1 impianto : 70 documenti per autorizzarlo. Storia delle peripezie di un tecnico Fotovoltaico.

Parlavamo nei giorni scorsi del piano sviluppo e del Piano Energia, con il governo che intende semplificare le procedure e i permessi per le perforazioni petrolifere. E le rinnovabili ? Qualcuno ha la vaga idea di quanta burocrazia ci sia dietro un impianto fotovoltaico, dalla richiesta di connessione alla rete fino all’ottenimento delle tariffe incentivanti ? Una quantità di carta da far impallidire le cartiere di Fabriano.


Un membro del gruppo Facebook M.S.A. – Movimento per lo Sviluppo delle energie Alternative uno dei tanti gruppi dove si parla di rinnovabili e ci si da una mano a vicenda, Andrea Segatta (componente anche del consiglio direttivo dell’associazione ATER Associazione Tecnici Energie Rinnovabili), ha dedicato un po di tempo a ricostruire un percorso tipo tra scartoffie e documenti necessari per arrivare all’ottenimento della tariffa incentivante pe run impianto fotovoltaico.

Secondo me nessuno dei non addetti ai lavori può immaginare una cosa del genere, armatevi di pazienza e provate leggere cosa i vostri tecnici preparano per farvi ottenere le tariffe incentivanti, oppure per capire basta leggere gli elenchi dei documenti. Anche se crediamo non ce la possiate fare ad arrivare alla fine. Oltre a semplificare le procedure per le perforazioni petrolifere, vogliamo semplificare anche un po di procedure per le fonti rinnovabili ?

Andrea ci racconta, un caso reale e concreto di autentica follia, elencando con precisione a cosa va incontro un tecnico per completare l’iter burocratico per la realizzazione e l’incentivazione di un impianto fotovoltaico.

Supponiamo di essere sfortunati al primo passo e che l’edificio dove vogliamo installare l’impianto ricada in tutela paesaggistica o di centro storico. Via con la prima raffica di scartoffie di cui riporto un preciso e dettagliato elenco :

1) modulo di richiesta in funzione dei vari enti
2) estratto mappa catastale
3) estratto prg
4) tavola di progetto
5) relazione tecnica
6) Documentazione fotografica
7) documento di identità del richiedente/i
8) documento di identità del progettista
9) allegato di consenso nel caso di più proprietari.

Presentato il primo “plico” occorre armarsi di santa pazienza e aspettare che la Commissione esamini il progetto nella speranza che venga approvato. Supponiamo di essere stati fortunati ed avere ottenuto l’approvazione “al primo tentativo”. Ora disponiamo dell’autorizzazione della tutela.

Secondo passo del  calvario : presentazione della DIA (o altro titolo autorizzativo/abilitativo) in Comune. Anche in questo caso la nostra stampante dovrà darsi da fare: sempre per non essere generico elenco con precisione gli elaborati necessari, premesso che questo aspetto è di competenza comunale e pertanto nella varie zone d’Italia possono esserci  delle diversità. Il caso specifico è per la provincia di Trento.

1) modulo dia
2) modulo allegato B (elaborati parte integrante della domanda di concessione / denuncia d’inizio di attività);
3) modulo allegato C (provvedimenti relativi domanda di concessione / denuncia d’inizio di attività)
4) Eventuale parere positivo autorizzazione paesaggistica di cui sopra
5) planimetria di progetto con schema elettrico unifilare
6) relazione tecnica impianto
7) estratto mappa catastale
8) estratto prg
9) documentazione fotografica
10) documento del richiedente
11) documento del progettista
12) quadro sinottico degli elaborati
13) modulo statistica (vero capolavoro burocratico!)
14) comunicazione di inizio lavori (con tutte le scartoffie della ditta DURC, dichiarazione organico ecc)
15) modulo accettazione ditta.

