COP26 accordo finale. Il Pianeta è “compromesso”?

COP26, accordo finale. Sabato 13 novembre, un giorno più tardi del previsto, è terminata la Conferenza mondiale sul clima. Luci e tante ombre nel Patto di Glasgow.

Approvato e firmato il Patto per il clima di Glasgow, dopo ore di tensione e la pressione di India e Cina sulla decarbonizzazione. Nel testo finale, quella che doveva essere l’eliminazione di centrali a carbone e sussidi alle fonti fossili è diventata una riduzione. I Paesi meno sviluppati denunciano che non ci sono impegni per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno previsto dall’Accordo di Parigi.

Per la rete di Ecofuturo, troppi Bla, Bla, Bla. Questo il commento di Fabio Roggiolani: “40.000 in gita a Glasgow hanno prodotto un documento all’acqua di rose e inquinato come il Marocco in un anno. Ma la realtà delle Eco Innovazioni e delle Eco Idee sta cambiando il Pianeta anche oltre questi villeggianti del clima! Non ci fermeremo e non ci arrenderemo!”

Cop26, il presidente Sharma quasi in lacrime

Cop26 accordo finale – Sintesi del testo

Gli obiettivi concordati

I Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi (cioè tutti i quasi 200 Paesi del mondo) si impegnano a tenere il riscaldamento globale sotto 1 grado e mezzo dai livelli pre-industriali. Un passo avanti rispetto al target principale dei 2 gradi dell’Accordo di Parigi.

Si fissa l’obiettivo minimo di decarbonizzazione dei Paesi al 2030: un taglio del 45% delle emissioni di CO2 rispetto al 2010. E prevede poi di arrivare a zero emissioni nette intorno alla metà del secolo.

Lo scontro sul carbone

Gli Stati dovranno aggiornare gli impegni di decarbonizzazione (Ndc – Nationally Determined Contributions) entro il 2022. Le tre bozze iniziali del documento prevedevano un invito ai Paesi ad eliminare al più presto le centrali a carbone e i sussidi alle fonti fossili. Ma su questo punto, nella plenaria di sabato pomeriggio si sono impuntate Cina e India.

“Non è compito dell’Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche. I Paesi in via di sviluppo come l’India vogliono avere la loro equa quota di carbon budget e vogliono continuare il loro uso responsabile dei combustibili fossili”. Così il ministro dell’Ambiente indiano, Bhupender Yadav. Anche la Cina ha sostenuto la posizione indiana, e alla fine il presidente britannico della Cop26, Alok Sharma, ha dovuto cedere. Trattenendo le lacrime, annunciando l’intesa, ha detto: “Capisco la delusione, ma è vitale proteggere questo pacchetto”. Così, il phase out (eliminazione) di centrali a carbone e sussidi alle fonti fossili è diventato phase down (riduzione).

I passi avanti

Così il documento, anzi, il pacchetto di vari documenti, è passato. Ci sono anche tre previsioni dell’Accordo di Parigi che finora non erano state attuate: il mercato del carbonio all’articolo 6, il reporting format con cui gli stati devono riferire i loro progressi nella decarbonizzazione, e il Paris Rulebook con le regole per attuare l’Accordo di Parigi. Erano tre dossier molto spinosi, ma dopo lunghe trattative la Cop26 è riuscita a portarli a casa.

Ma ci sono anche altri punti più critici

I Paesi meno sviluppati denunciano che nel testo non ci sono impegni per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno previsto dall’Accordo di Parigi per aiutare a decarbonizzare e non ancora attuato.

E non si prevede neppure un fondo, richiesto a gran voce dagli Stati poveri, per ristorare i danni e le perdite dovute al cambiamento climatico. Tuttavia, quasi tutti alla fine hanno votato il documento. La rappresentante del Bhutan, a nome del gruppo dei Paesi meno sviluppati, dice che “il testo non è equilibrato. Ma ora non è il tempo di rinchiuderci nelle nostre differenze, ora è il tempo dell’unità”.

Le prossime tappe

Il documento finale dà l’avvio a tutta una serie di negoziati per migliorare l’azione climatica: riunioni ministeriali annuali, un negoziato sull’adattamento fino alla prossima Cop27 a Sharm el-Sheikh in Egitto, un nuovo obiettivo per la finanza climatica nel 2024 e un dialogo su di un futuro fondo per danni e perdite.

Le reazioni

Greenpeace e Wwf commentano l’accordo dicendo che è debole e manca di coraggio, ma va comunque nella giusta direzione. Greta Thunberg invece attacca: “Solo bla bla bla, il lavoro vero comincia fuori da quelle stanze. E non ci arrenderemo mai, mai”. Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il documento finale è “un compromesso. Riflette gli interessi, le condizioni, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo oggi. La collettiva volontà politica non è stata abbastanza per superare le profonde contraddizioni”.

Riguarda le 5 puntate de “La Cop26 a Km0!”, la trasmissione di Ecofuturo e TeleAmbiente che ci ha accompagnato negli ultimi giorni del summit

Redazione

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