La Galizia fino a Santiago: diario di viaggio

Continua il diario di viaggio di Alfredo Vellutini lungo il Camino del Norte de Santiago. Oggi scopriamo la Galizia. (Qui le puntate precedenti: Cammino del Nord di Santiago: da Irun a Pobena – La Cantabria tra Altamira e le acciugheAlla scoperta delle Asturie lungo il Cammino di Santiago).

Entriamo nell’ultima regione del cammino dopo 26 giorni che andiamo avanti, zaino in spalla, senza mai fermarsi se non nell’alloggio che giorno dopo giorno ci ospita. Prima di partire avevo il timore di aver programmato un percorso che risultasse troppo lungo per il fisico e la mente. Il tempo è passato velocemente e le forze, anche mentali, sono integre. Abbiamo programmato tappe equilibrate sia per la difficoltà che per la lunghezza e il fisico si è adattato perfettamente. Abbiamo visto panorami stupendi e conosciuto camminatori di varie parti del mondo, questi elementi mi permettono di ripetere le conseguenti considerazioni di Le Breton.

“Camminare, che appare anacronistico nel mondo contemporaneo che privilegia la velocità, l’utilità, il rendimento, l’efficienza, è un atto di resistenza che favorisce la lentezza, la disponibilità, la conversazione, il silenzio, la curiosità, l’amicizia, l’inutilità e molti altri valori risolutamente opposti rispetto alle sensibilità neoliberali che condizionano ormai le nostre vite”.

Per questo anche la mente non è stanca, anzi spazia in ogni direzione immaginaria o fisica tramite gli occhi sempre attenti ai panorami intorno a noi e … alle frecce del cammino. Già, il paesaggio: bello è bello, prati verdi, campi di polenta (mais), eucalipti giganteschi e pini da cellulosa. Tutte queste sfumature di verde mi ricordano le parole di Giulio Rapetti, altrimenti conosciuto come Mogol.

“Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
Sembra quasi un mare l’erba
E leggero il mio pensiero vola e va
Ho quasi paura che si perda……”

Come dicevo bello l’ambiente, dopo qualche giorno però ti accorgi che la tappa è simile a quella del giorno prima o quella antecedente. La Galizia si ripete giorno dopo giorno, la giornata diventa meno interessante per gli occhi, ma rimane nella memoria per tanti altri particolari, ancor più interessante diventa la conversazione con chi si è appena conosciuto o chi si è rivisto dopo qualche tappa. Ma parliamo delle tappe perché dobbiamo raggiungere Santiago.

La 27ª tappa da Ribadeo ci conduce a Lourenzá

Sono 27 km ma con rilevanti pendenze, quindi ci alziamo presto e usciamo. Fuori dall’albergue mi rendo conto che la nuvola fantozziana del camminatore esiste, mentre abbiamo fatto tre settimane col vento che dall’oceano portava nuvole verso la costa con l’interno del territorio con qualche squarcio di azzurro. Da oggi, che lasciamo la costa e ci addentriamo verso sud/ovest. Il sole fa capolino dal mare e, verso i monti, dove ci dirigiamo, il tempo è decisamente peggiore. Dopo pochi km Franco prova ad aiutare una pellegrina in bici ma, con la catena rotta, deve telefonare ad un’officina pertanto andiamo via.

Troviamo per la via un torinese già conosciuto e il trio anglo-italiano Luca, Leonora e Lucia. Arriviamo a Lourenzà all’albergue Savior, ben tenuto ma con prima colazione risicata. Ceniamo noi 4 con il bresciano Livio e il cuneense Silvio a “El Pipon” che, nonostante il buffo nome, ci offre una cena decente. Specialmente col piatto tipico galiziano, il caldo gallego, brodo con fagioli, cime di rapa e altre verdure e aggiunta di pezzi di maiale.

La 28ª tappa arriva ad Abadin dopo varie disavventure…

.. temporali, nel senso del tempo infame che ci ha inzuppati ben bene. Dopo 2 km Franco, non in perfetta forma per una forte contrattura alla spalla, decide di tornare indietro e arrivare a destinazione in bus. Io, Marco ed Eugenio continuiamo questa tappa che avrà, alla fine il record per la maggiore ascesa totale di 1045 metri. Con questo tempo ho capito perché i pagani si sono convertiti ad altre religioni. L’illuminazione scientifica che mi è balenata in testa (eureka, ho trovato), rivoluzionerà lo studio della storia delle religioni. In pratica, sotto il diluvio e sopra uno spesso strato di fango, ho capito che al tempo Giove, dopo aver mitragliato coi fulmini il povero Dio solare, Mitra, si è aggiunto l’appellativo di “Pluvio” e ha provocato il diluvio universale et altro ancora litigando spesso anche con Eolo.

