Geotermia, così l’Italia potrebbe coprire il 10 per cento del fabbisogno

[LASTAMPA.it] Secondo le stime del Giga sarebbe possibile introducendo centrali di nuova generazione a basso impatto ambientale



L’Italia è un paese vulcanico, lo sappiamo, e allo stesso tempo ricchissimo di energia geotermica. Energia che, se utilizzata nel modo più corretto – adottando ad esempio le nuove tecnologie a basso o nullo impatto ambientale – potrebbe generare addirittura il 10% della produzione elettrica nazionale. Esattamente la stessa quota che avrebbe dovuto essere prodotta dalle 4 centrali nucleari progettate a suo tempo dal governo Berlusconi. A mancare – denuncia il GIGA (Gruppo informale per la geotermia e l’ambiente) – è la volontà politica di passare dalle vecchie tecniche di sfruttamento del calore del sottosuolo, inquinanti e impattanti, a quelle più innovative già disponibili, molto più compatibili con salute, ambiente e tutela del territorio. Ad esempio con centrali di piccola-media taglia a circuito chiuso, capaci di reimmettere i fluidi geotermici caldi nel ciclo.

“La nuova geotermia rappresenta un’importante possibilità di sviluppo economico per il paese e garantisce energia pulita perché consente di superare gli errori commessi nel passato”, spiega Fabio Roggiolani, vicepresidente di GIGA. “Non ha senso continuare a puntare su vecchie tecnologie che sull’Amiata, in Toscana, hanno portato alla nascita di una forte opposizione delle popolazioni motivata dalle esalazioni emesse dagli impianti. Oggi è possibile la totale reimmissione dei fluidi geotermici: un sistema completamente chiuso con impatto zero ed emissioni zero”.

Con i nuovi impianti, di taglia anche medio-piccola, si potrebbero realizzare centrali geotermiche anche in aree altamente urbanizzate, ad esempio nella fascia tirrenica centro-meridionale, dalla Toscana alla Campania, alla Sicilia, in modo diffuso sul territorio e collegate a reti di energia più ampie. Il contrario di quanto avviene oggi in Italia, dove si sono realizzati impianti grandi in poche aree, centrali che oltre a disperdere nell’atmosfera grandi quantità di calore e di gas serra diffondono anche sostanze pericolose, come arsenico, mercurio e idrogeno solforato. Tutto ciò non solo sollevando proteste e dissensi delle popolazioni costrette a convivere con questo impianti, ma anche riuscendo a generare quantità davvero modeste di energia elettrica: attualmente solo l’1,5% del fabbisogno elettrico nazionale è fornito dal geotermico. Ma potrebbe salire al 10%.

ROBERTO GIOVANNINI

Fonte : LaStampa.it

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