Stati Uniti 100% rinnovabili entro il 2050 secondo il nuovo report [R]evolution di Greenpeace e GWEC

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Nella migrazione di modello energetico in atto in molti paesi del mondo si susseguono studi e ricerche con particolare riferimento alle economie di riferimento come quella degli Stati Uniti.


Si sofferma ad approfondisce le potenzialità degli USA il nuovo report Energy [R]evolution – A Sustainable USA Energy Outlook elaborato da Greenpeace e dal Global Wind Energy Council (GWEC), secondo il quale, l’economia di riferimento mondiale potrebbe arrivare al soddisfacimento dei consumi energetici 100% rinnovabili entro il 2050, con la completa alienazione di nucleare e carbone.

Nel report, scaricabile in calce al post, si fornisce un modello per trasformare singoli settori del sistema energetico, come quello delle reti elettriche, della mobilità, del riscaldamento domestico, arrivando a dimostrare che, nel 2050, gli USA, seguendo linee guida ben precise, potrebbero conseguire dalle fonti pulite, il soddisfacimento del 97% dei fabbisogni di energia elettrica, il 94% delle esigenze di climatizzazione e il 92% del fabbisogno energetico totale. Una pianificazione così finalizzata, porterebbe a generare, secondo il report, un milione e mezzo di posti di lavoro legati al settore delle energie pulite e dell’efficienza energetica, un dato del 35% in più di quanto previsto dall’Energy Information Agency Annual Outlook del 2013.

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Seguendo le tappe prevista dal piano elaborato per gli USA, si consegiirebbe anche una riduzione dell’inquinamento atmosferico del 39% entro il 2025, rispetto ai livelli del 2005, con la concentrazione di CO2 in atmosfera, che, al 2030, potrebbe ridursi del 60% rispetto ai livelli del 2005. Secondo Kyle Ash, rappresentante legislativo senior di Greenpeace USA, “le più recenti valutazioni sulla situazione climatica nazionale rendono evidente la necessità di politiche più decise, con l’obiettivo di creare un’economia basata sull’energia pulita: la transizione verso le rinnovabili deve quindi essere accelerata, per evitare conseguenze sul clima ancora più gravi rispetto ai fenomeni che il paese sta già vivendo.

Sempre secondo il rapporto infine, la graduale eliminazione di carbone e petrolio, assicurerebbe un risparmio sui costi dei carburanti stimato in 153 miliardi dollari l’anno, in totale 6.100 miliardi dollari. Sempre secondo le stime del report di Greenpeace e del GWEC, i costi complessivi sarebbero inferiore del 50% circa rispetto ai calcoli ufficiali annunciati dal governo.

Indubbiamente una road map interessante quella proposta, sulla quale però incombono ancora troppi interessi legati alle fonti fossili e più specificatamente a quelle non convenzionali, come lo shale gas, nell’ambito del quale gli USA eccellono nelle tecnologie estrattive e sono leader nel mondo a livello di produzione. Una pratica dalle gravissime ripercussioni su tutte le matrici ambientali di riferimento, come aria, acqua e suolo e che ho ripetutamente cercato di affrontare (vedi post “Shale gas nuova grande minaccia fossile: nuovi allarmanti studi lo confermano“). Nonostante questo ovviamente l’auspicio è quello che la road map presentata da Greenpeace e dal GWEC, sia attentamente valutata dalle autorità statunitensi.

Sauro Secci

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