Il biologico italiano vola ma la legge arranca

Il biologico italiano continua a crescere. Questa la fotografia che emerge alla conclusione della 33° edizione di Sana. Preceduta anche quest’anno dagli Stati Generali del biologico RivoluzioneBio. Superfici, operatori e consumi bio fanno registrare ancora una volta un andamento positivo.

I numeri presentati dal Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Mipaaf, confermano che la superficie biologica nel 2020 è aumentata rispetto all’anno precedente del 5,1%. Evidenziando tuttavia un trend di incremento più modesto rispetto ai principali Paesi europei, in particolare Germania, Francia e Spagna. I terreni coltivati a biologico nel 2020 hanno superato i 2,1 milioni di ettari. La Sau (superficie agricola utilizzata) bio italiana ha raggiunto così quota 16,6%: su 100 ettari circa 17 sono coltivati a biologico.

Nel dettaglio, nel corso del 2020, a incidere maggiormente sulla crescita globale sono state le superfici coltivate a vite e le colture foraggere. Più contenuto invece l’incremento degli ettari dedicati a cereali (+1%) e ad olivo (+2%). Dai dati presentati dal Sinab risulta, inoltre, una crescita del numero degli operatori del settore che ha raggiunto le 81.731 unità. Con un incremento dell’1,3%.

Anche gli andamenti del mercato confermano i trend positivi del biologico

Secondo i dati dell’Osservatorio Sana, promosso da Bologna Fiere e curato da Nomisma, nel 2021 (fino a luglio) i consumi interni hanno registrato un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. La spesa delle famiglie italiane si è attestata a 4,6 miliardi di euro: 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno un prodotto biologico. Negli ultimi dieci anni i consumi interni hanno registrato un’impennata del 133%.

Ma è l’incremento dell’export il dato più significativo: è aumentato dell’11%, raggiungendo quota 2,9 miliardi. Con una crescita negli ultimi dieci anni del 156%. L’Italia si posiziona al secondo posto per l’export di prodotti biologici dopo gli Stati Uniti.

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Il Salone del biologico ha fatto emergere però anche alcune criticità. In particolare altri paesi europei crescono nelle superfici bio e negli operatori in maniera molto più consistente rispetto a noi. E soprattutto è ulteriormente aumentata, nel nostro Paese, l’importazione di prodotti biologici. Coprendo parti di mercato che invece possono rappresentare uno spazio positivo per gli agricoltori italiani.

Per questo è fondamentale affrontare le criticità del settore per poter cogliere le opportunità di questa fase strategica. Per un comparto sostenuto dalle scelte sempre più consapevoli dei cittadini. E promosso anche a livello europeo dalle strategie Green Deal e Farm to Fork e Biodiversità. Strategie che hanno l’obiettivo di triplicare le superfici agricole bio e ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030.

Al nostro paese, infatti, servono adesso scelte politiche coraggiose. Politiche che investano nel biologico per colmare il gap di crescita con gli altri paesi. E supportare la transizione ecologica dell’agricoltura italiana. Iniziando dal Piano Strategico Nazionale della Pac. Partendo da una percentuale doppia rispetto alla media europea, l’obiettivo è raggiungere il 30% di superficie coltivata a bio già nel 2027.

Ma per cogliere queste opportunità è fondamentale un’immediata approvazione definitiva della legge sul biologico che consenta di avere a disposizione tutti gli strumenti necessari. Ci piace infine evidenziare che dai dati presentati emerge che il settore che cresce a ritmi più sostenuti è quello del vino. La superficie viticola bio italiana è infatti cresciuta negli ultimi dieci anni di oltre il 124%.

Nell’ambito di Sana vi è stata la firma da parte di FederBio del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto

Si tratta di un decalogo che fornisce linee guida per una produzione vitivinicola improntata al rispetto del territorio, degli eco-sistemi e dei diritti di tutti gli attori della filiera.

La sigla del Manifesto sancisce il ruolo centrale della produzione vitivinicola biologica nel percorso di transizione agroecologica. E punta all’obiettivo che ogni cantina collabori con l’intera comunità agricola locale per contribuire alla crescita e alla valorizzazione dei territori rurali.

Maria Grazia MammucciniPresidente FederBio

Redazione

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