“Voi la malattia, noi la cura”, “Voi il G20, noi il futuro”

Voi G20, Noi il Futuro! Report da Roma

Voi G20, Noi il Futuro! Sabato 30 ottobre, per il G20 di Roma, i Fridays for Future sono scesi in piazza. Insieme con lavoratori e associazioni hanno animato per le strade della capitale un grande, pacifico e colorato corteo di protesta contro il vertice. ”Sul clima bisogna cambiare passo”, questo lo slogan principale. La nostra redazione era presente con Duccio Braccaloni, testimone di una splendida giornata. Un raduno dove istanze e generazioni differenti si sono ritrovate. Tutte e tutti consapevoli che non c’è più tempo per salvare il Pianeta. E che la lotta climatica deve andare di pari passo con la riduzione delle enormi differenze sociali ed economiche che la pandemia ha solo ingigantito.

Di seguito un appassionato report di Francesco Brusa e Nicolò Arpinati pubblicato su DINAMOPRESS.

«Il tempo è più prezioso del petrolio», urlano dal carro di testa. Al corteo nazionale di contestazione del G20, che si è snodato nella capitale lungo il quartiere di Testaccio, la bandiera del movimento ecologista Fridays For Future svetta in cielo accanto alla punta della Piramide Cestia. Il vecchio contro il nuovo, il futuro senza futuro che prova a ribellarsi contro un vertice internazionale che sa irrimediabilmente di passato.

La protesta è iniziata alle prime luci del mattino. Un gruppo di attivisti e attiviste del Climate Camp, organizzato da Rete Ecosistemica, hanno bloccato per un paio d’ore la Cristoforo Colombo. Nei pressi del Ministero della Transizione Ecologica decine di manifestanti si sono posizionati in presidio sulla strada. Poi sono stati spostati di peso dalle forze dell’ordine.

Alle 15 del pomeriggio, invece, migliaia e migliaia di persone, striscioni, cartelli e tamburi si sono radunati formando una folla variopinta e rumorosa. Tantissime le istanze in piazza. Dalle lotte sindacali del collettivo di fabbrica Gkn alla ribellione ecologista di Fridays for Future e Extinction Rebellion. Dal coordinamento studentesco (che già aveva sfilato ieri nella capitale) a una composita presenza di gruppi internazionali. La preparazione del corteo sembra quasi una danza. Seguendo i binari del tram e l’ampia curva che gira attorno alla piramide, i diversi spezzoni si predispongono in fila. Un avvicendarsi di colori, slogan e sigle la cui convergenza è anche frutto di mobilitazioni precedenti. Dal carro in testa cominciano a risuonare ritmi elettronici. I tamburi di Gkn e di Pulsar battono il tempo. Attiviste e attivisti del Climate Camp cantano e ballano.

In mezzo, cori e slogan che scandiscono le vertenze, diverse, ma unite fra loro. «Chi sfrutta i lavoratori sfrutta anche l’ambiente e la terra», «le proposte che arrivano dalla Nuvola non ci bastano». Sono venti gli anni trascorsi dalle giornate di Genova, venti anche gli anni dall’invasione dell’Afghanistan che è ancora sul tavolo delle discussioni. Sono venti anche i capi di stato riuniti all’Eur, ma le prospettive sembrano davvero poche.

La mobilitazione si è svolta in un contesto di completa militarizzazione, con autobus e metro bloccati e a chilometri dalla sede del summit. «Nessuno fra i potenti della terra si è fermato ad ascoltarci», denuncia la Cgil. «C’è bisogno di investimenti. Non solo nella produzione, ma anche in educazione e ricerca. Quanto è previsto nel Pnrr per questi comparti non è per nulla sufficiente».

“Insufficiente” è il voto che, idealmente, tutte le realtà scese in piazza oggi darebbero ai venti riuniti alla Nuvola. Non sono abbastanza gli sforzi compiuti in tema ambientale. Anzi, fra greenwashing e compensazioni, le misure intraprese finora servono solo a coprire gli interessi delle aziende. Non sono abbastanza gli impegni presi in termini di gestione della pandemia. Anzi i contratti stipulati sui vaccini sono interamente a vantaggio della case farmaceutiche. Non sono abbastanza i proclami che riguardano il mondo del lavoro, visto che i salari nel nostro paese sono in picchiata libera. Intanto diverse zone del mondo sono in perenne conflitto senza che la diplomazia internazionale muova un dito.

Nel tardo pomeriggio il corteo arriva infine alla sua meta. In piazza Bocca della Verità salgono sul palco improvvisato rappresentanti dei movimenti studenteschi, di Fridays for Future e del Collettivo di Fabbrica Gkn. La convergenza delle sigle, dal sindacalismo sociale fino alle istanze ecologiste delle nuove generazioni, rappresenta forse il vero punto di svolta della manifestazione. Tutte e tutti insieme per »un mondo migliore, da costruire con la solidarietà già da oggi» come grida una studentessa dal palco.

Mentre i governanti del G20 si coprono gli occhi e sommergono l’umanità con il loro petrolio, gas fossile e carbone, la crisi climatica sta uccidendo il pianeta. La Red Rebel Brigade ha chiuso il corteo di oggi inscenando il dolore per il nostro mondo che muore, ma anche la forza della vita che può e deve continuare.

Il pomeriggio di lotta non si conclude però in piazza di Bocca della Verità: impossibile dirigersi altrove, tutte le strade sono chiuse. E il corteo allora ritorna, ordinato, pacifico e sempre coloratissimo, verso il punto di partenza. In testa, sempre loro, i ragazzi e le ragazze dei Fff. E mentre intonano Bella ciao un cerchio si chiude: passato, presente e futuro, tutti uniti nella piazza. Chissà se l’eco di queste urla arriverà fino all’Eur…

Riguarda il Video di Greta Thunberg a Milano. L’intervento della giovane attivista svedese in occasione dell’apertura dei lavori della Youth4Climate a fine settembre.

Redazione

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