tutto 17 da quando vengono effettuate le misure nella laguna veneta. E sono avvenute, precisamente, negli anni: 1936, 1951,1960, 1966,1968, 1979, 1986. 1992, 2000, 2002, 2008, 2009, 2010, 2012, 2013, 2019, 2019.

Come si può notare, fino al 1940 c’è stato solo un caso di acqua alta eccezionale (marea superiore ai 140 cm). Nei successivi 40 anni (1940-1980) si sono verificati 5 casi. Infine negli ultimi 40 anni (dal 1980 ad oggi) ci sono stati ben 11 casi.

In termini di tempi di ritorno (secondo la statistica degli eventi estremi), siamo passati da un evento eccezionale ogni 50-70 anni dell’inizio del XX secolo, ad 1 evento eccezionale ogni 8 anni nella seconda metà del XX secolo, fino ad arrivare in questi ultimi decenni ad 1 evento eccezionale ogni 3,5 anni. In pratica, i tempi di ritorno si sono ridotti di un fattore 20 (sottolineo: un fattore 20) in poco più di un secolo. Un fatto questo davvero sbalorditivo!

Ormai, l’eccezionalità, che ora è la nuova normalità, non è più tale come la si intendeva nel passato. Si sta aprendo, infatti, una prospettiva per la quale è necessario parlare più correttamente di eventi tendenti all’emergenza catastrofica, piuttosto che di eventi eccezionali. Insomma, non nascondiamo la testa sotto la sabbia: siamo senza dubbio in piena emergenza climatica.

Vogliamo chiudere questo bellissimo articolo di Vincenzo Ferrara con il brano che ha ispirato il titolo di questo articolo, “Venezia” di Francesco Guccini dall’album del 1981 Metropolis.

Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l’ acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c’è solo il vagito di un bimbo che è nato, c’è solo la sirena di Mestre…

Vincenzo Ferrara
Climatologo, già Dirigente ENEA 

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