Per una vita sostenibile

Una riflessione appassionata ed illuminante sul concetto di sostenibilità tratta dal sito web CONTENTY di Giulia Tartagni

Giulia Tartagni
Freelance, contenuti editoriali, comunicazione della sostenibilità, marketing per imprese.

La parola sostenibilità è abusata? Ben venga. Tra tutte le cose che diventano mainstream questa è utile ed è sulla bocca e nelle agende di tutti. Il piano è che diventi anche realtà e non resti solo una bella parola o una buona intenzione.

L’interesse c’è. Nel 2020 la ricerca condotta da Lifegate dichiara come su 50 milioni ben 36 milioni di italiani maggiorenni siano interessati e appassionati ai temi della sostenibilità. Come per tutti i dati, quello che conta è soprattutto il trend e in questo caso è un trend di crescita: nel 2015 il numero di individui era di 20 milioni. Sono tante le persone nel mondo che hanno iniziato a desiderare più salute per sé stesse e più sostenibilità per il pianeta.

Ma non è facile e come ben sa chi si occupa di design, anche di design delle esperienze, se qualcosa non è facile o facilmente accessibile, con fatica si imporrà, almeno su larga scala. Lo racconta con molti esempi Motterlini in “L’economia di Charlie Brown”, un libro che spiega con chiarezza cosa è la nudge economy, un paradigma alla cui base opera la cosiddetta spinta gentile. Un metodo applicato ad esempio dai curatori della campagna elettorale di Barack Obama o dal governo svizzero, che semplicemente modificando l’opzione di default di certe scelte, come la donazione degli organi, ha potuto improvvisamente salvare migliaia di vite. O ancora da qualche amministrazione comunale che desidera mantenere i parchi puliti e invitare le persone a usare i cestini.

Come fare allora per rendere facile (se non addirittura scontata) la scelta di consumi sostenibili?

È davvero una bella sfida: per chi fa impresa, per chi fa norme, per chi fa scelte consumando. Se da un lato infatti l’interesse è sempre più forte, dall’altro le opzioni sono spesso inaccessibili ai più e davvero non così numerose. Le imprese e il pubblico oggi hanno varie strade da percorrere, tutte utili ma molto si deve fare ancora in termini di offerta. 

Congegnare produzioni che non impattino negativamente sull’ambiente o scegliere packaging fatti con materiali riciclati sono attività fondamentali.  Progettare nuovi sistemi di distribuzione è importante. Offrire informazioni a prova di bambino in merito al corretto smaltimento di ciò che è stato consumato è ormai parte di ogni etichetta che si rispetti.  Disegnare sistemi di acquisto creativi che possano promuovere azioni di sostenibilità come ad esempio la Treecard di Ecosia è una favolosa idea.  Il motore di ricerca ha infatti immesso sul mercato una carta di debito che ad ogni utilizzo produce la riforestazione del pianeta. Neanche a dirlo funziona in modo semplice: una piccola quota di ogni acquisto fatto viene destinata a piantare alberi. Ecosia ha già piantato oltre 100 milioni di alberi, non sono parole.

I passi fino a qui compiuti sono tutti virtuosi ma in materia di offerta, di pricing e di accesso occorrono ancora soluzioni. E alla svelta. Infatti se la domanda c’è, è l’offerta a essere ancora scarsa e poco appetibile. A dircelo è la ricerca condotta tra 27 paesi e su 27.000 intervistati da GlobeScan, denominata 2020 Healthy & Sustainable Living Survey.

La ricerca mostra come le persone desiderino una vita più salutare e sostenibile ma abbiano difficoltà a concretizzare questo desiderio. Non solo l’offerta di beni e servizi è ancora poco nutrita ma ci sono scogli anche finanziari al loro accesso. Si avverte il bisogno di consumi abbordabili da più tipi di tasche. Siamo ancora lontani.

Il grande assente

Il consumo è ancora un grande assente e offrire beni che siano essi stessi strumenti di sostenibilità, non solo ambientale, è una grande opportunità per l’economia. Treccani definisce il consumo come “l’operazione o il processo mediante cui beni economici vengono utilizzati, e per ciò integralmente o parzialmente distrutti per appagare un bisogno e per produrre nuovi beni” .

Quali sono i beni e servizi in grado di appagare i nostri bisogni mantenendo o creando un’esperienza sostenibile?