Con una buona parte della risma di carta inserita nella stampante già consumata,  proseguiamo e cambiamo “fronte” e iniziamo la maratona  della connessione alla rete (più faticosa dei canonici 42.195 km) . Qui occorre fare un distinguo poiché ogni Ente Gestore ha il suo ITER. In Trentino lavorare con SET Distribuzione è abbastanza agevole avendo a che fare con persone che dimostrano disponibilità, capacità e soprattutto buon senso. Ma nel caso si avesse a che fare con ENEL le cose vanno in maniera ben diversa: un vero inferno, senza timore di essere retorici.

Ultimamente avrebbe dovuto essere messa in atto una semplificazione: i portali informatici Internet…. Ebbene, specie nel caso di ENEL, questa si è invece rivelata un’astuta trappola per ostacolare occultamente gli operatori. Il portale è quanto di più inefficiente e ingestibile possa esistere. Diverso per il portale SET che pare ben strutturato e, a parte qualche comprensibile problemino di start-up, funziona bene.

In ogni caso, cercando di uniformare la procedura, diversa appunto da gestore a gestore,  l’iter è il seguente

1) Compilazione di modulo dati del cliente
2) Presentazione del progetto
3) Relazione tecnica
4) Dichiarazione di proprietà del tetto da parte dell’aspirante produttore
5) Documenti di identità.

L’Ente distributore risponde con un preventivo di connessione che dovrà essere sottoscritto con l’immancabile modulo. Dopodiché sarà presentata la fattura da pagare, la cui attestazione di pagamento dovrà ovviamente essere caricata sul portale.

Fatto questo inizia la parte più INSIGNIFICANTE del tutto. Realizzare l’impianto! Una volta concluso questo lavoro assolutamente secondario, il massacro burocratico continua.

Ed ecco una nuova trappola per l’utente : il portale GAUDI!!!! Ovvero il Registro Nazionale degli impianti di produzione. Agli albori del fotovoltaico si chiamava CENSIMP (censimento impianti) ed era una pratica che si espletava in non più di 10 minuti. Ma siccome era troppo facile… hanno reputato necessario complicare e burocratizzare ancora di più le cose! Vediamo allora, sempre per essere precisi e non generici, i passi di questa ennesima pazzia. Prima registrazione sul portale con i soliti dati del cliente che ormai il tecnico conosce già a memoria: il primo risultato è un foglio di attestazione che l’impianto è stato “censito” . Una volta finiva appunto qui, ora no. Occorre, perdendo TANTO tempo rientrare nel portale per vedere se l’Ente Gestore ha “validato” la pratica. Fatto questo il tecnico deve attivare una diavoleria che si chiama UPNR o UPR (Unità produttiva rilevante o non rilevante).  Poi deve, in un’altra sezione, andare ad inserire la data in cui l’impianto è stato finito. Ma non finisce qui! Ora il povero tecnico dovrà aspettare che ENEL e TERNA si parlino fra di loro (cosa che appare estremamente difficoltosa) per “abilitare la connessione”. Senza questo “importantissimo e fondamentale” (in senso ironico se non si capisse…..) passaggio, ENEL  non va dall’utente a connettere l’impianto. In pratica deve abilitare sé stessa… senza che l’utente  possa fare nulla.

Supponiamo di avere scavallato anche questa tappa …. di strada e di carta ne abbiamo ancora da stampare a tonnellate ( con gioia immensa degli energivori…) . Passiamo quindi alla comunicazione di fine lavori ENEL…. Ecco la lista dettagliata  e vi assicuro che non vi stiamo prendendo in giro: è tutto vero !

1) regolamento di esercizio
2) allegato a al rde – dichiarazione di conformità e verifica dell’impianto di produzione e sistema di protezione di interfaccia + foto autotest inverter
3) allegato b al rde – schema elettrico unifilare
4) allegato c al rde – elenco e recapiti del personale autorizzato
5) allegato d al rde – addendum tecnico al regolamento di esercizio
6) allegato e  al rde : scheda sui rischi specifici relativi alle attività ENEL nel punto di connessione
7) allegato f al rde –  dichiarazione sostitutiva per inverter ,per delibera aegg 84/2012
8) allegato a al preventivo- accettazione del preventivo – con c.d.i.
9) attestazione di pagamento del preventivo
10) attestazione gaudi ( si proprio lei…quella di prima!!!!)
11) allegato p , comunicazione fine lavori
12) dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di avvio dell’iter autorizzativo
13)  relazione tecnica (sopra i 6 kW).