A questo punto anche le Vestali più intransigenti sono diventate devote a San Pietro. Ad un certo punto del percorso il sentiero era un fiume di fango. Siamo, prima saliti su un muretto, poi scesi in un campo col filo elettrificato dove ho fatto uno scivolone, fortunatamente senza conseguenze. Lungo una strada asfaltata la guardia civil faceva rallentare le auto per avvertirle che per 20 metri di percorso l’acqua arrivava quasi nell’abitacolo. Da ricordare, a metà tappa, la cittadina di Mondonedo con la bella Cattedrale fornita di un bellissimo rosone al pari, per bellezza e stile, con quello di alcune cattedrali pugliesi.

Fortunatamente all’arrivo all’albergue Xabarin, il gestore, previdente, ci fornisce vari giornali quotidiani, che hanno la migliore carta per assorbire l’umido delle scarpe. Ricordate, vi venisse voglia di fare un cammino col tempo incerto, di portare nello zaino un quotidiano. Potete leggerlo, prima, e utilizzarlo come assorbente poi. A cena ritroviamo Irina e facciamo una tavolata con una decina di amici camminatori.

Per la 29ª tappa ci concediamo una giornata con chilometraggio più corto e minori pendenze

Dobbiamo arrivare a Vilalba in un alberghe dove abbiamo prenotato, quindi partiamo alle 7.30 in tutta tranquillità. Attraversiamo la campagna madida di acqua con eucalipti altissimi, saranno 50 metri circa di altezza. Ci fermiamo ad un bar e metto l’ultimo “sello” (timbro) alla prima credenziale, di 42 riquadri. All’albergue avvio la seconda credenziale. Vediamo in itinere un bel cimitero neogotico e notiamo i campi recintati tutti con lastroni di pietra qui molto comune. Ne vediamo una quantità infinita. L’albergue “a Pedreiras” è buono e fornisce lenzuola complete, non solo il sotto, e coperte. La sera andiamo in una pulperia e gustiamo il morbido pulpo gallego in letto di patate. Il ristorante ha un televisore dove vediamo un po’ di Italia-Spagna agli europei. Stendiamo un velo pietoso sulla nazionale.

La 30ª tappa, verso Pobra de Parga, ci fa raggiungere i 750 km

La giornata, incredibilmente soleggiata, ci fa immergere nella lussureggiante Galizia con le sue costruzioni in pietra e i suoi recinti di lastroni. Incontriamo nel percorso Mitch, sudafricano con la figlia Jessy. Viaggiano con un efficace carrello che porta la tavola di kit-surf utilizzata da Jessy, professionista di questo sport. Diventeranno presenza abituale per noi fino a Santiago e siamo rimasti in contatto anche dopo il cammino. Per il resto della giornata gli incontri si fanno con mucche, galline, una cicogna che non portava bambini e un vecchio con cappello sotto un ponte, bella opera di street art.

Arriviamo all’ostello di “Parga natura”, gestito da Isabel e marito. Offrono servizio completo, con cena e colazione, anche perché il paese è costituito da poche case con dei bar. La cena è buona così come la colazione, abbondante e di discreta qualità, con un pensierino ulteriore: un cestino da asporto per ciascun ospite con panino, dolce e bibita. Primo e unico ostello con questa gentilezza. A cena siamo sempre con Silvio e Livio, ovviamente noi 4, una olandese e una coppia di Costarica lei e Trinidad e Tobago lui. Da ricordare la giornata soleggiata che ci ha permesso di lavare i panni a mano e stenderli al sole.

31ª tappa: Pobra de Parga-Sobrado do Monxes

Il nome ci fa capire che siamo in un paese dove si sono insediati monaci cistercensi dal Xº secolo d.C. Il percorso è per la maggior parte su strade asfaltate dove sembra di essere nei tipici film distopici, dove la terra post-apocalisse è abitata da pochi sopravvissuti. Camminiamo per km su queste strade e passa un’auto ogni mezz’ora. Il bello è che, per la prima volta, non troviamo neanche un pellegrino. Ne troveremo diversi all’albergue del monastero che ci accoglie col simpatico monaco Lawrence, inglese. Il Monastero, con belle camerate per i viandanti, è maestoso e austero. Ha un chiostro semplice ma di grande impressione visiva così come la chiesa, completamente vuota ma di grande fascino.

