Generazione distribuita e filiera GNL. Ambiti strategici per lo sviluppo del Paese

Intervista a Marco Golinelli, Vice President Wärtsilä Italia, durante la “II Conferenza Nazionale GNL nei trasporti” evento di riferimento del settore in Italia


Dottor Golinelli, il focus posto negli anni scorsi da Wärtsilä sulla Smart Power Generation si va oggi a integrare con la filiera del GNL; un ambito che state seguendo con particolare attenzione e può oggi aprire un fronte nuovo su trasporti e generazione distribuita. Come si posiziona l’azienda in quest’ambito?

L’impegno sul GNL in Italia dipenderà da molti fattori; in primis l’uscita da una sorta di contraddizione per cui oggi il potenziale valore del progetto non si affianca a un adeguato schema normativo, praticamente assente. In merito alla generazione distribuita invece, anche leggendo il recente documento di consultazione pubblicato da Terna, fornisce dati chiari a favore di una maggior flessibilità ed efficienza nella produzione di energia. Quindi la nostra attività si dimostra assolutamente coerente con tali prospettive.

Serve una precisa volontà per far evolvere entrambi gli ambiti che trovano peraltro sinergie evidenti, a favore di maggiore efficienza di sistema e riduzione dei costi dell’energia per gli italiani.

Mi pare si cerchi invece di tener in vita il sistema attuale – e il capacity payment ne è la manifestazione più evidente – senza facilitare la transizione verso un sistema diverso, necessario anche per generare efficienza da riportare in bolletta.

Se poi leggiamo l’ultimo rapporto sul Climate Change vediamo come l’attuale disastrosa situazione ambientale non possa che orientare verso un  maggior uso del gas e delle rinnovabili; ma, ripeto, con impianti estremamente diffusi e flessibili.

GNL e generazione distribuita rappresentano due filiere industriali interessanti e integrate su cui l’Italia può occupare un posto importante a livello internazionale.

Senz’altro, la stessa Wärtsilä, società finlandese, produce motori d’eccellenza a Trieste – dove ospitiamo tra l’altro un importante centro ricerche – frutto di ingegneria italiana. Ricordo che i grandi motori a gas per la propulsione navale sono un presidio tutto italiano. Così come, per fare un altro esempio, Firenze è diventato un centro di competenze  per R&D dei motori giapponesi Yanmar.

Con il GNL si può davvero parlare di filiera integrata senza pensare alla costruzione di grandi rigassificatori, partita su cui il Paese credo sarà poco presente; ma se parliamo di piccoli hub distribuiti sulle coste come sostegno per esempio alla propulsione navale a gas, allora si può ben capire come lo stesso Mediterraneo possa davvero cambiar volto in ottica green anche attraverso il contributo infrastrutturale del nostro Paese. Pensiamo tra l’altro all’importanza che acquisterebbe la regione Sardegna quale rotta privilegiata verso Gibilterra!

Un processo che può partire subito, con tecnologie disponibili sia per piccoli impianti di liquefazione che per terminali di rigassificazione; taglie ragionevoli anche per la nostra conformazione geografica. Il problema potrebbe essere che dietro grandi impianti ci sono grandi capitali provenienti da soggetti in grado di fare investimenti mentre per piccole strutture integrate serve una decisione di sistema.

Su molti fronti il refrain è lo stesso: la tecnologia è disponibile manca un’ottica di sistema. Ne usciremo mai?

Basterebbe pensare con attenzione ad aspetti quali la riqualificazione dei porti o una maggior attenzione ambientale per la navigazione nel Mediterraneo per capire che certi processi andrebbero accelerati; per arrivare a conversioni di impianti attuali, sistemi di abbattimento a bordo, produzione di navi nuove e cambiare il profilo del settore.

Nel caso del GNL la convergenza tra soggetti industriali – dai fornitori di gas agli armatori, ai produttori di motori – è davvero interessante. Gli armatori cercano fondi della Comunità Europea per la realizzazione di navi “eco-fliendly”; ogni tre mesi circa ci sono dei bandi a cui partecipano società europee, dove si unisce il soggetto preposto al cantiere, e il maker che fornisce l’equipaggiamento al progettista. Elementi in partnership in grado di essere proattivi in tempi molto rapidi. Qualcuno è disposto a prendersi il rischio anticipando lo stanziamento di finanziamenti; ma ad oggi purtroppo, anche Ministero delle Infrastrutture e Marina Militare, che dovrebbero darci riferimenti certi, si muovono all’interno di un quadro regolatorio poco chiaro.

