BES 2023 ITALIA

Rapporto Bes: il benessere equo e sostenibile in Italia

L’Istat presenta la decima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).

La qualità dell’ambiente in Italia migliora pur se con discontinuità, soprattutto dopo il lockdown del 2020. La sospensione di molte attività ha infatti costretto a ridurre l’impatto sull’ambiente degli italiani, con l’impatto che è poi riportato a crescere con la normalizzazione.

Saltando gli anni delle limitazioni imposte, nel raffronto con il 2019 migliorano la qualità dell’aria e dell’ambiente e vengono ridotti i rifiuti in discarica. Con un miglioramento generale, seppure insufficiente, dell’impatto ambientale degli italiani. A scrivere tutto ciò è l’Istat, istituto nazionale di statistica, nella decima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Ovviamente nel 2021, rispetto al 2020, con la ripresa delle attività dopo il confinamento, si osserva un aumento degli indicatori di pressione sull’ambiente strettamente connessi al ciclo economico. Come le emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti e i rifiuti urbani prodotti.

Si tratta di una analisi sul benessere che confronta una serie di elementi come salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi.

Ben 12 capitoli nei quali si leggono gli andamenti più recenti degli indicatori e il confronto con il periodo precedente la pandemia. Sono oltre la metà dei 152 indicatori Bes ad essere stati aggiornati al 2022 con dati definitivi.

Il Rapporto presenta anche un capitolo iniziale di sintesi, incentrato in questa edizione sull’analisi dell’evoluzione recente del benessere. Con particolare riferimento agli squilibri territoriali e alle differenze di genere e per classi di età.
 
Nonostante la persistenza di livelli critici, quasi tutti gli indicatori che nel lungo periodo, prima del lockdown, presentavano un andamento di miglioramento, tendono a mantenerlo anche durante il periodo pandemico. Con particolare riferimento alla qualità dell’aria, alle emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, alla disponibilità di verde urbano, al conferimento in discarica di rifiuti urbani e di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

I dati più freschi disponibili si riferiscono per molti indicatori al 2021, ad eccezione degli indicatori sui fenomeni meteoclimatici e sulla percezione soggettiva (soddisfazione per la situazione ambientale, preoccupazione per i cambiamenti climatici e per la perdita di biodiversità), aggiornati al 2022.
 
A cambiare sono anche le paure delle persone e, dopo la pandemia, in ambito ambientale la paura dello smog è stata sostituita della paura dei cambiamenti climatici. La preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici è salita nel 2022, dopo il declinare del periodo pandemico in cui si è registrata una minore sensibilità verso i temi ambientali, che è stata poi parzialmente recuperata nel 2022. L’indicatore per la soddisfazione per la situazione ambientale evidenzia, invece, un andamento altalenante nel tempo, con nel 2022, il tornare ai livelli registrati nel 2010.
 
Le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) saranno utili per accelerare il percorso dell’economia e della società italiana verso la transizione ecologica oltre che rafforzare la resilienza dei sistemi produttivi ai cambiamenti, in particolare quelli causati dalle variazioni del clima. Nell’ambito delle sei aree tematiche d’intervento del PNRR, il settore più focalizzato a tali obiettivi è, in primo luogo, “La rivoluzione verde e transizione ecologica (Missione 2)”, seguita dalla “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (Missione 1)” e dalle “Infrastrutture per una mobilità sostenibile (Missione 3)”. Il raggiungimento degli obiettivi proposti dal Piano Nazionale potrà costituire lo stimolo per sostenere lo sviluppo del Paese, soprattutto nell’ottica di sostenibilità ambientale.
 
La tendenza alla diminuzione delle emissioni di CO2 continua, nonostante nel 2021 siano risalite le emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti prodotti dalle attività antropiche, raggiungendo il valore di 7 tonnellate di CO2 equivalente per abitante, recuperando, in parte, la riduzione registrata nel 2020 soprattutto per effetto della diminuzione delle attività nel periodo del lockdown. Si consolida comunque il trend complessivo di riduzione delle emissioni iniziato nel 2008, anno in cui le tonnellate pro capite emesse erano 9,8.

Il contributo delle emissioni generate dalle famiglie nel 2021, dovuto principalmente al consumo di combustibili per trasporto privato e usi domestici, è di 1,8 tonnellate di CO2 equivalente per abitante, a rappresentare circa il 25% delle emissioni complessive.
 
Nell’ambito della depurazione delle acque, l’assenza del servizio pubblico di depurazione coinvolge 296 comuni e 1,3 milioni di residenti, un dato in calo rispetto al 2018 (-13% di comuni, -19% di residenti). Il 67,9% di questi comuni è collocato nel Mezzogiorno (soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania, coinvolgendo rispettivamente il 13,1%, 5,3% e 4,4% della popolazione regionale). Molti impianti in queste regioni sono inattivi perché sotto sequestro, in corso di ammodernamento o in costruzione. Si tratta di comuni di dimensioni demografiche medio-piccole e localizzati per il 74,3% in zone rurali o scarsamente popolate. Solo due comuni rientrano tra le zone densamente abitate e sono Torre del Greco, in provincia di Napoli (82.350 residenti), e Acireale, in provincia di Catania (50.902 residenti). Dei 296 comuni privi del servizio di depurazione 67 si trovano in zone costiere, prevalentemente in Sicilia (35), Calabria (15) e Campania (7), dove complessivamente risiedono circa 500.000 abitanti.
 
Continua a diminuire nel 2021 la percentuale di smaltimento in discarica dei rifiuti urbani, che ha un alto impatto ambientale e sulla salute umana, attestandosi al 19,0%. Dal 2004, primo anno di disponibilità dell’indicatore, questo fattore di pressione si è ridotto di due terzi (dal 59,8% al 19,0%) a un tasso medio annuo di -2,4 punti percentuali. Sia pur considerando il rallentamento di questo decremento negli ultimi cinque anni, che è stato pari in media a -1,3 punti percentuali l’anno, soddisfare l’obiettivo Ue per l’Italia appare obiettivo assolutamente realizzabile.
 
Lo studio integrale 
Il capitolo dedicato all’ambiente 

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Redazione

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