Nuovo rapporto OMS: il 90% degli abitanti del pianeta respirano aria inquinata

Sono nove persone su dieci nel mondo a respirare aria inquinata: a questa conclusione è giunto l’ultimo rapporto di OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

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Sono proprio i più recenti dati sulla qualità dell’aria, pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite ad evidenziare che in media nove persone su 10 nel mondo respirano aria altamente inquinata, con le aree più inquinate che presentano anche i più alti livelli delle famigerate polveri sottili (micro-polveri), un particolato fine composto prevalentemente da solfati e da nitrati, altamente tossici per la salute umana a fronte di inalazione prolungata o esposizione cronica. Un report arricchito da una ricca infografica, utilizzata anche nell’immagine di testa e nel corpo dell’articolo,

Tutto questo nonostante che il livello di questi inquinanti pericolosi sia calato in alcune parti dell’Europa e delle Americhe. Viceversa in  altre regioni del mondo si registra un aumento progressivo dell’inquinamento da polveri sottili, concentrate nel Sud-est asiatico e nel Medio Oriente, con livelli medi annui spesso 5 volte superiori rispetto ai limiti dell’OMS, e nelle città a basso e medio reddito di Africa e Pacifico occidentale..

L’OMS stima che le polveri sottili rappresentino la principale causa di morte annualmente nel mondo per almeno 7 milioni di persone, con percentuali particolarmente rilevanti nelle aree più povere del pianeta, dove si renderebbero necessari interventi prioritari per ridurre il peso dell’inquinamento delle nazioni interessate. 

Nelle città dei paesi ad alto reddito dell’Europa l’inquinamento atmosferico ha dimostrato di abbassare l’aspettativa di vita media tra i 2 e i 24 mesi.

A livello globale, 15 fra le 20 città più inquinate si trovano in India, mentre 16 delle città più inquinate nell’Unione europea si trovano in Polonia, paese notoriamente ancora prevalentemente legato al carbone dal punto di vista energetico. Dal canto suo, l’India sta mettendo a punto un piano nazionale, anche se ancora mancano obiettivi precisi.

Nel 70 per cento delle città per cui sono disponibili dati, i livelli di inquinamento da polveri sottili (PM2.5) superano le linee guida dell’OMS, con l’80 per cento delle città dell’Unione Europea e il 96 per cento dei Paesi in via di sviluppo in grande sofferenza a causa degli elevati livelli di inquinamento.

Passando all’analisi delle principali fonti di inquinamento atmosferico da particolato,  il nuovo Rapporto OMS le individua nell’uso inefficiente di energia da parte delle famiglie, dell’industria, del settore agricolo, dei trasporti e delle centrali a carbone, con alcune regioni che presentano criticità aggiuntive legate alla combustione dei rifiuti e alla deforestazione.

Le nuove stime aggiornate rivelano un allarmante bilancio, con 7 milioni di morti causati sia dall’inquinamento atmosferico esterno che da quello domestico. A uccidere infatti sono le polveri sottili presenti nell’aria inquinata che penetrano nelle profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, causando ictus, malattie cardiache, cancro ai polmoni, broncopneumopatia cronica ostruttiva e infezioni respiratorie, compresa la polmonite.

Nel 2016, l’inquinamento atmosferico da solo ha provocato circa 4,2 milioni di morti, mentre quello domestico dovuto alla cottura con combustibili e tecnologie inquinanti ha provocato 3,8 milioni di morti nello stesso periodo.

Sono oltre il 90% del totale dei decessi legati all’inquinamento atmosferico che si verificano nei paesi a basso e medio reddito, concentrati principalmente in Asia e in Africa, seguiti dai paesi a basso e medio reddito del Mediterraneo orientale, Europa e delle Americhe.

Sono ancora circa 3 miliardi di persone che ancora non hanno accesso a combustibili e tecnologie di cottura puliti all’interno delle abitazioni, determinando così la principale fonte di inquinamento atmosferico domestico, in un fronte che vede da oramai un decennio l’OMS impegnata in un monitoraggio della situazione a livello globale. Purtroppo, nonostante la continua progressiva diffusione delle tecnologie pulite in ogni parte del mondo, pur con connotazioni diverse, i miglioramenti conseguiti non sono al passo con la crescita della popolazione in molte parti del mondo, con particolare riferimento all’Africa sub-sahariana.

Significativo al riguardo il commento del Direttore generale del’OMS, Dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo il quale “L’inquinamento atmosferico ci minaccia tutti, ma le persone più povere e più emarginate ne portano il peso maggiore. È inaccettabile che oltre 3 miliardi di persone – per la maggior parte donne e bambini – respirino ancora mortalmente ogni giorno usando stufe e combustibili inquinanti nelle loro case. Se non interveniamo con urgenza sull’inquinamento atmosferico, non potremo mai avvicinarci allo sviluppo sostenibile”.

Secondo l’OMS, l’inquinamento atmosferico rappresenta una forte criticità come fattore di rischio per le malattie non trasmissibili, essendo causa di circa un quarto (24%) di tutti i decessi degli adulti a causa di malattie cardiache, 25% da ictus, 43% da broncopneumopatia cronica ostruttiva e 29% dal cancro ai polmoni.

Un fenomeno che non conosce confini e che anche per questo richiede rende necessarie azioni a livello globale con la collaborazione di tutti i paesi su vari settori, dal trasporto sostenibile a una produzione di energia efficiente e rinnovabile.

Un grande riconoscimento dai dati del nuovo rapporto OMS arriva per un paese come la Cina, che ha evidenziato straordinari progressi, con grandi investimenti in energia pulita e un piano nazionale contro l’inquinamento atmosferico, dopo gli allucinanti livelli di inquinamento raggiunti in alcune metropoli, che hanno determinato l’introduzione di rigidi standard sulle emissioni. Un pacchetto di azioni che ha determinato un calo delle emissioni di PM2.5 del 30% dal 2013 al 2016 nel grande paese asiatico.

 Link al nuovo rapporto OMS

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