Stalker against nuclear background. Disaster and pollution

La rischiosa scommessa nucleare del governo

L’Italia riscrive il proprio PNIEC sulla base di un nucleare di piccole dimensioni che potrebbe diffondersi a paesi a rischio. Analizziamo la situazione con l’articolo “Il pericolo nell’atomo” di Sergio Ferraris, giornalista scientifico e caporedattore “L’Ecofuturo Magazine”.

Torna l’atomo. Il Governo italiano nel nuovo PNIEC ha sposato totalmente l’opzione atomica, dando un ruolo marginale alle rinnovabili. L’esecutivo ha puntato sugli impianti di piccole dimensioni SMR pensando che fossero più “appetibili” dei grandi EPR che in Europa e negli Stati Uniti hanno prodotto ritardi da record e prezzi fuori controllo, ora triplicati rispetto alle ipotesi iniziali.

Peccato che il reattore SMR più avanzato, made in USA, Nu Scale, sia fermo nello sviluppo per problemi legati ai rischi finanziari tenuti in grande considerazione negli Stati Uniti, al punto che l’azienda sta proponendo la realizzazione di un SMR al Ghana, nel tentativo di realizzare almeno il primo modello per poi offrirlo al mercato. Ipotesi che forse c’è anche in l’Italia visto che nel PNIEC si indica una capacità nucleare di 0,4 GW al 2035, in pratica undici anni per fare un unico SMR, con un terzo della potenza di una normale centrale a ciclo combinato a gas naturale e si sale successivamente a 7,6 GWe.

Il tutto senza una parola sui costi di realizzazione dei reattori e nemmeno di quelli della creazione ex novo della filiera nucleare a valle e a monte dei reattori. Costi che saranno di sicuro a carico dello Stato, vista la criticità sul fronte della sicurezza e della strategicità della filiera stessa che, se lasciata al libero mercato, può avere risvolti geopolitici nella fornitura di tecnologie civili come quelle atomiche che possono avere un utilizzo militare. Questione alla quale si aggiunge un fatto non banale, quello della sicurezza energetica, questione che sta tanto a cuore al Governo al punto d’avere aggiunto il concetto nel nome del Ministero dell’Ambiente che da due anni si chiama anche della Sicurezza Energetica.

G.B. Zorzoli, in un recente articolo per QualEnergia ha scoperto che «la società russa Rosatom, che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento e il 40% delle importazioni di uranio arricchito dell’UE continua a provenire dalla Russia. Se i servizi di Rosatom venissero interrotti, molti impianti nucleari europei potrebbero diventare stranded assets e causare gravi perdite finanziarie, oltre a interrompere la fornitura di energia elettrica» Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE – Clicca Qui

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Redazione

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