Allarme scioglimento dei ghiacci in Antartide e Groenlandia: inequivocabili i dati di CryoSat 2

Ritorrniamo oggi sulle applicazioni satellitari, questa volta per una problematica fondamentale come quella dello scioglimento dei ghiacciai, con specifico riferimento alle calotte polari.


Si tratta delle elaborazioni fatte sulla base dei dati provenienti da un altro satellite della Agenzia Spaziale Europea (ESA), il Crysosat-2 (link sito) e raccolte in uno specifico Rapporto dell’istituto tedesco Alfred Wegener scaricabile a questo link.

Le elaborazioni dei dati satellitari effettuate nel rapporto, rilevano che le due più grandi calotte di ghiaccio esistenti al mondo si stanno sciogliendo con una inquietante rapidità rispetto alle stime precedenti, con i ghiacci di Antartide e Groenlandia che si stiano assottigliando all’impressionante tendenza di 500 chilometri cubi l’anno, con un incremento esponenziale della velocità di scioglimento, che supera addirittura di due volte quella registrata solo cinque anni fa.

I dati utilizzati per le elaborazioni, sono stati acquisiti da Crysosat 2 (foto a destra), misurando oltre 200 milioni di aree in Antartide e 14,3 milioni in Groenlandia ed utilizzando un innovativo altimetro radar, denominato ”Siral – Synthetic aperture interferometric radar altimeter”, una innovazione che ha permesso al satellite di portare avanti il monitoraggio, superando le difficoltà intrinseche nella misurazione della superfici ghiacciate. Si tratta di risultati davvero allarmanti se confrontati con i precedenti rilievi del 2009, effettuati dal satellite ICESat, con una perdita di volume che in Groenlandia è raddoppiata nell’arco di 5 anni.

Per quanto riguarda l’Antartide, la perdita del cosiddetto “Ice Sheet” o massa glaciale, stesso quinquennio è aumentata di ben tre volte, come ha spiegato il glaciologo e coautore dello studio, la dottoressa Angelika Humbert in uno specifico comunicato stampa (link comunicato stampa), sempre secondo la quale, si tratta del tasso più alto mai osservato dall’inizio delle rilevazioni satellitari altimetriche, iniziate circa 20 anni fa.

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Entrando più nel dettaglio, in realtà, lo studio evidenzia anche come la calotta antartica orientale stia guadagnando un po’ di massa, seppure in maniera neppure lontanamente sufficiente a compensare le perdite. La Groenlandia cede ogni anno circa 350 chilometri cubi di ghiaccio, concentrati in gran parte nella sua costa sud-occidentale, rappresentando quasi il 75 per cento del volume totale di ghiaccio perso ogni anno. Si tratta di un contributo annuale dello scioglimento dei ghiacci che sta determinando un raddoppio dell’innalzamento del livello dei mari dal 2009″.

Entrando nello specifico delle diverse aree ghiacciate, i ghiacciai maggiormente sofferenti sono il Jakobshavn e il Pine Island in Antartide, le cui velocità di fusione si evidenziano come le più rapide tra quelle rilevate. Il Jakobshavn perde quotidianamente un’area pari alla metà di un campo di calcio, mentre proprio lo scorso anno, un pezzo di ghiaccio pari a due volte la grandezza di Detroit si è staccato dalla punta del Pine Island Glacier.

Indicazioni tendenziali decisamente inquietanti, anche rispetto alle precedenti previsioni, che indicano di rinforzare le politiche e le misure di contenimento del riscaldamento globale e delle emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, riportandole al centro delle priorità, completando senza indugi la migrazione di modelli energetici in atto, con una netto ridimensionamento dell’uso dei combustibili fossili. Un allarme lanciato ripetutamente anche dalla Banca Mondiale (vedi post “Cambiamenti climatici ed urgenza delle azioni: Un preoccupante Rapporto della Banca Mondiale” e “Banca Mondiale: frenata ai finanziamenti al carbone”).

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