Rischi ambientali in Italia: ecco la radiografia di ISPRA nell’Annuario 2016

L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato nei giorni a Roma, scorsi l’Annuario 2016 dei dati ambientali, riferito ai dati relativi al 2015.

Si tratta di una accurata fotografia in cifre dello stato dell’ambiente in Italia. Il report fornisce dati e approfondimenti articolati in ben 21 capitoli, con tra gli altri, biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, suolo, rifiuti, agenti fisici e chimici, pericolosità naturale, pollini e certificazioni ambientali. Nell’articolato scenario dei singoli ambiti di valutazione, sono stati estrapolati alcune delle tendenze più  importanti, relativamente a comparti quotidianamente nella attualità del nostro paese.

  • Rischio sismico: A differenza del 2016, anno caratterizzato da violenti eventi sismici nel centro Italia, nel 2015 non si sono verificati fortunatamente eventi in grado di produrre danni. Nel 2015 i terremoti rilevati sono stati 1.963, di cui solo due di magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 km). Le zone ad alta vulnerabilità sismica del nostro paese, per la presenza di faglie in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di essa, sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli-Venezia Giulia. Evidenza nel rapporto anche per il rischio al patrimonio culturale, dal momento che i beni situati in comuni classificati in zona sismica 1 e quindi suscettibili di terremoti di alta intensità, sono 10.297, pari al 5,4% del nostro intero patrimonio artistico, con il 28% dei Siti Unesco italiani, situato in zone ad alta sismicità e solo il 16% in zone a bassa sismicità.
  • Vulcani: Il rischio vulcanico è un altro tra quelli più significativi per il nostro patrimonio, dal momento che sono 3.064 (l’1,6% del totale), i beni situati in aree sensibili. Nel corso del 2015, solo l’Etna è stato interessato da tre momenti ad elevata criticità. facendo una comparazione con la situazione europea, l’Italia è tra i paesi più minacciati dagli eventi di origine naturale, dal punto di vista della sismicità e della presenza di faglie capaci, , seconda solo alla Grecia. Fenomeni come eventi sismici, fagliazione superficiale, eruzioni vulcaniche, dissesto idrogeologico sono continuamente sotto la lente di ingrandimento degli esperti in Italia, come territorio densamente popolato e industrializzato e conseguenze rilevanti per i cittadini e per l’economia nazionale al loro verificarsi.
  • Frane e dissesto: Nel 2015 sono state 12 le vittime di eventi franosi, con ben 271 episodi di danni prevalentemente a rete stradale e ferroviaria. Le stime tracciate nell’annuario, parlano di 503.282 abitanti residenti in aree a pericolosità di frana molto elevata, 744.397 in aree a pericolosità elevata, 1.587.177 in aree a pericolosità media, 2.132.393 in aree a pericolosità moderata e 680.197 in aree di attenzione. Un dato eloquente che rende bene l’idea della vulnerabilità del nostro paese è che delle 900.000 frane censite in Europa, oltre 600.000 hanno interessato proprio il territorio italiano.
  • Consumo di suolo: Il consumo di suolo non accenna a diminuire: coperti oltre 21000 km2 di territorio. L’Italia è al primo posto in Europa per perdita di suolo dovuta ad erosione idrica, con valori superiori a 8 tonnellate/ettaro per anno, contro la media europea di 2,5.
  • Acque sotterranee: si tratta di un fronte da cui arrivano note positive, dal momento che a novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59% ricade in classe “buono” sia dal punto di vista chimico che quantitativo.
  • Acque superficiali: relativamente alle acque superficiali, costituite da 7.494 corpi idrici fluviali e 347 corpi idrici lacustri, il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75% per lo stato chimico; per i laghi invece, l’obiettivo qualitativo è raggiunto dal 21% dei corpi per lo stato ecologico e dal 47% per lo stato chimico.
  • Mari e spiagge: note incoraggianti da questo fronte dal punto di vista qualitativo delle acque costiere di balneazione italiane, che rappresentano il 33% del totale di quelle monitorate in Europa, che risultano per il 90% di qualità eccellente e il 4,8% di qualità buona.
  • Specie invasive: gli ambienti marini sono, tuttavia, vittime, come gli ambienti terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive, complici i cambiamenti climatici e la globalizzazione: recentemente è stata rilevata la presenza, nel bacino mediterraneo, di specie anche di natura algale come l’Ostreopsis cf. Ovata, riscontrata nel 2015 in 10 regioni costiere e sempre assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste abruzzesi, emiliano romagnole e venete.
  • Clima caldo: si tratta di una delle note più dolenti dell’annuario, quella legata alla temperatura media con l’incremento registrato negli ultimi 30 anni nel nostro Paese, che è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961. L’anomalia della temperatura media (+1,58 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+1,23°C) e rappresenta il ventiquattresimo valore annuale positivo consecutivo.
  • Rumore:  Iil nostro paese vede ben il 64,3% della popolazione esposta a livelli di rumore da traffico statale superiori a 50 dB(A) nel periodo notturno; ponendosi così al di sopra dei livelli previsti alla soglia Lnight di raccomandazione dell’OMS a tutela della salute pubblica.
  • Link “Annuario dei Dati Ambientali Ispra 2016” (sito ISPRA) scaricabile gratuitamente

Sauro Secci

Articoli correlati