A cena è divertente ascoltare le proprietarie del bar-ristorante, madre e figlia, e gli avventori del paese, perché la sonorità della lingua è tipica portoghese. Ricordo che La Galizia è stata in passato sotto i re portoghesi e col Portogallo mantiene, nel nome, il riferimento al gallo, meglio al popolo dei Galli o Celti, che si insediarono anticamente nella penisola iberica. Oggi il sole ci ha baciato la fronte per il secondo giorno consecutivo.

La 32ª tappa, la penultima prima di Santiago

Tre possibilità di percorso: arrivati a Boimorto si può scendere verso Arzúa e fare l’ultima tappa interamente nel Camino Frances, oppure prendere il percorso verso Goimil ed entrare nel Frances a Brea. Ma c’è una terza possibilità, andare più a ovest ed arrivare nel Frances poco prima di Lavacolla dove c’è l’aeroporto di Santiago. Noi, per fare un itinerario meno trafficato, abbiamo scelto l’ultima soluzione e abbiamo fatto tappa ad Orxal, un posto di passo con case sparse e un unico alloggiamento presso il B&B “Twin Pines” i cui proprietari, ovviamente, offrono cena e colazione non essendoci bar o ristoranti nelle vicinanze.

Durante la tappa ci fermiamo, pur di domenica, presso una tienda (negozio) alimentare dove vendono empanadas (fagottini di pasta ripieni di carne o tonno e verdure) così grandi che sembra non possano essere state cotte in un forno ordinario. Anche qui gli avventori della tienda parlano col negoziante in una lingua che sembra portoghese. Al B&B ritroviamo Mitch e Jessy e un ingegnere olandese che aveva bisogno di pinzette per estrarre uno spino dal piede. Gli presto le pinzette e, dopo averle usate, me le restituisce senza averle pulite. Mi è dispiaciuto dirgli che le pulisse ma, dopo averle utilizzate sul piede, mi dava fastidio riprenderle. Comunque le pulisce e le le disinfetta pure. Aveva capito. Buona la cena così come la colazione la mattina.

33ª tappa, ovvero l’arrivo a Santiago

Questa tappa è per Franco l’arrivo del cammino, Eugenio vuole fare il cammino verso Fisterra, mentre io e Marco, avevamo deciso già da tempo, vogliamo arrivare prima a Muxia, poi a Fisterra. Il quartetto dunque si scioglie con l’arrivo a Santiago. Dobbiamo fare più di 33 km pertanto partiamo alle 6.00, al buio. Attraversiamo boschi con eucalipti giganteschi e un campo di…..conchiglie, probabilmente devono essere triturate per uso alimentare animale. Dopo il decimo km intravediamo in lontananza una fila di camminatori: stiamo entrando nel Cammino Frances. Entriamo all’altezza di un cippo che annuncia l’imminente arrivo a Santiago e ci facciamo la foto di rito. Superiamo l’aeroporto e prima di Monte do Gozo ritroviamo il gruppo americano-canadese con Sarein.

A Monte do Gozo, dove c’è il grande alberghe municipale da 500 posti, in mezzo ad un grande parco, vediamo, mentre stiamo per qualche minuto distesi sull’erba, la città di Santiago. in basso, con la sua svettante Cattedrale. Ci alziamo, facciamo un largo giro per andare a vedere, in una zona periferica del parco, due statue dedicate ai camminatori, poi puntiamo decisamente verso la città. All’ingresso di essa salutiamo Eugenio che ha scelto un albergue periferico. Noi, rimasti in tre, puntiamo verso piazza dell’Obradoiro, sede della cattedrale, chiamata così per le numerose botteghe di artigiani che lavoravano alla costruzione della maestosa chiesa. Arriviamo vicino alla cattedrale che già sentiamo il suono del gaite, una specie di cornamusa iberica, strumento molto popolare in questo territorio. Arriviamo in piazza e, anche qui, foto di rito.

Per Franco, come per la maggior parte dei presenti in piazza, è la fine del cammino. Io e Marco, al contrario, seguiamo il pensiero sempre di Le Breton: “un camminatore non arriva mai, è sempre di passaggio”. Per noi oggi finisce una parte del cammino, domani ne inizia un’altra. Molto piacevole la serata al ristorante dove ritroviamo dopo settimane Michele e Fabrizio, gli immancabili Silvio e Livio, Jessy e il padre Mitch, e il trio di giovani Luca, Lucia e Leonora.

… continua…

Redazione

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