Riciclo oli vegetali in crescita con il 90% della raccolta che diventa biofuel

Dati di grande rilevanza quelli relativi al primo semestre 2018 di CONOE (Consorzio Obbligatorio Oli Vegetali Esausti), di una categoria di rifiuti come gli oli vegetali esausti, grande minaccia ambientale e per la quale sonodisponibili oggi portentose tecnologie di recupero. Come ha sottolineato il Presidente CONOE Tommaso Campanile: “È importante riuscire ad allargare la raccolta anche agli oli esausti domestici prodotti dai privati cittadini, che costituiscono il 64% del totale raccoglibile

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Sono circa 37.000 le tonnellate di oli vegetali esausti raccolti nel primo semestre 2018, con una proiezione annua che va oltre le 75.000 tonnellate, facendo registrare un aumento di 3.000 tonnellate rispetto al 2017 secondo i dati divulgati in questi giorni dal CONOE, il Consorzio nazionale preposto su tutto il territorio nazionale della raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti ed operativo dal 2001. Un periodo nel quale il CONOE ha incrementato progressivamente la propria raccolta, ancora prevalentemente concentrata  nel settore della ristorazione, passando dalle 15,000 tonnellate raccolte nel 2002 alle 72.000 del 2017, corrispondenti al 36% del potenziale raccoglibile quantificato a circa 260mila tonnellate dei quali 80.000 provenienti dagli ambiti professionali e 180.000 dalle utenze domestiche.

Oggi ammonta a ben il 90% la quantità degli oli vegetali esausti recuperati dal Consorzio che viene avviato a rigenerazione per la produzione di biodiesel, un combustibile vegetale non tossico e completamente biodegradabile utilizzabile come combustibile per autotrazione in sostituzione o miscelazione di carburanti di origine fossile, dando un contributo alla riduzione delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Nel 2017, grazie alle 72.000 tonnellate di oli vegetali esausti raccolte, sono state prodotte 65mila tonnellate di biodiesel, con un risparmio di 21 milioni di euro nel bilancio energetico dell’Italia.

Sulla evoluzione della raccolta il Presidente Conoe Tommaso Campanile precisa come “Questi numeri testimoniano la bontà del nostro operato in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini, nonché delle battaglie portate avanti in questi anni per la legalità e per l’affermazione di un’economia circolare sana e trasparente. Nonostante il Consorzio continui a lavorare disponendo di risorse limitate, le nostre performance continuano a migliorare di anno in anno. Ora, però, è importante riuscire ad allargare la raccolta anche agli oli esausti domestici prodotti dai privati cittadini, che costituiscono il 64% del totale raccoglibile: per questo motivo stiamo lavorando alla chiusura di importanti accordi che, a partire dal mese di settembre, ci consentiranno di estendere il servizio a migliaia di famiglie di molti Comuni italiani”.

Come dicevamo in premessa il recupero degli oli vegetali esausti ha una enorme valenza ambientale, dando un impulso sostanziale alla crescita dell’economia circolare, scongiurando nel contempo gravi e dannosi impatti ambientali e sanitari. Un chilo di olio vegetale esausto è infatti sufficiente ad inquinare uno specchio d’acqua di 1.000 metri quadrati, visto che impedisce l’ossigenazione, compromettendo così l’esistenza di flora e fauna che compongono gli ecosistemi acquatici e comunque, anche se smaltiti nella rete fognaria, come ancora troppo spesso avviene nell’utilizzo domestico, gli oli vegetali esausti compromettono il buon funzionamento della rete stessa, ostruendo condutture ed impianti di depurazione, con la depurazione delle acque inquinate da questa tipologia di rifiuto dall’ingente costo quantificabile in 1,10 euro per ogni chilogrammo.

Un ambito tecnologico quello dei sistemi di riciclo degli oli vegetali esausti in costante ampliamento con impianti sempre più piccoli e scalabili che rendono possibile arrivare sempre più vicini al cittadino anche nella rete di raccolta effettuate dai soggetti preposti. In virtuoso esempio nell’ambito della ricerca applicata a questo settore è sicuramente quello del prodotto del progetto europeo  “Under the Etruscan Sun“, inserito nel programma Life ed ospite di Ecofuturo Festival 2016 al quale dette il suo sostegno anche lo stesso CONOE. In quella circostanza la testimonianza di Sonia Castellucci, ingegnere dell’Università della Tuscia e componete del team guidato dal Professor Maurizio Carlini, che ha illustrato il nuovo sistema costituito da un reattore in acciaio inox della capacità di 100 litri poggiato su piattaforma di pesatura, una taglia che si presta benissimo ad una diffusione capillare nei territori nei diversi contesti. Il processo è articolato in due fasi: l’Ove, prima della fase di alimentazione al reattore, attraversa due filtri posti in serie per garantire l’eliminazione di tutti residui solidi. Una volta filtrato l’olio è inviato, con l’ausilio di pompe elettriche e apposite condutture, all’interno del reattore, dove viene riscaldato a 60 °C. Il metanolo (reagente) e il sodio metilato (catalizzatore) vengono  precaricati in serbatoi dedicati, il primo da 24 litri e il secondo da 6 litri. La dosatura del reagente e del catalizzatore avviene tramite valvola elettronica in funzione del volume dell’Ove da trattare e del suo pH analizzato automaticamente, in ingresso al reattore.
Ottime anche le prestazioni del nuovo sistema, che in un ciclo di circa sei ore, riesce a ricavare da 100 litri di Ove in ingresso, circa 90 litri di  biodiesel, e una parte di glicerolo (glicerina grezza), da riutilizzare nell’ambito cosmetico e farmaceutico. Molto interessante che il costo di produzione del biodiesel
che si attesta intorno agli 0,36€ per ogni litro di biodiesel ottenuto.

Proprio quel sistema è in via di adozione presso una delle eccellenze italiane tra le società consortili per la gestione integrata dei rifiuti come ASA Tivoli, che grandi risultati ha conseguito nella sua gestione degli ultimi anni nella cittadina alla periferia di Roma. e che anche quest’anno è stata presente ad Ecofuturo 2018 con il proprio AD Francesco Girardi.  

A seguire l’intervista alla Ingegnere Sonia Castellucci (Università della Tuscia) raccolta durante Ecofuturo 2016.

Sauro Secci

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