Ma si tratta di investimenti che si sviluppano nel lungo periodo, che necessitano di regole, anche fiscali, stabili nel tempo per garantire sostenibilità economica anche a favore di quella ambientale. La SEN parlava di hub del gas e faceva ben sperare. Stabilità serve anche per gli elementi a contorno; pensiamo per esempio al tema conversione: ho un risparmio sull’utilizzo di un combustibile rispetto a un altro, investo, ma se poi le accise mi fanno salire il prezzo nel tempo? O ci sono vincoli ambientali e hai obblighi, oppure com’è ora se il focus è sulla parte economica il quadro torna poco affidabile. L’ambiente sembra ancora un effetto collaterale, si pensa soprattutto quanto risparmiare su un bunker, il costo che incide di più sulla gestione della nave. Ma l’impatto ambientale rimane un tema secondario mentre i due ambiti – sostenibilità economica e ambientale – devono correre in parallelo.

Si parla di una nuova Golden Age del gas, supportata a maggior ragione dalla diffusione del GNL.

Per il navale, con la Marina Militare che non ha vincoli normativi, il gas diventa elemento fondamentale e una richiesta specifica da parte dai vertici; l’Arma può davvero fare da apripista. Qualche settimana fa è stato presentato l’outlook di Exxon Mobile, che confermava pienamente questa centralità del gas, quello dei tubi ma pure quello liquefatto grazie alla possibilità di una nuova infrastruttura capillare che possa unirsi a quella dei grandi metanodotti.


Sta parlando di una sorta di distribuzione gas su un modello “diffuso” che diventa opportunità per player di taglie diverse, compresi i colossi
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Un’opportunità per tutti, anche per Wärtsilä che, grazie anche a una serie di acquisizioni, presidia tutta l’ampia filiera che va dalla generazione di energia per l’estrazione nel campo petrolifero, alla banchina di partenza per continuare con l’impianto di liquefazione fino al terminale di rigassificazione di piccola e media taglia, passando naturalmente dai trasporti (motorizzazione navale a gas). Per tornare poi, chiudendo il cerchio, alla Smart Power Generation con impianti a gas in grado di accendersi e spegnersi in un minuto.

Avete fatto investimenti sulla filiera del GNL quando ancora non si prospettava un contesto così favorevole, almeno potenzialmente, come quello attuale. Capacità di analisi a lungo periodo e intuizione?

Uno degli indicatori è stato il successo dello sviluppo dell’attività delle metaniere in questi anni. Abbiamo visto che investire poteva avere un senso in coerenza con la strategia di generazione distribuita già adottata.

Abbiamo pensato alla Sardegna per esempio, per terminali a GNL e centrali di medie dimensioni a gas; oggi abbiamo impianti a Lampedusa e Pantelleria, che prefigurano un percorso pregno di prospettive.

Liquefazione del gas diventa sinonimo di liquidità del mercato.

Il mercato diventa con il GNL davvero liquido e soprattutto, se l’idea dell’hub del gas avanza, una possibilità straordinaria per l’Italia di fare mercato, di fare qui i prezzi. Una seria analisi costi benefici farebbe emergere in modo evidente che converrebbe ai decisori facilitare autorizzazioni e regole tecnico-normative che vadano in questa direzione.

Un processo che potrebbe favorire anche la grande industria energivora, e sviluppare know how per comprare e vendere meglio la materia prima gas.

Cosa dunque dobbiamo auspicarci che succeda da domani?

Innanzitutto che il legislatore comprenda che questa è un’opportunità per il sistema Italia. Non chiediamo sussidi ma autorizzazioni, facilitazioni tecnico-normative che abbiano un principio e una strategia chiara.

Si apre un rapporto nuovo con i nostri clienti, siano essi grandi consumatori o grandi produttori di gas; i primi saranno sempre più interessati per ridurre le loro bollette a fronte della capacità di acquisire a terra gas saltando passaggi oggi obbligati. A terra le industrie consumano gas, non c’è dubbio, possono ritrovare margini comprando meglio la materia prima e trovando risorse per costruire l’impianto di rigassificazione.

I clienti navali invece sono oggi disponibili a partecipare a investimenti che riguardino le logistiche nei porti; ci vogliono autorizzazioni per bruciare gas meno stringenti e gli armatori sono disponibili a investire dove ci sono meno rischi nell’ottenere autorizzazioni.

Forse anche in questo caso come in altri serve dare il via a un processo di conoscenza, quindi di informazione, per la formazione del consenso.

Un tema centrale che coinvolge più settori. Ma se penso alla Sardegna – per fare un esempio significativo – che non dispone di rete per il metano e dove ogni cucina ha una bombola a GPL dico che portare il GNL in modo diffuso sul territorio potrebbe risolvere un grande problema, sia economico che di sicurezza.

FONTE | Industriaenergia

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