Agenda 2030: il punto della situazione nel Rapporto ASVIS 2019

Progressi ancora troppo lenti rispetto alle priorità ed al traguardo: questo in estrema sintesi il quadro che emerge Rapporto ASviS 2019, con i Paesi sottoscrittori dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite più o meno in ritardo e la ancora lunga strada da fare per l’Italia.

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Il Rapporto 2019 dell’ASviS (l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) dà indicazioni ai 193 Paesi firmatari del piano d’azione delle Nazioni Unite sull’urgenza di modificare le politiche pubbliche, le strategie aziendali e i comportamenti individuali ai fini del raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Sono infatti 21 dei 169 Target su cui si articolano gli Obiettivi, che prevedono che prevedono una “scadenza” obbligatoria al 2020, con il loro raggiungimento ancora lontano in molti Paesi.

Una quarta edizione, quella del Rapporto ASviS 2019, frutto del contributo di 600 esperti e oltre 220 organizzazioni, che fornisce un quadro puntuale ed esauriente circa azioni ed iniziative orientate allo sviluppo sostenibile avviate in Europa e in Italia, valutandone per ciascuna le politiche, oltre che il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030. Come però a tenuto a precisare il presidente ASviS Pierluigi Stefanini, ASviS non chiede ma fa proposte che hanno carattere di urgenza, un invito indispensabile al dialogo e all’impegno di tutti per operare scelte credibili senza temere le sfide complesse e inedite, né adottare un approccio catastrofista. Infatti un vero cambiamento non può fare a meno del coinvolgendo dei singoli cittadini, delle imprese, della società civile, potendo solo così implementare politiche capaci di reggere l’impatto che il cambiamento potrà avere inevitabilmente sul lavoro; puntando su un’economia circolare programmata con trasparenza e sostenibilità.

Segnali incoraggianti in direzione delle politiche orientate alla sostenibilità sembrano arrivare dalla nuova Commissione Europea, con la nuova, la tedesca Ursula von der Leyen, la quale ha dichiarata di considerare la sostenibilità come un architrave delle nuove politiche basate sull’Agenda 2030, con l’obiettivo è fare dell’Europa il primo continente climaticamente “neutrale” attraverso la transizione energetica, la tutela della biodiversità una nuova agricoltura sostenibile. Sul piano economico questo European Green Deal sarebbe basato su un piano di investimenti per la realizzazione di progetti sostenibili e una trasformazione della Banca Europea d’Investimenti in Banca Europea per il Clima. Si tratterebbe davvero di un significativo cambio di rotta ed un grande impulso di cambiamento verso un nuovo modello economico, finalmente incentrato sulle persone, una maggiore spinta democratica, partecipativa, con una Europa proiettata pienamente e correttamente nell’era digitale per coglierne tutte le opportunità. Un programma davvero molto ambizioso ed impegnativo, sopratutto se si pensa ai grandi impegni da sostenere da parte di molti Paesi ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Venendo alla situazione italiana, il commento del Presidente ASviS Stefanini, secondo il quale La buona notizia è che anche in Italia il nuovo governo ha introdotto la sostenibilità nell’agenda politica, e tra le linee programmatiche ci sono alcune proposte avanzate dall’ASviS Come sempre però, alla politica degli annunci si aspettano azioni concrete basata su una visione condivisa degli obiettivi, considerando i limiti e le contraddizioni sino ad oggi registrati, ad iniziare dalla  assenza  di una vera strategia, che hanno ostacolato la realizzazione dell’Agenda 2030, elemento che pone l’Italia come paese particolarmente in affanno su alcuni specifici obiettivi. Mentre infatti si registrano miglioramenti per gli Obiettivi 2 (sconfiggere la fame), 3 (salute e benessere), 4 (istruzione di qualità), 5 (parità di genere), 7 (energia pulita e accessibile), 9 (imprese, innovazione e infrastrutture), 12 (consumo e produzione responsabili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), 17 (partnership per gli obiettivi), è una sostanziale stabilità per gli Obiettivi 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari) e 10 (ridurre le disuguaglianze), peggioramenti si registrano invece per gli obiettivi 1 (sconfiggere la povertà), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), 11 (città e comunità sostenibili), 14 (vita sott’acqua), 15 (vita sulla Terra), 16 (pace, giustizia e istituzioni solide). Nell’ambito di quest’ultimo gruppo colpisce molto il grafico dell’Obiettivo 15 (vita sulla Terra) che va inesorabilmente a picco dall’inizio del monitoraggio, facendo registrare un peggioramento costante senza neanche una seppur minima  tendenza alla inversione di tendenza verso il miglioramento.

