Raccolta differenziata. Organico in crescita in Italia: il punto del CIC

Uno dei tasselli chiave del ciclo integrato dei rifiuti nei nuovi scenari di economia circolare è indubbiamente rappresentato dalla raccolta differenziata della componente organica, che, grazie al grande lavoro del CIC (Consorzio Italiano Compostatori), sta vedendo progredire nel nostro paese una serie di aziende divenute autentiche eccellenze nel settore, come ad esempio la veneta Sesa Este (vedi post “Biometano da FORSU: l’esempio di Sesa Este e un nuovo impianto di distribuzione“), concentrate nel nord pur con ancora un grande deficit relativamente all’impiantistica di trattamento.

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Un incremento, quello della raccolta dell’organico nel nostro paese, che conferma questo ambito come la frazione più importante nella raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, come evidenzia il CIC analizzando i dati aggiornati della raccolta differenziata in Italia. 

La raccolta dell’organico passa, a livello nazionale, da 107 a 108 kg di raccolta annuale procapite, con la Lombardia che si conferma la regione leader. Una crescita che riguarda anche la componente impiantistica, con gli impianti che crescono da 326 a 338, ed il trattamento di digestione anaerobica, utilizzato anche per la produzione di biometano. Invece una forte carenza impiantistica si confermaal centro e al sud.

A livello quantitativo sono 6,6 milioni di tonnellate i rifiuti organici raccolti, costituiti da umido, verde e altre matrici organiche provenienti dalla raccolta differenziata raccolti in Italia nel 2017, con la raccolta dell’organico che registra un incremento dell’1,6%, pure se inferiore all’incremento registrato l’anno precedente, con la raccolta della frazione umido che mantiene lo stesso trend e la frazione verde che rimane costante rispetto ai due anni a confronto. In ogni casola raccolta dell’organico (umido e verde) si conferma la frazione più importante per la raccolta differenziata nel Paese rappresentando il 41,3% di tutte le raccolte. 

Una analisi annuale puntuale quella del  CIC, realizzata in concomitanza ed a partire dai dati del Rapporto Rifiuti ISPRA 2018

Sul punto della situazione il commento del Direttore CIC, Massimo Centemero, che spiega come, “In generale, si è riscontrato un calo nella produzione dei rifiuti in Italia, scesi a 29,6 milioni di tonnellate (-1,7% rispetto all’anno precedente) e la raccolta differenziata ha raggiunto una percentuale del 55,5%”.

A livello nazionale il dato procapite di rifiuto organico intercettato si mantiene sopra i 100 kg, passando da 107 a 108, con i maggiori quantitativi nelle regioni settentrionali con 127 kg/abitante per anno, seguite dal Centro con 114 kg/abitante per anno e dal Sud con 83 kg/abitante per anno.

Altro aspetto importante quello evidenziato dal Presidente CIC Alessandro Canovai, secondo il quale “Bisogna continuare a lavorare soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud per raggiungere l’obiettivo di 9.150.000 tonnellate di rifiuto organico raccolte al 2025, ovvero 150 kg/ab/anno. Sicuramente una spinta arriverà grazie al recepimento del Pacchetto sull’Economia Circolare approvato dalla Unione Europea nel giugno 2018 e che ha imposto come obbligatoria la raccolta differenziata del rifiuto organico entro il 2023”.

Analizzando i dati su scala regionale come detto, la Lombardia si conferma al primo posto a livello di quantità di frazione organica raccolta, con 1,2 milioni di tonnellate annue, nonostante una lieve flessione rispetto all’anno precedente quando la raccolta si attestava su 1,3 milioni. Anche la seconda posizione vede la conferma del Veneto con un dato stabile rispetto all’anno precedente,pari a 764.000 tonnellate. In terza posizione figura poi l’Emilia Romagna con 708.000 t, tallonata dalla Campania con678.000 t. Interessanti i dati registrati nel Lazio (532.000 t) e in Sicilia (208.000 t), dove la raccolta della frazione organica è aumentata rispettivamente di 27.000 t e 67.000 t.  

