Follie italiane: riapre la centrale a carbone di Genova

Pubblichiamo di seguito l’articolo di Mariagrazia Midulla,  responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che condividiamo in toto, permettendoci di aggiungere due annotazioni.

Se l’obiettivo è la sicurezza della rete elettrica, non si capisce perchè non far funzionare le due sezioni a ciclo combinato a metano della centrale di La Spezia a pieno regime, dato che oggi funzionano ben al di sotto della capacità installata e con una potenza ancora sfruttabile da due a tre volte superiore a quanto si vuole riaccende a carbone a Genova.

Se si fa ripartire il carbone invece del metano per una motivazione di costi, confidando sul fatto che il prezzo medio del kwh prodotto a carbone è più basso della metà di quello prodotto a metano, la riaccensione provvisoria dell’unica parte dell’impianto di Genova ancora utilizzabile, rappresenta una monumentale sciocchezza anche da questo punto di vista, dal momento che gli enormi costi di riavviamento e di successiva ridismissione obbligatoria per la obsolescenza oramai conclamata degli impianti (alcune turbine dell’impianto presentano ancora le targhette del Piano Marshall), porterebbero il costo medio del kwh prodotta a Genova dal carbone, ben al di sopra dei costi di quello prodotto con il metano.

Una decisione, quella ministeriale, che rappresenta un danno grave alla stessa Enel, che oramai da un anno ha impiegato risorse umane e finanziarie in ben altre direzioni e chi si intende davvero di processi industriali sa che simili cambi di rotta risultano devastanti per gli equilibri aziendali, che a noi stanno a cuore, non soltanto perchè si tratta di una azienda italiana, ma anche perchè il Ministero del Tesoro ne detiene ancora la golden share ed il 30% del capitale.

Fabio Roggiolani Vice Presidente Giga/FREE 

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Sei mesi fa, Enel aveva annunciato l’ultimo carico di carbone per la centrale di Genova, inserita tra le 23 centrali da dismettere e di fatto già in spegnimento. Oggi la centrale riapre su richiesta del Ministero per lo Sviluppo Economico su segnalazione di Terna, con la scusa del venir meno dell’energia nucleare francese. Una scusa che non regge, secondo il WWF, perché nel Nord Italia ci sono moltissime centrali a gas a ciclo combinato, più efficienti e meno impattanti dal punto di vista sanitario e ambientale.

“E’ una decisione gravissima – dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – che usa scuse rese risibili dalla enorme sovra capacità italiana: siamo in grado di produrre quasi 117 GW di energia elettrica a fronte del massimo picco di domanda interna di 60,5 GW. In realtà, si riapre al carbone dopo che erano venute prese di posizione e impegni formali per l’abbandono di questa fonte pericolosa sia per la salute che per l’ambiente e letale per il clima (produce 2 volte di più CO2 delle centrali a gas). La richiesta di riapertura di Genova si configura addirittura come una violazione del libero mercato, dal momento che Enel è diventata una SPA e ci potrebbero essere altri operatori interessati a soddisfare la domanda di energia francese o il mancato acquisto dell’energia nucleare d’oltralpe a fini speculativi (visto che viene rivenduta a caro prezzo e importata praticamente a costo zero, non perché ne abbiamo bisogno). Questa è una vicenda che certamente segnaleremo alla Unione Europea. La richiesta del MISE denuncia, oltretutto, che nel Nord Italia si è fatto e si sta facendo poco per le rinnovabili, mentre al Sud la situazione è migliore. In Liguria, ad esempio, il fotovoltaico non copre nemmeno il 2% del fabbisogno elettrico regionale”.

La centrale a carbone di Genova era originariamente costituita da tre gruppi, per complessivi 295 MW, realizzati negli anni ‘50. Le due unità più piccole e vecchie sono state messe fuori servizio nel 2012 e nel 2014, mentre la terza unità (da 155MW) doveva essere chiusa entro il 2017 (anno per cui è comunque autorizzata a funzionare per 2.000 ore). Nel 2015 l’impianto, pur con la sola unità da 155 MW, ha emesso ben 807.445 tonnellate di CO2 (dato ufficiale ETS). Ma quando erano in funzione anche le altre due unità, le emissioni arrivavano ad essere anche più che doppie.
La richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico prelude anche al finanziamento dell’attività della centrale di ENEL attraverso meccanismi di capacity payment a carico dei consumatori tramite la bolletta, veri e propri sussidi ai combustibili fossili, in questo caso addirittura al peggiore dei combustibili fossili.


Per il WWF la centrale di Genova va chiusa: non un euro della bolletta degli italiani deve andare al carbone. Il WWF chiede al governo italiano di mantenere e sostanziare l’impegno a uscire rapidamente dal carbone, primo passo per tener fede all’Accordo di Parigi sul Clima e intraprendere la strada dello Sviluppo Sostenibile, non cedendo alle pressioni delle lobby italiane ed estere.

Fonte articolo: WWF Italia 

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