Sulla presentazione del nuovo rapporto ASvisS anche il commento del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, il quale dopo aver riconosciuto l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e lodato la nuova consapevolezza delle giovani generazioni in piazza in questi giorni per sensibilizzare per una transizione verso un nuovo modello di sviluppo realmente sostenibile, ha ricordato che l’Italia è il primo Paese che ha inserito l’indice di benessere equo e sostenibile (BES) (vedi nostro post) nella programmazione delle sue politiche. Dal 19 luglio inoltre, la Camera dei Deputati è plastic free ed ha raggiunto il 98% di raccolta differenziata.

Molto interessante la riflessione dell’ex Ministro del Lavoro  Enrico Giovannini, portavoce di ASviS, secondo il qualeTanti non accettano il cambiamento e preferiscono ancorarsi al passato: la ‘retrotopia’ di cui parlava Zygmunt BaumanASviS invece incita al cambiamento. Cerchiamo di unire i puntini di un grande disegno di cui tutti facciamo parte“. Il progresso verso il raggiungimento degli SDGs è evidente, ma gli obiettivi sono ancora lontani e permangono forti disuguaglianze tra i Paesi UE: i prossimi dieci anni saranno decisivi per il futuro dell’umanità.

Una scossa importante viene indubbiamente dal movimento globale dei Fridays for Future, che ha sicuramente contribuito alla mobilitazione delle coscienze, dell’intera società civile ma anche nel mondo delle imprese e della finanza per orientare finalmente la prua verso una oramai inderogabile transizione ecologica. Una transizione che da una indagine effettuata da Eumetravede il 75% degli intervistati i temi dell’Agenda 2030 come prioritari, e la lotta al cambiamento climatico in testa alle priorità da affrontare. Importante quindi in questo momento una rimodulazione di tasse e incentivi in un’ottica di sostenibilità ambientale, valutando attentamente nel contempo il loro impatto sulla coesione sociale, prevedendo misure che non mettano a rischio l’occupazione che creerebbero nuove povertà; raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 ragionando solo in linea teorica, infatti, aumenterebbe il gap tra chi può permettersi la sostenibilità e chi no, finendo inevitabilmente per colpire le fasce più deboli della popolazione e le piccole e medie imprese, così importanti nel tessuto socio-economico del nostro paese.

Dichiarazioni d’intenti nella direzione di una sempre più necessaria semplificazione normativa e di una maggiore trasparenza delle regole, che ha visto sino ad oggi infrangersi le migliori intenzioni sembra giungere anche dal ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, il quale ha sottolineto come “Arrivare davvero alla neutralità delle emissioni nel 2050 significa compiere scelte molto significative, non solo nell’individuazione di target più ambiziosi, ma anche nella definizione di strumenti per rendere realistico il loro raggiungimento. Occorre sinergia tra gli strumenti nazionali ed europei per orientare gli investimenti in direzione della sostenibilità sociale e ambientale”, ribadendo la necessità per il nostro paese«definire con chiarezza un indirizzo coerente pluriennale verso la sostenibilità“.

Anche sul fronte della novità assoluta dell’European Green Deal, come ha spiegato il  nuovo Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, la Commissione Europea vuole impegnarsi con 1000 miliardi di investimenti ambientali rivedendo la tassazione sull’energia in modo da premiare le pratiche virtuose.

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La Redazione di Ecquologia

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