Ponte sullo Stretto: ecco perché non si può fare

La costruzione del ponte sullo Stretto di Messina continua a suscitare polemiche e incertezze. Il comune di Villa San Giovanni (RC) ha chiesto la sospensione degli espropri, evidenziando le problematiche legate alla realizzazione dell’opera su una faglia attiva.

Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina è da tempo al centro di un acceso dibattito. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, insiste sulla volontà di avviare i cantieri entro l’estate 2024, ma la realtà si scontra con queste previsioni ottimistiche. La società concessionaria, Stretto di Messina, ha infatti richiesto più tempo per rispondere ai rilievi del Ministero dell’Ambiente, rendendo difficile il rispetto del cronoprogramma stabilito.

Richiesta di sospensione degli espropri

Il consiglio comunale di Villa San Giovanni, guidato dalla sindaca Giusy Caminiti, ha deliberato il 27 maggio la richiesta di sospensione dell’iter espropriativo. Tale procedura, avviata con la pubblicazione dell’avviso lo scorso 3 aprile, riguarda 450 case di privati cittadini. La richiesta mira a tutelare la comunità, permettendo ai cittadini di presentare osservazioni solo dopo aver avuto un quadro completo della situazione.

«Senza un piano di cantierizzazione dettagliato, è impossibile effettuare una corretta valutazione degli impatti sul territorio e garantire la sicurezza», si legge nel verbale della commissione Territorio di Villa San Giovanni del 25 maggio. La richiesta include anche la possibilità di realizzare residenzialità alternative per i cittadini espropriati.

Preoccupazioni sismiche e nuovi studi

Recenti studi commissionati dal comune di Villa San Giovanni rivelano che l’area interessata dal progetto è attraversata da faglie attive, aumentando il rischio sismico. L’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha dichiarato che il posizionamento del ponte è stato studiato per evitare le faglie attive conosciute e monitorate, ma le preoccupazioni della comunità persistono.

Il Problema della Non Edificabilità

Il problema principale che impedisce la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina riguarda la non edificabilità del versante calabrese del ponte. Questa zona, caratterizzata da una particolare fragilità geologica, è stata dichiarata non edificabile dall’Ispra nel 2015, durante uno studio approfondito sulle faglie attive in Italia.

Questo studio, condotto con rigore scientifico e precisione, ha portato alla luce la presenza di faglie attive nella zona, rendendo impossibile qualsiasi progetto di costruzione. La decisione dell’Ispra non è stata presa alla leggera, ma è il risultato di un’attenta valutazione dei rischi associati alla costruzione in una zona sismicamente attiva.

Secondo uno studio indipendente dell’ingegnere Paolo Nuvolone, presentato in consiglio comunale a Villa San Giovanni, i punti di ancoraggio, il pilone, il pontile e gli svincoli del ponte ricadono proprio in queste zone di non edificabilità. Questa scoperta ha rafforzato ulteriormente l’argomento contro la costruzione del ponte.

Proteste e azioni legali

Le preoccupazioni per la sicurezza e l’impatto del progetto hanno portato a una serie di esposti presso le procure di Roma, Reggio Calabria e Messina. Un ulteriore esposto sarà presentato dal parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che contesta la sostenibilità tecnica del ponte e critica la negazione di documenti fondamentali.

Scontro politico

La tensione politica intorno al progetto è aumentata con la proposta di un emendamento leghista al ddl Sicurezza, che prevede pene severe per chi protesta contro la realizzazione di opere pubbliche. Bonelli e la deputata del M5S Anna Laura Orrico hanno criticato duramente l’emendamento, definendolo un attacco ai diritti costituzionali.

Il futuro del ponte sullo Stretto di Messina rimane incerto, tra ostacoli tecnici, preoccupazioni sismiche e crescenti opposizioni politiche e sociali. La “saga” del ponte sembra destinata a proseguire, con nuovi sviluppi e ulteriori studi necessari per definire il destino di questa controversa infrastruttura.

Per approfondire: “Il Ponte sullo Stretto non si può fare per legge: ci sono faglie attive”. Lo studio del comune di Villa San Giovanni – HuffPost Italia – Clicca qui per leggere l’articolo

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Redazione

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