Sull’impiantistica di trattamento si è passati da 326 a 338 strutture, le quali hanno permesso di trattare nel 2017 circa 7,4 milioni di tonnellate, pari ad un incremento del +4%, quantitativo che oltre a umido e verde, anche la raccolta di altri materiali di scarto di matrice organica.

Su quest’ultimo aspetto il Presidente CIC Alessandro Canovari sottoliena che L’impiantistica dedicata al trattamento del rifiuto organico al momento è in grado di soddisfare le esigenze di produzione nazionale, tuttavia emerge una concentrazione geografica degli impianti soprattutto nel Nord Italia. Questa  squilibrio costringe il Centro e il Sud Italia a trasferire i propri rifiuti organici in altre regioni con enorme  dispendio di denaro e CO2. Per risolvere questo problema stiamo lavorando insieme al Ministero dell’Ambiente per delineare un percorso strategico che definisca le aree in cui mancano gli impianti e su cui intervenire con tempestività”.

Dato emergente di particolare rilevanza è poi il fatto che nel 2017 oltre il 50% della raccolta dell’umido in forma differenziata è stata destinata alla digestione anaerobica. Al riguardo, il Direttore CIC Massimo Centemero sottolinea che “Il trattamento delle frazioni organiche selezionate con la digestione anaerobica permette non soltanto di recuperare materia ma anche energia: oltre al compost che si utilizza come fertilizzante naturale si ottiene infatti anche il biogas, che può essere trasformato in biometano per l’immissione in reteRecentemente il CIC si è fatto promotore di un’altra filiera di potenziale sviluppo per il settore: la produzione di Biometano. I risultati non hanno tardato ad arrivare, tra il 2017 e il 2018 sono entrati in funzione, primi in Italia, 8 impianti consorziati CIC (di cui 2 sperimentali) in grado di produrre biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e di immettere il biometano nella rete di nazionale o di impiegarlo per l’autotrazione”.

A livello di prodotti del trattamento, le stime del CIC indicano che dai rifiuti organici raccolti nel corso del 2017 sono state prodotte quasi 2 milioni di tonnellate di compost, il 64% da compostaggio e il restante 36% da digestione anaerobica e successivo compostaggio, quantitativo che ha contribuito a stoccare nel terreno 600.000 t di sostanza organica, risparmiando 3,8 milioni di tonnellate di CO2equivalente/anno rispetto all’arcaico avvio in discariche. 

Come sottolinea Massimo Centemero, “Il compost è uno strumento efficace contro erosione, impermeabilizzazione, perdita di materia organica, perdita di biodiversità e contaminazione”,  “Promuovere le buone pratiche per la raccolta dei rifiuti organici significa anche difendere il suolo: entro il 2025 si produrrà 1 milione di tonnellate di compost in più all’anno”.

Un ruolo importante è quello che si va ritagliando sempre più il biometano anche come altro prodotto della filiera del riciclo della componente organica, con i biodigestori che possono produrre sia compost che biometano, con quest’ultima che, con al completa definizione del quadro normativo nazionale, rappresenta una preziosa ed innovativa fonte di energia rinnovabile non intermittente. Proprio per la produzione di biometano si prevede che potrebbe raggiungere una produzione nazionale 200 milioni di m3 entro il 2019. 
 
Importanti anche le ricadute economiche ed occupazionali dell’intero settore del biowaste, con un volume di affari che secondo le proiezioni del Consorzio Italiano Compostatori, è stato pari a 1.8 Mld € di fatturato, con la generazione di 9.800 posti di lavoro (+9% rispetto all’anno precedente), corrispondenti ad 1,5 posti di lavoro ogni 1.000 t di rifiuto organico. 

Secondo Centemero infine “La filiera del rifiuto organico coinvolge numerose attività, dai servizi di raccolta e trasporto, ai servizi di studio, ricerca e progettazione e delle tecnologie per il trattamento del rifiuto organico. Con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia si potrebbe arrivare a 13.000 addetti e 2,56 Mld € comprensivi dell’indotto generato.

link per scaricare il “Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2018” di ISPRA

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