Il fotovoltaico batte l’eolico per GWh prodotti ma non per i finanziamenti erogati

Il fotovoltaico con 14.490 GWh prodotti contro 11.541 GWh supera l’eolico e diventa la prima fonte energetica rinnovabile d’Italia dopo l’idroelettrico, che rimane ancora al primo posto. Per i finanziamenti erogati, invece (dato ABI) l’eolico è al primo posto (con 3,8 miliardi) e il fotovoltaico al secondo con 3,4 miliardi.


La crescita imponente che il settore fotovoltaico ha compiuto in termini di potenza installata, in particolare nell’ultimo anno, è nota, ma a febbraio è avvenuto il sorpasso sull’eolico anche in termini di produzione. Già nel secondo mese dell’anno in corso infatti, il fotovoltaico produceva 10.678 GWh contro i 10.568 GWh dell’eolico e a maggio 2012 la distanza è aumentata ulteriormente, con 14.490 GWh contro 11.541 GWh.

Il dato lo rivela l’Ufficio studi di Confartigianato, che sottolinea anche che, soltanto con l’energia prodotta dal fotovoltaico, potrebbe essere soddisfatto il fabbisogno energetico delle famiglie di tutto il Sud Italia (14.451 GWh).

In un solo anno, da maggio 2011 a maggio 2012, la produzione di energia fotovoltaica è aumentata di 11.220 GWh, contro un aumento di 2.448 GWh dell’energia eolica. Nello stesso periodo le fonti tradizionali hanno prodotto 12.373 GWh in meno e il dato della quota percentuale delle energie rinnovabili rappresenta oggi il 26,2% della produzione energetica italiana.

“Con queste performance a fine 2012” –secondo Claudio De Vincenti, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico- «avremo raggiunto l’obiettivo del 2020 per le rinnovabili con otto anni di anticipo, salvo qualche problema grazie allo sviluppo molto avanzato del fotovoltaico, dove l’innovazione tecnologica sta procedendo molto rapidamente».

Parlando al convegno “Una strategia energetica per l’Italia” De Vincenti ha spiegato che il boom del fotovoltaico è dovuto al calo dei costi e agli incentivi. «I costi di fabbricazione stanno scendendo in modo significativo. Abbiamo raggiunto il target così rapidamente -ha detto il sottosegretario- grazie a incentivi estremamente generosi. Con il quarto conto energetico l’Italia si situa a circa il doppio rispetto alla media europea e tra il doppio e tre volte nel confronto con i paesi concorrenti».

C’è poi da considerare il dato positivo che riguarda la leva economica mossa da questo settore come ha evidenziato Confartigianato.

Secondo l’ufficio studi dell’associazione i benefici di natura economica sono rilevanti: con l’incremento del numero di impianti fotovoltaici installati in Italia (che dal 2007 al 2011 è passato da 7.647 a 330.196), si è potuto registrare un aumento di occupazione specializzata che, tra il 2010 e il 2011, è stato dell’11,9%. E con l’occupazione, è aumentato anche il numero delle imprese coinvolte: dal I trimestre del 2009 al I trimestre del 2012, il numero delle aziende attive nel settore delle fonti rinnovabili è cresciuto del 10,2%, attestandosi su 100.289 imprese con 369.231 addetti.

«Le energie rinnovabili –ha dichiarato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini- offrono grandi potenzialità di sviluppo alle piccole imprese, sia in termini di innovazione sia per la creazione di posti di lavoro. Per questo, Confartigianato si batte affinché i decreti sulle energie rinnovabili in corso di emanazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente, non penalizzino i piccoli impianti».

Gli effetti occupazionali anticiclici del settore delle rinnovabili sono indicati anche da uno studio pubblicato ieri da EuroObserv’ER, riferito ai 27 Stati membri della Ue, in cui si evidenzia che nel 2010 sono stati 1.144.000 i lavoratori in questo comparto, in aumento del 25% su base annua.

Il maggior dato occupazionale riguarda la Germania con 361.360 posti di lavoro complessivi, più del doppio dei francesi (174.735) e oltre il triplo rispetto all’Italia (108.150), che si posiziona al terzo posto.

Il settore delle biomasse solide è quello che impegna più dipendenti (273.000), seguito dal fotovoltaico (268.110) e dall’eolico (253.145). La filiera del fotovoltaico ha conosciuto il boom maggiore nel 2010, spiega l’indagine, con un tasso di crescita anche del 70% in paesi come Germania, Francia e Italia. 
Il giro d’affari generato nei 27 stati membri viene valutato in oltre 127 miliardi di euro, con un aumento del 15% rispetto ai 120 miliardi di euro del 2009. 
Anche in questo campo è il fotovoltaico al primo posto con un giro d’affari pari a 45,5 miliardi di euro nei mercati europei, cifra che consente il sorpasso sia dell’eolico che delle biomasse e secondo il rapporto EuroObserv’ER, il rinnovo delle turbine di parchi eolici obsoleti potrà portare a investimenti di almeno 40 miliardi di euro nel 2015, diventando quindi un fondamentale motore di sviluppo.

Dal Forum dell’Associazione Banche Italiane (ABI), in una sessione dedicata al credito al mercato delle rinnovabili, è emerso che gli istituti di credito hanno erogato, in cinque anni, una somma che supera i 20 miliardi di euro, tra fondi concessi in project financing, in leasing oppure tramite finanziamenti tradizionali, a medio e lungo termine, a progetti energetici.

Tra le tipologie di fonti finanziate, al primo posto c’è l’eolico (con 3,8 miliardi) e al secondo il fotovoltaico con 3,4 miliardi. La maggior parte dei finanziamenti (74%) è andata al Sud, cui segue il Nord (16%) e il Centro (10%).

Sotto forma di leasing, il 68% del credito erogato è stato invece rivolto all’industria del fotovoltaico che è quella che si è aggiudicata anche l’85 % dei finanziamenti tradizionali per un totale di 37.500 impianti. 
Anche le banche hanno investito in energie rinnovabili divenendo esse stesse utilizzatrici delle infrastrutture energetiche e a farla da padrone è sempre il solare.

E che gli investimenti in energia rinnovabile sia un settore verso cui il sistema del credito è particolarmente attivo lo dimostrano anche il fatto che nel 75% degli istituti esiste già una struttura dedicata all’individuazione di progetti “green”, nel 62% c’è la presenza di un “green manager”, nel 78% dei casi la banca valuta investimenti in infrastrutture rinnovabili e nell’87% si pone obiettivi di risparmio energetico.

FONTE: Rinnovabili & Territorio

Articoli correlati