Il lungo viaggio della tartaruga marina Eleonora: dalla Toscana allo Ionio
Con il trasmettitore satellitare è possibile seguire gli spostamenti della tartaruga che è stata salvata per ben due volte dalle reti da pesca, in Toscana nel 2018 e poi nel gennaio 2021 in Campania. Dal giorno dell’ultimo rilascio in mare a Punta Campanella, in 39 giorni ha percorso 858 km ad una velocità media intorno ai 1.5 km/h. (Fonte: SNPAmbiente) (Foto copertina: SZN Turtle Point di Portici)
La tartaruga Caretta Eleonora continua il suo viaggio verso sud, ha passato lo stretto di Messina e sta nuotando nel Mar Ionio: queste le informazioni trasmesse dal tag satellitare che consente di seguire i suoi spostamenti dal giorno del rilascio il 19 febbraio a Punta Campanella in Campania. Dopo 39 giorni (fino a lunedì 29 marzo 2021) la tartaruga ha percorso 858 km ad una velocità media intorno ai 1.5 km/h e si trova adesso nelle acque del Mar Ionio.
Questa bella notizia ci viene data dal prof. Luschi, Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, che da molti anni è impegnato con il suo staff nell’attività di ricerca sulla telemetria satellitare per ricavare informazioni e dati particolarmente utili e precisi sui movimenti delle tartarughe marine che in questi anni sono state liberate in Toscana; fino ad oggi però nessuna tartaruga seguita da Università di Pisa aveva superato lo stretto di Messina.
La storia di Eleonora
La storia della tartaruga Eleonora è molto particolare ed inizia in Toscana nel dicembre 2018 quando rimane impigliata nelle reti da pesca e su segnalazione del pescatore viene attivata ARPAT e la Capitaneria di Porto per il recupero e l’ospedalizzazione presso il centro di recupero dell’Acquario di Livorno; dopo sei mesi, a giugno 2019, viene rimessa in mare al largo delle Secche della Meloria a Livorno e sul suo carapace, che al momento era lungo 54 cm, l’Università di Pisa applica un trasmettitore satellitare che consente di seguire i suoi movimenti. Una volta liberata i suoi spostamenti verso sud cominciano ad essere puntualmente tracciati. In 25 giorni, dall’11 giugno all’8 luglio 2019, data in cui il segnale GPS ha smesso di trasmettere la sua posizione nel golfo di Gaeta, la tartaruga aveva percorso 584 km ad una velocità media di 1.6 km/h.
A gennaio 2021 la tartaruga rimane di nuovo intrappolata in una rete a strascico, viene salvata dai pescatori, recuperata dalla Capitaneria di Porto e dallo staff dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella in Campania e curata al Turtle Point della Stazione Zoologica A. Dohrn a Portici. Eleonora, tartaruga ora di 60 centimetri di carapace e 30 chili di peso, viene di nuovo rimessa in mare, venerdì 19 febbraio 2021, a Punta Campanella sulla costiera amalfitana e dotata di un nuovo trasmettitore satellitare applicato dallo staff del Turtle Point di Portici, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.
Il monitoraggio della tartaruga
Il trasmettitore satellitare che ci consente di seguire Eleonora nei suoi spostamenti è collegato al sistema Argos, che costituisce la tecnica telemetrica più proficuamente utilizzata nel monitoraggio delle tartarughe perché, come precisano i ricercatori dell’Università di Pisa, “fornisce un’ampia gamma di informazioni sui loro movimenti che sta cambiando radicalmente la nostra visione del comportamento spaziale di questi animali. Inoltre, la telemetria è un valido strumento per raccogliere informazioni dirette sulle aree effettivamente frequentate dalle tartarughe marine per poter pianificare efficaci misure di conservazione in zone dove le attività di pesca e il traffico marittimo costituiscono le principali minacce per questi animali.”
