Conto energia termico, il testo del decreto e come funzionerà

conto energia solare termico 2012 2013 Dopo un’attesa di oltre un anno, da ieri sera le rinnovabili termiche hanno finalmente un quadro normativo chiaro, anche se il decreto, approvato dai tre ministeri competenti, deve ancora passare per la Conferenza Unificata Stato-Regioni. Il testo del decreto sulle rinnovabili termiche – detto conto termico – è stato infatti pubblicato. Andiamo a vederne i contenuti fondamentali e le novità rispetto alla bozza che era stata diffusa a giugno (in allegato in calce all’articolo il decreto, una relazione introduttiva e una scheda con esempi).


Le tecnologie incentivate si dividono in due categorie. Per le rinnovabili termiche – solare termico, caldaie a biomassa, pompe di calore geotermiche e scalda acqua a pompa di calore –  il nuovo “conto energia termico” varrà sia per i privati che per le amministrazioni pubbliche, mentre per gli interventi di efficienza energetica – isolamento, serramenti e sostituzione degli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione – gli incentivi varranno solo per la Pubblica Amministrazione: per questi interventi, infatti, i privati potranno contare sulle detrazioni fiscali del 55%, che per ora sono prorogate solo fino al 30 giugno 2013 ma che è intenzione – almeno secondo le dichiarazioni del MiSE e del Ministero dell’Ambiente – di riformare e rendere stabili.

Per le energie rinnovabili termiche verranno incentivati impianti con potenza fino a 500 kW che dovranno avere determinati requisiti prestazionali. Fino a 35 kW l’incentivo verrà erogato su 2 anni, sopra quella taglia su 5 anni. Cambia, nella nuova versione, il sistema delle tabelle che avevamo visto nella bozza di giugno: non più classi di taglia (che avrebbero comportato distorsioni come quella che un impianto solare termico da 1 mq avrebbe preso la stessa somma di uno da 5 mq) ma un calcolo basato sulla quantità di energia che si stima l’impianto produrrà.

Per esempio, per pompe di calore, caldaie e stufe la somma erogata verrà calcolata con una formula che tiene conto di un incentivo a kWh prodotto diverso per taglia e tecnologia, della potenza della macchina, della zona climatica in cui viene installata e, per caldaie e stufe, anche delle prestazioni in termini di emissioni. Per il solare termico invece l’incentivo è per metro quadro installato: 170 euro/mq sotto ai 50 mq di superficie e 55 euro/mq per impianti oltre i 50 mq di superficie che salgono rispettivamente a 255 e 83 euro/mq nel caso di impianti che fanno anche solar cooling, cioè raffrescamento.

Per dare un’idea degli importi, un impianto solare termico da 4 mq – 3.600 euro di costo indicativo – avrebbe diritto a 1.360 euro di incentivo spalmato su 2 anni, una pompa di calore elettrica da 24 kWt di potenza, costo indicativo 6.500 euro, se installata in zona climatica D (per esempio a Roma) riceverebbe 2.772 euro di incentivo in due anni, una stufa a pellet da 22 kWt di potenza, costo indicativo 4mila euro, sempre in zona D prenderebbe 1.392 euro in due anni. Cifre insomma assai meno generose dell’attuale 55%, che hanno però il vantaggio di venire erogate in 2 anni contro i 10 delle detrazioni.

Da notare che le caldaie e le stufe a biomassa, anche quando scaldano serre, sono incentivate solo se vanno a sostituire impianti a biomassa, a carbone o a gasolio: resta così escluso chi, nelle zone non metanizzate del Paese, vorrebbe sostituire con il riscaldamento a biomasse l’impianto alimentato con il GPL, il gas del “bombolone”.

Gli incentivi, ricordiamo, non valgono per quegli impianti installati per coprire l’obbigo per gli edifici nuovi o ristrutturati. Solo la quota eccedente all’adempimento dell’obbligo sarà incentivabile: un conteggio che potrebbe essere difficile da fare.

Non c’è invece un conto energia vero e proprio per gli interventi di efficienza energetica: qui l’incentivo – che, ricordiamo, è riservato agli enti pubblici – è pari a una percentuale della spesa, fatti salvi massimali di spesa diversificati, a volte, secondo le zone climatiche. Per tutti gli interventi di efficientamento, come anche per gli scaldacqua a pompa di calore incentivabili anche per i privati, l’incentivo copre il 40% della spesa.

Secondo le stime del Governo, le misure del decreto porteranno a un risparmio di 15,88 Mtep al 2020, contribuendo per il 90% dell’obiettivo sulle rinnovabili termiche in bolletta e per il 9% di quello sul risparmio energetico. Le risorse verranno dalle bollette del gas: stimando una spesa di circa 880 milioni l’anno, l’onere in bolletta di qui al 2020 a regime dovrebbe arrivare a circa il 2% del metro cubo di gas. Come sappiamo ci sarà un tetto di spesa annuale: 700 milioni di euro per i privati e 200 milioni per il pubblico; dopo sessanta giorni dal superamento di questi tetti, l’accesso agli incentivi verra chiuso. In ogni caso il limite di spesa verrà rivisto dopo 2 anni dall’entrata in vigore del decreto.

FONTE | Qualenergia.it

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