XIV Rapporto Qualità ambiente urbano 2018 di ISPRA: il triste primato dell’inquinamento di Brescia

Puntuale anche quest’anno, con una precisa radiografia alla qualità dell’ambiente urbano delle nostre città, arriva il “Rapporto Ispra-Snpa ‘Qualità dell’ambiente urbano”, presentato nei giorni scorsi presso il Senato della Repubblica da Stefano Laporta e da Alessandro Bratti, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Ispra.

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Ad aggiudicarsi la maglia nera, nella classifica elaborata dal nuovo Rapporto, una città martoriata dagli impatti ambientali come Brescia, ben nota purtroppo anche come SIN da bonificare per il grande inquinamento da PCB, essendo stata sede per decenni di un sito altamente inquinante (vedi post Ippocampo “Se Brescia avesse il mare….” ). Nella città lombarda sono state ben 87 le giornate nelle quali sono stati sforati i valori giornalieri di PM10 consentiti. A completare il triste podio figurano le città di Torino e di Lodi con 69 giorni. Passando alla parte opposta della classifica, a fornire la migliore qualità ambientale ai propri abitanti è la città di Viterbo, dove nel corso del 2018 non si è mai registrato alcun superamento del limite giornaliero di PM10 (50 µg/m³). Passando ad un altro insidioso inquinante atmosferico come l’NO2 (biossido di azoto) nel 2017 il valore limite annuale è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 25 aree urbane, facendo registrare inoltre più di 25 giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per l’ozono in 66 aree urbane su 91 per le quali erano disponibili dati e il superamento del valore limite annuale per il PM2,5 (25 µg/m³) in 13 aree urbane su 84.

Non mancano comunque segnali positivi, con i trend relativi alle concentrazioni di PM10, PM 2,5 (polveri sottili con diametro <= a 2,5 micrometri) e NO2 (biossido di azoto) che fanno registrare una diminuzione e le emissioni di PM10 primario, prodotto da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, in diminuzione del 19% in dieci anni, passando dalle 45.403 tonnellate (Mg) del 2005 alle 36.712 tonnellate (Mg) del 2015.

Ad integrare il quadro delle buone notizie per le aree urbane del nostro paese anche la crescita della sharing mobility, con un incremento di oltre il doppio del numero di vetture di tale servizio nel triennio 2015-2017, con l’83% delle 48.000 nuove unità messe su strada nel 2017, costituito da biciclette, il 16% da auto e l’1% da scooter.

Passando ad un altro argomento reso sempre più attuale dalle cronache dei nostri giorni, come quello legato al dissesto idrogeologico ed al consumo di suolo, non si registrano purtroppo segni di rallentamento di quest’ultimo, con i comuni italiani che si ritrovano non solo a dover fronteggiare il rischio idrogeologico, ma anche le ingenti perdite economiche generate. Infatti nel periodo 2016-2017 le 120 città analizzate da ISPRA hanno perso complessivamente circa 650 ettari di suolo, corrispondente ad una perdita di servizi ecosistemici associati stimabile in circa 215-270 milioni di euro. In cima a quest’altra triste classifica si collocano Napoli e Milano, con la percentuale di suolo consumato più alta, rispettivamente 34,2% e 32,3%, anche se a far registrare la perdita economica più significativa tra le città metropolitane è Roma, con un’emorragia che si colloca tra i 25 e i 30 milioni di euro. Altro fenomeno in cui Roma fa registrare un triste primato è quello ben noto è quello relativo ai fenomeni di sprofondamento, con ben 136 nuove voragini che si sono aperte negli ultimi 10 mesi del 2018.

A livello di rischio frane e alluvioni, il 3,6% delle città, dove risiedono quasi 190 mila abitanti, si configura nelle classi a maggiore pericolosità di frane, con valori che salgono al 17,4%, superando anche la media nazionale del’8,4%, quando si parla di rischio di alluvioni nello scenario medio. In questo ambito i comuni più popolosi a rischio frana nel nostro paese risultano oggi Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo.

Dei 5.248 interventi messi in atto per fronteggiare il dissesto su l’intero territorio nazionale 460 riguardano i 120 comuni considerati dal rapporto con la probabilità di alluvione che però è superiore alla media nazionale. In particolare la percentuale di aree a pericolosità media P2 (tempo di ritorno tra 100 e 200anni) è pari al 17% del territorio dei 120 comuni, mentre il dato nazionale si attesta all’8,4%. Inoltre, la popolazione a rischio alluvioni nelle stesse aree di 2.195.485 abitanti è pari al 12% della popolazione residente a fronte di un dato nazionale del 10,4%. I Comuni con oltre 50.000 abitanti a rischio alluvioni sono 14 e 7 Città metropolitane con oltre 100.000 abitanti a rischio.

Relativamente all’ambito dei finanziamenti ai comuni, per Genova sono stati stanziati di 354 mln € (di cui solo 2,66 mln € su progetti già conclusi), per Milano 171 mln € (compresi 25,40 mln € di progetti conclusi), per Firenze 118 mln €, di cui solo 830 mila euro sono relativi a progetti conclusi. Nelle 14 città metropolitane sono invece 917 gli interventi per un importo totale pari a 1 miliardo e 845 mln di euro.

Ovviamente molto più ampio ed articolato il numero di indicatori sviluppati nell’ambito del Rapporto per sviscerare le tante dimensioni della qualità urbana come:

  1. fattori sociali ed economici
  2. suolo e territorio
  3. infrastrutture verdi
  4. acque
  5. inquinamento dell’aria e cambiamenti climatici
  6. rifiuti urbani
  7. attività industriali in ambito urbano
  8. trasporti e mobilità
  9. esposizione all’inquinamento elettromagnetico ed acustico
  10. azioni e strumenti per la sostenibilità locale

Link per scaricare le sezioni del  XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano – Edizione 2018

Link IspraTV “La qualità dell’ambiente urbano”

Sauro Secci 

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