Dario Franceschini Photo Roberto Monaldo / LaPresse

Geotermia a ciclo binario bloccata dal miope Franceschini

Geotermia, la riflessione di Sergio Ferraris, Direttore Nextville, sulla vicenda della centrale geotermoelettrica in Val di Paglia. Centrale proposta da Sorgenia, nel territorio comunale di Abbadia San Salvatore, ed ora osteggiata dal Ministro Franceschini.

«I paesi che hanno troppa storia alle loro spalle, spesso ne sono schiacciati». In questa sintesi, del giornalista Ryszard Kapuscinski, si può riassumere l’opposizione alle fonti rinnovabili che ora ha un nuovo capitolo.

Ricordiamo l’opposizione per motivi paesaggistici al primo parco eolico off-shore del Mar Mediterraneo, sorto davanti all’Ilva di Taranto con 13 anni di ritardo. E gli infiniti dinieghi al fotovoltaico a terra da parte delle Soprintendenze, anche quando sorgono in zone non vincolate. Ora arriva l’opposizione netta alla geotermia.

Il ministro della Cultura Franceschini ha, infatti, firmato il ricorso presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo contro la realizzazione della centrale geotermoelettrica in Val di Paglia. Progetto a cui la Regione Toscana aveva dato parere positivo. Fate attenzione al contesto.

Primo esempio di un impianto geotermico a ciclo chiuso, il progetto in questione ha il grande vantaggio di evitare di disperdere sostanze inquinanti nell’ambiente. A differenza della tecnologia flash, infatti, il ciclo binario cede il calore del geofluido ad un secondo fluido attraverso uno scambiatore di calore. In questo modo il fluido geotermico non viene rilasciano nell’ambiente, ma reiniettato nel sottosuolo. Nel caso specifico, si eviterebbe l’inquinamento da mercurio, presente in maniera massiccia nel sottosuolo del Monte Amiata, da cui proviene il geofluido utilizzato dall’impianto stesso.

L’intervento sarà realizzato nel fondovalle in una zona industriale e occuperà una superficie di circa un ettaro. Ma, soprattutto, insisterà sul comune di Abbadia San Salvatore che, per decenni, è stato l’unico centro abitato a opporsi alla vecchia tecnologia flash. Rinunciando alle royalty aggiuntive che, invece, gli altri comuni della zona hanno incassato.

E, nonostante ciò, l’impianto di nuova tecnologia è stato accettato dagli abitanti. Per due ordini di motivi. Il progetto della centrale geotermica era nel programma elettorale dell’attuale amministrazione, che è stata confermata per la seconda volta nelle elezioni del 2019. Inoltre, i sistemi geotermici di questo tipo hanno un fattore di capacità del 90%. Tradotto: producono energia per circa 8.000 ore all’anno (basti pensare che il fattore di capacità del fotovoltaico in Italia è mediamente del 13,1%). E ciò li rende particolarmente preziosi per lavorare alla stabilizzazione della rete elettrica. Consentendo così un utilizzo ottimale delle fonti rinnovabili intermittenti come l’eolico e il fotovoltaico.

E oltre all’elettricità c’è il calore. Già perché, una volta prodotta l’energia elettrica, il calore residuo può essere utilizzato per altri scopi. Sorgenia, infatti, fornirà gratuitamente i cascami di calore alle imprese che ne avranno bisogno. E ci sono interessi da parte di aziende attivi nella coltivazione in serra idroponica e nel riciclo del legno. Cosa che riguarda anche i Comuni limitrofi, uno dei quali s’oppone alla centrale.

L’area industriale, infatti, non è solo quella di Abbadia San Salvatore, ma fa parte di un consorzio varato negli anni ’70, da parte anche dei Comuni di San Casciano Bagni, Piancastagnaio e Radicofani. Questi decisero all’epoca di concentrare le attività industriali in una zona sul fondo valle, con un basso impatto paesaggistico. Ragione per la quale non si capisce l’opposizione da parte del comune di Radicofani al progetto.

Oltre a ciò, una parte delle royalty dell’impianto sarebbero destinate alla riqualificazione dell’asse fluviale del fiume Paglia anche in chiave di un turismo sostenibile. Cosa della quale la zona ha bisogno. Visto che negli ultimi decenni il turismo invernale del Monte Amiata è calato del 50% per via del sempre minore innevamento causato dai cambiamenti climatici.

Infine, c’è l’aspetto tecnologico. La realizzazione di un impianto geotermico a ciclo chiuso consentirebbe lo sviluppo industriale di tecnologie delle quali l’Italia, assieme alla Germania, è leader in Europa.

Forse sarebbe il caso che il Ministro della Cultura Franceschini riflettesse su ciò. Anche per evitare di ripetere l’errore del solare termico ad alta concentrazione. Tecnologia sulla quale, nonostante il brevetto fondamentale dei captatori fosse italiano (Enea, per la precisione), così come l’azienda promotrice, si è perso il treno delle commesse miliardarie estere. 20 miliardi di dollari solo in Arabia Saudita. Perché? Sempre per via dell’opposizione per motivi paesaggistici a un paio d’impianti solari a concentrazione dimostrativi che dovevano sorgere in zone industriali della Sardegna. E senza i quali è stato impossibile partecipare alle aste. La storia che “schiaccia” sembra ora ripetersi per la geotermia a ciclo chiuso.

Articolo uscito su Nextville.it

foto copertina: Autore: LaPresse / Roberto Monaldo | Ringraziamenti: LAPRESSE

Redazione

Articoli correlati

0 0 votes
Article Rating
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

[…] Geotermia a ciclo binario bloccata dal miope Franceschini […]