Plastica abbandonata e danni collaterali: grande climalterante sotto l’esposizione ad aria e sole

L’impatto dei rifiuti in plastica sugli ecosistemi è indubbiamente una delle priorità più grandi sulla quali agire, anche per la presenza dell’universo delle plastiche nella nostra vita quotidiana. Ad incrementare il fronte dei grandi impatti della plastica, una nuova ricerca pubblicata in questi giorni sulla rivista scientifica PlosOne dal titolo “Production of methane and ethylene from plastic in the environment”, scaricabile in calce al post, che approfondisce una dimensione non conosciuta, come quella della plastica più comune gettata in forma di sacchetti, bottiglie, flaconi, giocattoli, pellicole alimentari che, una volta abbandonata nell’ambiente libera metano, un climalterante ben peggiore della CO2 e etilene sotto l’azione dei raggi solari ma anche e soprattutto semplicemente dell’atmosfera.

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Il contesto peggiore di degenerazione atmosferica della plastica viene individuato dallo studio con l’irraggiamento solare che avviene in ambiente asciutto, condizione che determina una produzione di etilene di ben 76 volte maggiore che non in ambiente acquatico. Non meno impattante la situazione delle plastiche in acqua, argomento attualissimo dopo le immense “isole di plastica” formatesi negli oceani, dove, dopo un periodo di almeno 150 giorni, la plastica da luogo anche alla produzione di idrocarburi gassosi. Si tratta di impatti e danni ambientali aggiuntivi rispetto a quelli già noti sulle materie plastiche gettate in mare, capaci di catalizzare e trasportare diverse altre sostanze tossiche come metalli pesanti, pesticidi, etc. oltre che quelle tipiche intrinseche della plastica stessa.

Una motivazione in più per contrastare l’abbandono di materie plastiche nell’ambiente, cercando di rendere quando più possibile il nostro stile di vita “plastic free”. Come è noto dalle ultime rilevazioni la plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare con incredibili tempi di resistenza in ambiente marino, dal momento che un bicchiere di plastica può restare in mare fino a 20 anni, una busta fino a 50 mentre ed una lenza da pesca addirittura fino a 600 anni. Una situazione per contrastare la quale anche il nostro paese ha messo in campo negli ultimi anni una serie di provvedimenti, vietando l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal primo gennaio 2011 e quello dei sacchetti di plastica per alimenti dall’inizio del 2018, mentre dal primo gennaio 2019 sarà vietato l’uso di cotton fioc non biodegradabili e dal primo gennaio 2020 l’utilizzo di microplastiche nei prodotti cosmetici.

Una tema prioritario che non è sfuggito al nuovo Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale come prima di una serie di campagne, ha lanciato la campagna per salvare il mare “#IoSonoAmbiente Plastic-Free (vedi post ““Io sono ambiente”: al via la campagna del Ministero dell’Ambiente per salvare il mare“), oltre che per liberare la pubblica amministrazione dalla plastica (leggi qui le linee guida della campagna), annunciando un testo di legge per la tutela del mare innanzitutto da questo tipo di inquinamento.

Significativa in questo ambito anche il tour estivo Plastic Free Tour , organizzato dal WWF,  che sta vedendo su tutta la penisola numerosi eventi di pulizia delle spiagge con tanti 1.000 volontari e cittadini coinvolti che hanno liberato oltre chilometri di spiagge e coste da rifiuti e detriti. Nel lancio della campagna il WWF ricorda che nel mondo si produce plastica da oltre 70 anni, ed 8 milioni di tonnellate finiscono ogni anno negli oceani e, secondo l’ultimo Report dell’associazione, anche il Mediterraneo sta subendo impatti devastanti su specie e habitat con 134 diverse specie marine vittime dell’ingestione da plastica, tra cui tartarughe marine e cetacei. In un tale contesto l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo, con il nostro paese che registra un consumo annuale di imballaggi in plastica di 2,1 milioni di tonnellate.

Motivazioni che hanno spinto WWF Italia a lanciare una petizione  change.org/plasticfree   oltre che sul sito www.wwf.it
Una sollecitazione importante quella del WWF visto anche che  l’Italia ospiterà a dicembre la riunione (COP21) delle parti contraenti alla Convenzione di Barcellona per la tutela del Mediterraneo in cui i temi dell’economia circolare e dell’inquinamento da plastica avranno assoluta priorità e centralità”.

Scarica lo studio pubblicato su Plos Journal 

Sauro Secci

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