Non è la prima volta che una tartaruga Caretta caretta ha varcato lo stretto di Messina, così ci racconta Sandra Hochscheid ricercatrice del Turtle Point della SZN di Portici “nel 1995 una delle prime tartarughe seguite dalla SZN con la telemetria satellitare attraversò lo stretto di Messina e negli anni successivi altre 6 tartarughe seguirono questo percorso mentre 1 tartaruga ha circumnavigato la Sicilia ed è ha passato per ben 2 volte lo stretto. La strada attraverso il canale di Sicilia è stata invece preferita da 8 tartarughe monitorate”.
Le reti regionali di recupero delle tartarughe marine
Un altro aspetto importante per la tutela di questi esemplari è rappresentato dall’esperienza e dal buon funzionamento delle reti regionali per il recupero delle tartarughe marine che, sia in Toscana che in Campania, riuniscono numerosi soggetti pubblici, privati ed associazioni che operano in modo coordinato per la tutela di questa specie.
In entrambe le regioni la tartaruga Eleonora ha avuto la fortuna incontrare pescatori che l’hanno salvata dalla rete in cui era rimasta intrappolata e che costituisce, insieme al traffico marittimo e all’ingestione di corpi estranei (soprattutto plastica) una delle minacce più rilevanti per questa specie.
I pescatori hanno subito attivato la catena dei soccorsi, in Toscana a dicembre 2018 attraverso la Capitaneria di Porto che ha prontamente coinvolto ARPAT e vari soggetti che operano a rete, nell’ambito di una procedura standardizzata di intervento, prevista dall’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (OTB) della Regione Toscana (L.R.30/2015, ex Osservatorio dei cetacei).
In Campania, il pescatore che aveva recuperato Eleonora dalla rete nel Golfo di Salerno, nei primi giorni di gennaio 2021, l’aveva segnalata allo staff dell’AMP Punta Campanella, che l’aveva affidata alle cure del centro Turtle Point della Stazione Zoologica A. Dohrn di Portici, unico centro di recupero e riabilitazione per le tartarughe marine recuperate vive in Campania.
In Campania infatti in caso di recupero di esemplari di tartarughe marine vive interviene il Turtle Point della SZN di Portici con il supporto di una rete di nodi di “pronto soccorso”(istituita con Delibera di Giunta Regionale n.166 del 31.03.2015), di cui fa parte l’AMP Punta Campanella presente sul territorio ed in contatto con i pescatori.
Nel caso in cui l’esemplare da recuperare sia invece già morto, uno specifico decreto regionale, affida alla Asl il coordinamento dell’intervento in collaborazione con la SZN, IZSM di Portici, Capitaneria di Porto.
Negli ultimi anni la regione Campania è diventata una vera e propria nursery per le Caretta caretta, con numeri sempre in crescita; nel 2020 si è registrato il record con ben 32 nidificazioni, soprattutto nella zona del Cilento e per il monitoraggio dei vari tratti di spiaggia campana durante la stagione riproduttiva estiva della specie diversi enti ed associazioni si sono riuniti con il coordinamento del SZN.
Dal 2013 anche in Toscana si sono registrate per la prima volta nidificazioni di tartaruga Caretta caretta e, seppur lontani dai numeri campani, negli anni le nidificazioni sono diventate sempre più numerose, 5 nel 2020 con un totale di 16 nidificazioni dal 2013 per lo più sulle coste toscane a sud della regione, in provincia di Grosseto e di Livorno. Nella maggior parte dei casi i nidi sono stati segnalati da cittadini, turisti o volontari delle associazioni che collaborano con la rete regionale dell’OTB e che si impegnano durante la stagione estiva per un monitoraggio giornaliero della spiaggia per individuare le tracce della nidificazione sulla sabbia o segnalare la schiusa delle uova.
Vai all’album ARPAT di Flickr che racconta la liberazione della tartaruga a Livorno nel giugno 2019.
Testo di Francesca Chiostri