CFC e buco dell’ozono: un pericolo dagli oceani

Uno nuovo studio dell’MIT fa un’analisi sui flussi di CFC rilasciati dalle masse oceaniche con indicazioni di attenzione assolutamente non trascurabili. (Foto di Alexandra da Pixabay)

Infatti gli oceani possono essere considerati autentici ‘pozzi di carbonio’, i più efficaci del pianeta, assorbendo da soli il 25% della CO2 emessa in atmosfera.

Ma il loro ruolo di carbon sink non si limita alla sola anidride carbonica, dal momento che lo stesso meccanismo è valido anche per tutti gli altri gas serra, come ad esempio per i CFC, i clorofluorocarburi, i quali sono anche tra i maggiori responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono nella stratosfera.

Lo studio condotto dai ricercatori del MIT, evidenzia come questo trend si sta invertendo, almeni per quando riguarda uno specifico CFC come il CFC-11 o triclorofluorometano, con gli oceani che ne stanno rilasciando quantitativi tali da influire sulle concentrazioni presenti in atmosfera.

Tendenza che, secondo lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (link in calce all’articolo), si dovrebbe consolidare nell’arco del prossimo mezzo secolo. I ricercatori spiegano infatti che entro il 2075, spiegano, le masse oceaniche funzioneranno al contrario invertendo il flusso: rilasceranno cioè in atmosfera più CFC-11 di quanto ne riescano a sequestrare, divenendo così dei contributori netti. Le emissioni di CFC-11 dall’oceano estenderanno effettivamente il tempo medio di permanenza della sostanza chimica, facendola rimanere cinque anni più a lungo nell’atmosfera di quello che farebbero altrimenti.

Come spiega una delle coautrici dello studio Susan Solomon del MIT Entro il 2150, osserveremo un flusso in uscita dall’oceano abbastanza consistente da sembrare che qualcuno stia tradendo il Protocollo di Montreal” (l’accordo internazionale che ha messo al bando i clorofluorocarburi), ma invece potrebbe essere solo quello che sta arrivando dall’oceano”, spiega. “È una previsione interessante e si spera che aiuterà i futuri ricercatori a evitare di confondersi su quello che sta succedendo.

I ricercatori dell’MIT hanno simulato il comportamento dell’oceano rispetto alle emissioni di CFC-11 secondo diversi e differenti scenari climatici, evidenziando come generalmente, oceani più freddi tendono ad assorbire una maggiore quantità di cluorofluorocarburi.

E’ doveroso ricordare come gran parte delle attuali emissioni di CFC-11 provengano probabilmente da materiali o dispositivi prodotti prima della messa al bando globale dei CFC avvenuta nel 2010. Gran parte delle attuali emissioni di CFC-11 provengono probabilmente da materiali o dispositivi come ad esempio schiume isolanti per l’edilizia, vecchi frigoriferi o sistemi di raffreddamento obsoleti, etc..

Link articolo pubblicato su PNAS

La Redazione di Ecquologia

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