Oltre alle filiere e partnership accurate, alle distribuzioni corte, alla scelta di involucri di carta riciclata, ai detersivi fatti in casa e istruzioni per lo smaltimento dei rifiuti, che cosa è stato introdotto nel mercato per farci consumare in modo diverso? 

Abbiamo bisogno di un cambiamento forte: è ciò che sentiamo dire da un numero crescente di voci, accompagnate da un ticchettio sempre più graffiante. Dove sono le innovazioni, le scoperte, le novità che ci potrebbero portare a nuovi modi di appagare i nostri bisogni e cambiarli? 

Per quanto sia utile partire da un punto, la storia ci insegna che forse stiamo sottovalutando il punto principale. Sì, perché a rivoluzionare le nostre vite non sono stati fino a qui le buone condotte umane auto imposte e per di più intuite o abbracciate su vasta scala e nemmeno le normative calate dall’alto. Obblighi e buon senso sono davvero in grado di produrre cambiamenti duraturi in modo efficace? Perché sono proprio questi i cambiamenti di cui abbiamo bisogno.

I cambiamenti nella storia

I grandi cambiamenti e le rivoluzioni nella vita dell’uomo e della società sono avvenuti grazie all’introduzione di novità quali strumenti, servizi, tecnologia, scoperte. Pensiamo alla scrittura, all’invenzione del frigorifero, alla scoperta dei vaccini, all’invenzione del motore a scoppio o della stampa, o dello smartphone e di Internet. Questi avvenimenti hanno davvero cambiato le pratiche di vita e di consumo e sono state adottate nel tempo in modo capillare e massivo. 

Siamo allora certi che sarà una filiera corta, una serie di interessi e consapevolezze pensate ma ancora troppo poco agite, un packaging biodegradabile a dare ragione al movimento Extinction Rebellion e salvarci da noi stessi? Di certo, gli sforzi che si stanno compiendo avranno un impatto ma occorre anche altro. Qualcosa in grado di cambiare profondamente le nostre abitudini di vita, non solo la composizione o l’origine degli strumenti con cui siamo abituati a vivere.

La ricerca

Lanciando uno sguardo alle menti che si occupano di ricerca e sviluppo, sia nel pubblico che nel privato, le informazioni che risultano fanno pensare. Non sembrano proiettarci verso un sistema rinnovato, quanto piuttosto verso un essere umano da rinnovare, che dovrà adattarsi a qualcosa di inesorabile.

Tralasciando qui le considerazioni sui diritti e l’etica, Daniel Franklin in Megatech ci racconta del fronte CRISPR, un acronimo che ha a che fare con la modifica del genoma umano, oggetto di grande attenzione da parte degli scienziati, per assecondare la necessità dell’uomo di vivere in diversi ‘contesti’.

La stessa biologia applicata alla ‘manifattura’ sembra godere di 60 milioni di $ di budget presso la DARPA (Defence Advanced Research Project Agency) e la manifattura in questione è a volte chiamata modem corticale. Si parla poi di nuove energie e del loro modo di conservarle e sì anche di materiali e catene produttive diverse per produrre beni oggi di largo consumo, come le automobili, sempre che ancora questo prodotto sarà tra quelli in uso.

Fatti contingenti

A cambiare le nostre abitudini di vita infine non sono solo le invenzioni come abbiamo appreso in questo 2020 bisestile. Ci è sempre più chiaro che se non saremo noi a cambiare, sarà qualcos’altro ad agire da agente regolatore e ridare a ciascuno il proprio posto

Dal rapporto ISVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) si legge di una crescente cementificazione del suolo e dell’ incontrollata diffusione urbana, che concorrono a rendere ancora più alto il rischio idrogeologico del nostro paese, ad esempio.

O ancora possiamo capirlo dal rapporto con il personaggio più discusso del 2020, il Covid. Il virus che ci ha colpiti e che ha giocato un ruolo determinante nel farci fare una svolta. La pandemia ha innescato l’emergenza sanitaria e abbiamo dovuto fare i conti con questa ‘creatura mitica’. Così la definisce Alessandro Baricco in ‘Quello che stavamo cercando’. Quella creatura che ci ha piegati a una svolta nel nostro modo di stare al mondo, dando attenzione, alla fine, al planetario e spasmodico bisogno di fermarsi.

Menti in spalla 

Le strade da percorrere sono così tante che speriamo ci bastino le scarpe. Ma soprattutto speriamo che ci basti il tempo a disposizione e che le teste collaborino. In fin dei conti è anche questo un trend che vediamo prendere finalmente piede, quello dello scientist activism.

Redazione

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