Erbicidi killer: il mondo si muove contro il glifosato

Mi capita sempre più spesso di parlare del ruolo che una agricoltura sempre più concentrata ed assolutamente irrispettosa delle comunità locali sta avendo a livello ambientale e sociosanitario. Una agricoltura sempre più dominata da potenti lobbies che fanno capo a mastodontiche multinazionali che tengono in pugno l’intera filiera, dalle sementi fino a fitoframaci, pesticidi e diserbanti.


Proprio questi ultimi sono sempre più nell’occhio del ciclone anche perchè autentici killer per la salute umana e di interi ecosistemi, con l’Italia con un non certo edificante ruolo di primo piano nel loro utilizzo (vedi post «Pesticidi killer: Italia triste leader che continua ad investirci nell’anno di EXPO»).

E’ proprio sul punto pesticidi, con particolare riferimento alla sentenza dell’OMS, che ha definito uno tra i più micidiali tra questi come ilglifosato «probabilmente cancerogeno per l’uomo» che si sta finalmente scatenando l’attacco finale al micidialeerbicida Roundup prodotto dalla Monsanto. Dal momento della sentenza OMS infatti, una autentica ondata di indignazione si è levata in tutto il mondo, a tal punto che molte nazioni sono state costrette ad adeguare i regolamenti, subendo spesso class action e denunce da parte dei cittadini. Una esclation anche a livello di cause legali provenienti dalla società civile nei confronti del grande gigante Monsanto. Una sentenza, quella OMS sul tema, che sta rapidamente aprendo scenari fino a oggi inaspettati, tra i quali c’è finalmente il possibile tramonto di uno dei principi attivi più utilizzati nell’agricoltura intensiva promossa dalle multinazionali nell’agricolura di tutto il mondo. La panoramica globale di questi attacchi al glifosato è stata riassunta in un articolo apparso su una pagina dell’Institute of Science in Society (link articolo) a cura della dottoressa Eva Sirinathsinghji, scienziata che lavora nell’istituto facendo ricerca sugli OGM. Una reazione importante ed a catena quella innescata dalla sentenza OMS con effetti già avvenuti in diversi paesi del globo che cerchiamo di passare in rassegna per individuarne le rispettive specificità.

  • Colombia: nel paese storico del narcotraffico il governo ha deciso di sospendere l’irrorazione delle piantagioni illegali di cocaina e quelle di papaveri, ponendo fine ad una guerra alla droga con il glifosato sostenuta dagli Stati Uniti, che però non ha dato alcun effetto, se non quello di uccidere gli innocenti contadini dei dintorni. Si tratta di un divieto che dovrebbe entrare in vigore nel giro di poche settimane, a seguito di un voto del Consiglio Nazionale Narcotici che ha fatto registrare una maggioranza schiacciante di 7 favorevoli a favore del divieto contro 1 solo contrario. Il giorno prima del voto, l’Associazione Interamericana per la Difesa Ambientale (AIDA) ha consegnato 24 mila firme al Ministro della Giustizia, che presiede anche il Consiglio Narcotici, per indurre a questa decisione.
  • Bermuda: il famoso paradiso fiscale e territorio britannico nell’Atlantico ha vietato con effetto immediato a seguito della valutazione dell’OMS le importazioni di glifosato, come annunciato dal ministro della Salute, Jeanne Atherden, ed il grande sostegno degli agricoltori locali.
  • Sri Lanka: il Paese nel quale la decisione di vietare il micidiale erbicida è più recente e giunta dopo la elezione del nuovo presidente, ex contadino ed ex ministro della Salute, Maithripala Sirisena. Si è trattato di una decisione giunta sull’onda di una epidemia di malattia renale cronica. Un evento che evidenzia come la tossicità del glifosato non si limiti solo alla cancerogenicità, con il governo sta pagando un costo sociosanitario elevatissivo fornendo assistenza sanitaria ad oltre 25 mila cittadini colpiti.