A questo punto , forse, se non abbiamo sbagliato una crocetta o una scritta in uno degli infiniti moduli, che per aumentare il livello di difficoltà vengono modificati con ammirevole e perseverante frequenza, il nostro impianto è connesso alla rete. Pensate sia finita qui?? No, no..  benvenuti nelle forche Caudine del GSE o ancora peggio delle Agenzie delle dogane (se l’impianto serve anche per autoprodursi l’energia e ha potenza superiore ai 20 kW…. In pratica se fai una cosa giusta devi essere giustamente punito con ulteriori massacri burocratici)

La pratica GSE è davvero un esempio inappuntabile del perché stiamo affondando come Paese… di come questa burocrazia inutile e idiota assorba energie che potrebbero essere usate in maniera più produttiva. Iniziamo con entrare nel portale (se funziona…..) e registrare utente e impianto. Compilare una scheda tecnica che ha dell’incredibile (ad esempio dobbiamo riportare i numeri di matricola dei contatori di produzione e scambio installati….. ) e altre cosette.

Poi inizia la mattanza dell’inserimento degli allegati elettronici…. Anche qui non vi stiamo prendendo in giro anche se, effettivamente, pare una barzelletta…. Eccoli , numerati, con teutonica precisione:

1) richiesta di concessione tariffe incentivanti
2) certificato antimafia
3) dichiarazione sost. di atto di notorietà con allegato documento di identità
4) scheda tecnica finale d’impianto
5) relazione tecnica (solo impianti p> 6kw)
6) schemi elettrici di sistema
7) elaborati grafici di dettaglio
8) planimetria (solo impianti p> 6kw)
9) 5 fotografie impianto
10) elenco moduli fotovoltaici (ebbene si , numeri di matricola UNO AD UNO)
11) elenco convertitori
12) dichiarazione proprietà immobile
13) autorizzazione alla costruzione dell’impianto
14) dichiarazione del comune attestante la validità del titolo autorizzativo
15) comunicazione codice pod
16) verbali di installazione contatori
17) attestazione gaudi (ancora lei!!! Ormai anche chi legge ci sarà affezionato)
18) certificati di ispezione di fabbrica di moduli ed inverter
19) documento di identità del soggetto responsabile/legale rappresentante.

Ultimamente siccome non bastava…. altri 2-3 certificati dei pannelli ma ve li risparmiamo….

Ma anche con il GSE non è ancora finita…. Nella beata speranza che si ottenga l’agognata “TARIFFA RICONOSCIUTA” e non si incappi nelle più strampalate richieste di integrazioni, occorre ancora burocratizzare la convenzione Conto Energia e Scambio sul Posto (o ritiro dedicato), nel prossimo futuro quella per la tariffa omnicomprensiva. Di questo, per decenza,Vi risparmiamo i vari passaggi.

Se, per caso, il vostro impianto superasse la potenza dei 20 kW dovrete addentrarvi nel simpatico mondo della domanda per officina elettrica. Sarete stufi di elenchi, ma non mi esimo nello scrivere che sono circa 10 documenti. Poi dovrete abilitarvi su un ennesimo portale (qui davvero per riuscirci occorre essere un vero mago informatico tanto che sul mercato ci sono figure professionali che si propongono di fare esclusivamente questo) per comunicare ogni anno l’energia auto consumata.

Un totale di circa 70 documenti. Ora, se mai qualcuno fosse arrivato alla fine di questo elenco, ma credo nessuno abbia osato tanto, che futuro può avere un paese dove accade tutto questo ?

A cura di Andrea Segatta – Tecnico A.T.E.R.

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