Rinnovabili Sardegna: lettera aperta ad Alessandra Todde

Nel bollente, come le temperature di questi giorni, dibattito sulle rinnovabili in Sardegna, tra conflitti istituzionali, rivolte dei comitati locali in piena sindrome nimby e fake news degli amici del fossile, arriva ora, dopo tanti appelli al buon senso di associazioni ecologiste e scienziati, anche l’importante riflessione della sempre lucidissima Luciana Castellina. Pubblicata da Il Manifesto, riportiamo la sua lettera aperta alla presidente della Regione Alessandra Todde.

CARA TODDE, LE RINNOVABILI NON SONO IL NEMICO DEL SUD

Ho letto con interesse l’intervista rilasciata al manifesto da Alessandra Todde, bella candidata di uno schieramento di centrosinistra di cui mi sono sentita parte e che abbiamo felicemente eletto presidente della Sardegna.

Un impegno certo non leggero, visto che l’isola è attraversata da una quantità di contraddizioni che nascono proprio dalle sue straordinarie ricchezze.

La Costa Smeralda, per citare il simbolo di un’attrazione turistica senza pari, e insieme, l’opulenza (segnata dal sangue dei minatori) che all’isola ha dato il suo sottosuolo, per via dei giacimenti che l’hanno resa uno dei più importanti poli carboniferi, come ci ricorda il nome stesso della sua più moderna città, Carbonia.

Per questo sulla scrivania di Alessandra ci sono i dossier più difficili nel drammatico tempo di una transizione sociale economica ed ecologica quale quella che necessariamente ci viene imposta.

Si tratta infatti di conciliare obiettivi difficili da raggiungere ovunque, ma in Sardegna più che altrove.

Perché qui preservare il paesaggio, creare occupazioni alternative, preoccuparsi dell’avvenire del pianeta già a partire dal prossimo decennio, sfuggire alle insidie dei potenti interessi che cavalcano le pericolose chimere offerte dal fake green, dal nucleare all’interramento delle emissioni nocive, ma anche al gas, che, come giustamente la presidente Todde ci ricorda deve anch’esso esser eliminato (e si dovrebbe farlo subito per evitare costosi investimenti senza futuro).

Si dovrebbe riflettere sull’esperienza di Civitavecchia dove – grazie a una rete inclusiva di tutti i soggetti interessati si è arrivati a ottenere l’approvazione da parte dell’Enel e della Regione Lazio del piano che prevede la costruzione di piattaforme eoliche galleggianti da impiantare a largo di quel mare.

Progetto non inquinante né devastante e assai meno costoso di quello dell’Eni che voleva dar vita anche qui a una centrale a gas in sostituzione della vecchia a carbone (quando si parla di gas, sembra ormai che ce lo diano gratis, per amicizia, e che la sua distribuzione non costi niente!).

VOGLIO DIRE che se trovo sacrosante le preoccupazioni della presidente Alessandra Todde nei confronti di iniziative non controllate e non condivise dalla popolazione, e spesso decisamente sbagliate, purtroppo molto diffuse, è tuttavia decisivo operare per dare soluzione al problema ricorrendo innanzitutto alle sole energie in grado di dare una risposta stabile: le rinnovabili.

Che sin dall’inizio sono state proposte proprio come il modo più adatto per porre la gestione di un bene comune così prezioso come l’energia nelle mani dei cittadini, impedendo che a deciderne la gestione siano grandi gruppi privati.

Proprio perché il sole non è privatizzabile non piace al business privato, ma, proprio per questo, come suggeriva già 40 anni fa l’associazione europea Eurosolar, è una risorsa per rendere i cittadini autonomi dalle manovre dei grandi gruppi finanziari.

Certo la dimensione comunitaria non è sufficiente a coprire l’intero fabbisogno, servono anche installazioni più grosse.

Per fortuna in Italia è più facile che altrove risolvere il problema per via delle tante centrali idriche costruite dai nostri nonni che ci aiutano a far fronte alle intermittenze.

Ma anche perché l’Italia, per la sua particolarissima collocazione geografica, gode del Mediterraneo, il più ventoso mare del mondo, più degli oceani.

A differenza del nord Europa dove il vento è più forte sulla terra, qui da noi lungo le coste meridionali e delle isole sarebbe possibile allestire una quantità di piattaforme eoliche galleggianti.

Le nuove tecnologie non hanno più i vecchi difetti: oggi si fanno lontane 2 km una dall’altra e a 40 km dalla costa da cui dunque ne è visibile solo un centimetro; sono collegate al suolo sottomarino solo da una catena, sono un luogo che piace ai pesci e ai pescatori (contro sono solo quelli a strascico, modalità proibita).

Non danneggiano neppure le tonnare, come invece si va dicendo, perché queste operano entro una fascia che non supera i 30 km dalla costa.

TUTTE QUESTE COSE ce le raccontano i numerosi gruppi di scienziati che stanno compiendo una serie di spedizioni in collaborazione, dove le cose funzionano bene, con le autorità marine.

Sul manifesto ne ha scritto Silvio Greco (uno dei membri della nostra Taskforce Natura e lavoro, ma soprattutto presidente della Anthon Dhorn, uno dei più autorevoli centri di ricerca biomarina del mondo).

Di nuove piattaforme eoliche funzionanti in Italia ce ne è tuttavia solo una, molto piccola, a due km dalla costa, proprio in faccia alle povere acciaierie di Taranto.

I titolari dell’impianto avevano fatto la richiesta del permesso 12 anni fa, glielo hanno rilasciato un anno fa e ovviamente non potrà che essere smontato, perché troppo piccolo e troppo vicino.

La scienza cammina più in fretta della nostra burocrazia.

C’è ancora molto da ottenere dalle rinnovabili che sono l’energia dell’avvenire, o meglio, quelle che ci consentono di avere un avvenire.

Ma ha ragione Alessandra Todde a pretendere una pianificazione e un controllo pubblico che le sottragga alla speculazione, rimuovendo comunque al tempo stesso le inutili complicazioni burocratiche che spesso paralizzano le iniziative del territorio anziché selezionarle.

Ma occorre insieme che scuole e autorità pubbliche si impegnino a combattere la stupida e pericolosa campagna che vorrebbe far passare la più grande crisi che ha mai minacciato l’umanità per «ideologia», cioè per chiacchiere.

L’assenza di consapevolezza delle dimensioni della minaccia che incombe è all’origine dei pericolosi ritardi e confusione del nostro processo di transizione.

E però, perché questo tipo di iniziative si sviluppino, occorre un assai serio impegno politico a combattere le più insidiose campagne mistificatorie.

Buon ultima, stiamoci attenti, quelle che sta dando spazio all’assurda idea che proprio le energie rinnovabili siano il nemico, una nuova, ridicola versione della questione meridionale: il capitale del nord che ruberebbe sole vento e terra al Sud. E quindi guerra alle rinnovabili, i nuovi nemici.

https://ecquologia.com/lettera-alla-sardegna-dai-giovani-che-non-vogliono-vederla-bruciare/

Redazione

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