Passando all’ancora più folto gruppo di nazioni vicine al divieto, nelle quali sono in corso proteste e richieste di moratoria, abbiamo:

  • Unione Europea: dove la Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE), presente in tutti i 27 Paesi UE, ha scritto ai funzionari di Parlamento e Commissione Europea, chiedendo il divieto immediato dell’erbicida e di altri insetticidi giudicati cancerogeni dall’OMS. La procedura di rivalutazione dovrebbe essere conclusa entro la fine dell’anno in corso, nonostante che il processo in corso sia fortemente condizionato dalla presenza e dalle pressioni di lobby della chimica nei panel scientifici che producono gli studi di impatto, con gli attivisti dei movimenti che dovranno lavorare duro, tenendo alta la guardia, se vorranno ottenere giustizia finale.
  • Germania: nel paese i ministri dei Länder tedeschi per la protezione dei consumatori hanno chiesto al governo centrale di vietare le forniture e l’utilizzo del glifosato da parte dei privati sulla base del principio di precauzione.
  • Svizzera: dove le grandi catene di supermercati si apprestano a vietare i prodotti contenenti glifosato.
  • Danimarca: dove l’autority per l’Ambiente di lavoro ha fatto propria la definizione dell’OMS, dichiarando il glifosato cancerogeno con la conseguenza di passare all’utilizzo di sostanze chimiche alternative.
  • Stati Uniti: dove un gruppo di cittadini di Los Angeles ha fatto causa alla Monsanto, contestandole la falsificazione delle richieste di sicurezza ottenute dal Roundup, sostanza che non interverrebbe su un solo enzima, ma interromperebbe la funzione di molti altri.
  • Brasile: che si trova ad affrontare una crescente pressione, con il Pubblico ministero che ha scritto una lettera alla Agenzia di Sorveglianza nazionale sulla Salute (ANVISA), invitandola urgentemente a rivalutare la sua posizione sul glifosato e a revocare le autorizzazioni sulle colture OGM resistenti all’erbicida.
  • Argentina: nella quale 30.000 operatori sanitari appartenenti al Sindacato dei medici e professionisti della salute (FESPROSA) si sono schierati a sostegno della decisione dell’OMS, sostenendo che il glifosato «non solo provoca il cancro, ma ad esso è anche associato un aumento di aborti spontanei, difetti di nascita, malattie della pelle, delle vie respiratorie e malattie neurologiche». Sulla stessa posizione anche la Società di Ematologia-Oncologia Pediatrica (SAHOP), la quale ha rilasciato una dichiarazione, firmata dal Presidente Pedro Zubizarreta, che chiede il divieto immediato di irrorazione del glifosato, contestando l’uso massiccio e in continuo aumento di prodotti tossici in agricoltura, mercificati come «innovazioni tecnologiche».
  • Cina: anche nel grande paese della muraglia , tre cittadini hanno querelato il Ministero dell’Agricoltura perché non aver reso pubblico il rapporto tossicologico che autorizzò, nel lontano 1988, l’utilizzo del glifosato nel Paese, con la Monsanto che rifornì direttamente al governo cinese.

Anche in Italia si è innescata una accesa discussione, sopratutto tra le associazioni che sostengono le colture biologiche, con la presa di posizione di Maria Grazia Mammuccini, portavoce del Tavolo delle associazioni contro i pesticidi, che ha denunciato gli interessi della Monsanto, appellandosi al Governo nazionale e all’UE affinché tuteli la salute ambientale e pubblica. Secondo la Mammuccini “Quella della Monsanto è una reazione di panico giustificata dagli enormi guadagni portati dall’erbicida alla multinazionale. Il nostro Paese e l’Unione Europea devono rispondere ad altri interessi, cioè agli interessi di milioni di agricoltori esposti direttamente all’uso del glifosato e alle centinaia di milioni di cittadini che nel continente consumano prodotti trattati con questo pesticida.” Anche per i movimenti ambientalisti nazionali, il nostro Governo sta ostacolando lo sviluppo dell’agricoltura biologica, gravando i produttori che scelgono metodi di coltivazione sostenibile di nuovi ulteriori oneri economici e burocratici.

Una sentenza provvidenziale quella dell’OMS, che potrebbe finalmente costituire un segnale per cercare di disegnare una agricoltura moderna ma rispettosa delle proprie origini e delle comunità locali, una agricoltura di nuovo basata su modelli distribuiti e non concentrati nelle mani di poche multinazionali. Una metafora, quella dei modelli distribuiti in luogo del modello “concentrato”, che come vediamo non riguarda solo la rivoluzione in atto nel mondo dell’energia ma anche il settore fondamentale per la vita come quello agricolo: è proprio il caso si dire che se vogliamo salvare la vita dell’uomo sulla terra la parola d’ordine è “distribuito”.

Sauro Secci

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