Le capsule mettono in crisi la Bialetti: riflessioni sulla crisi della moka dell’omino coi baffi

Pubblichiamo questo articolo, legato a pensieri nostalgici in libertà, a seguito della crisi industriale della Bialetti, di Francesco Girardi, Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio, Energy Manager, Membro del Comitato Scientifico di EcoFuturo Festival.

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Il mantra sviluppista Insomma il progresso non si arresta per niente al mondo, e se la caffettiera/ la moka è relegata al passato inglorioso di borbonica memoria, se così vuole lo sviluppo, è giusto che il mercato decreti vincitrici le cialde !”

Il pensiero anticonformista “Obsolescenze programmate e comodità diffuse continuano ad essere distribuite su larga scala a noi umani, acquistabili a rate anche, comode anche quelle, le rate.

Nel mezzo tra i 2 poli estremi ed estremisti, ci siamo noi, dotati di intelletto e che ci ostiniamo ancora a pensare e riflettere un pò prima di rassegnarci e metterci in fila alla cassa.

Anche il caffè non c’è più bisogno di farselo da sè, ci pensa la macchina, spingi il bottoncino e per il dosaggio degli elementi, acqua, caffè, calore e zucchero? Posa le mani! Riponi il cervello! Mettili in tasca e guarda: sei servito, comodo, gusta…ci ha pensato lei,  la capsula!

L’hanno fatta pure biodegradabile, completamente biodegradabile: con le lettere  “impertinenti” e “coraggiose” alla Lavazza , “rigorosamente” via mail per non sprecare carta, (eh !?!)…e abbiamo finalmente ottenuto (ma già c’erano a dire il vero), pure le cialde biodegradabili, “ecologiche e green”.

Ma nei condomini di mezza Italia e mezza Europa NON SI SA DOVE SEMINARLE ricoperte come sono di plastica, alluminio, e laddove funziona la raccolta dell’umido e non ci si sbaglia nell’indovinare il contenitore giusto, i Comuni sono senza impianti di compostaggio: mi chiedo se a volte Zero Waste non serva ad aumentare l’entropia e il caos affinchè ci si arrenda all’evidenza che l’unica  soluzione praticabile sia  proprio di non fare niente di niente: Rifiuti Zero..

Ci sono voluti un pò meno di 100 anni per abbattere a suon di cialde e biodegradazioni delle stesse richieste e ottenute, una produzione storica e tutta italiana: dai primi del ‘900 con le prime sperimentazioni dell’ultraconfezionamento con capsule Svizzere, fino alla confezione ricoperta di confezioni, imballaggi su imballaggi, capsule in imballaggi secondari e terziari.

Tutto sempre più imballato, l’imballaggio si fonde letteralmente con il prodotto e come in nessun altro prodotto di uso comune : si avvinghia pure al caffè, lo stringe e lo costringe a dosi e sapori globalizzabili e standardizzabili.

Il senso di libertà scompare e tutti  siamo comodamente nella bambagia, ma tutti sotto tiro belli fermi in poltrona nel mirino del marketing  colpiti e inoculati, dalle siringhe del liberismo : incapaci di ogni sapere e saper fare e dunque a passo coi tempi.

Una moka pesa 200 grammi, tutta rigorosamente di alluminio, bastano 30 lattine di bibite per crearne e riciclarne una tutta nuova ed eterna, rinunciando a sperperare risorse ed energie per reperire nuovo metallo dalle miniere,  favorendo l’industria del riciclo e riducendo sapientemente quella primaria del metallo: per l’esattezza il 95%, dell’energia  viene conservata nell’alluminio riciclato.

Ma no? e Giorgio Clooney, non lo sa che la produzione di un kg di alluminio di riciclo ha un fabbisogno energetico che equivale solo al 5% di quello di un kg di metallo prodotto a partire dal minerale? Giorgio ci serve risparmio energetico e niente più rifiuti, Giorgio bastavano 2 minuti di calore anche prodotti da pochi elettroni fotovoltaici e senza gas:  What else ?

Tutto questo valore d’uso preservava noi, il nostro Ambiente il nostro Clima e valorizzava economicamente il Rottame di Alluminio privilegiandolo, tra tutti gli imballaggi, ed eleggendolo a “banca dell’energia” capace di  dar credito senza tasso di interesse all’industria degli altri imballaggi in materiale plastico o in vetro, riducendo kg dopo kg, il loro spazio di mercato, conquistato slealmente e con esso, azzerando le emissioni di CO2 legate alle filiere del’usa e getta.

Insomma non si poteva gettare la caffettiera perchè non soggetta ad alcuna obsolescenza programmata, allora si è agito a colpi di mercato e per arrivare al cuore si è partiti dai fianchi: bombardati i consumatori, ridesti dalla guerra, costoro, hanno obbedito !

Le politiche Rifiuti Zero (per gli amanti del tag #ZeroWaste) imbastite in Italia sono chiaramente state troppo timide, poco incisive e forse per questo non osteggiate e ancora foriere di proclami,  sensazionalismi e personalismi inutili quando va bene, a volte dannosi !

Siamo tutti gestiti e in balia del manipolatore supremo, ci divide e regna, ha argomenti, forse e persone divisive per continuare sempre e ovunque a vincere.

Addio Bialetti, crisi è sinonimo letterale di “cambiamento”,  in cosa ti trasformerai ?

Francesco Girardi,
Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio, Energy Manager, Membro del Comitato Scientifico di EcoFuturo Festival

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