Deforestazione equivalente in Europa: segnali di allarme per l’Italia

Sono quasi 36.000 gli ettari di foresta che annualmente spariscono per far fronte ai consumi degli italiani. Ma il dato di deforestazione non avviene nell’ambito dei confini nazionali, dove si assiste ad un trend di segno opposto, con la superficie forestale cresciuta del 25% negli ultimi 30 anni, ma nei paesi di origine di merci come cacao, caffè, carne, soia, dove è da individuare il disboscamento. In questa triste classifica l’Italia si colloca peggio solo alla Germania a livello UE, con la stessa Germania che di ettari di foresta ne taglia oltre 43mila all’anno. Dopo l’Italia abbiamo poi la Spagna con 33mila ettari. (Foto di Free-Photos da Pixabay)

A spiegare meglio la deforestazione che arriva direttamente sugli scaffali dei nostri supermercati, attraverso specifici prodotti come quelli già citati, il nuovo rapporto del WWF “Stepping Up. The continuing impact of EU consumption on nature worldwide”. Nel dossier si fa il punto della situazione attraverso la presentazione di una panoramica con dati aggiornati, proponendo alcune modifiche alle politiche europee che potrebbero essere utili ad una correzione di rotta.

Secondo il WWF la UE dovrebbe dotarsi di una legge con obiettivi vincolanti sulla deforestazione, dal momento che gli impegni volontari non hanno funzionato, mancando tutti i target al 2020, con la situazione che in molti paesi di origine delle merci è addirittura peggiorata.

La seconda proposta del WWF alla UE, la quale sta preparando una legge per frenare la deforestazione incorporata nelle sue importazioni, è quella di allargare lo sguardo oltre le sole foreste, includendo anche altri ecosistemi ugualmente importanti sia per la biodiversità che per la sussistenza delle popolazioni locali. La nuova legge europea dovrebbe quindi rivolgersi sempre a “ecosistemi forestali e non-forestali”.

Come si avverte nel rapporto Alcuni degli impatti più significativi del consumo dell’UE sono già concentrati in paesaggi che non sono classificati come foreste, come in alcune parti del Cerrado e del Chaco. La domanda dell’UE potrebbe anche stimolare la conversione di altri ecosistemi oggi meno controllati.

Allargando un po’ lo sguardo, la performance europea sulla deforestazione è migliorata negli ultimi anni, segnando un -40% tra 2005 e 2017. Nello stesso periodo le importazioni dell’UE hanno causato il disboscamento di 3,5 milioni di ettari, emettendo 1.807 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 40% delle emissioni annuali complessive dell’UE, una performance ben lontana dall’essere soddisfacente. Le importazioni UE sono ancora responsabili del 16% della deforestazione globale, dopo la Cina, che ha un peso del 24%, ma ben davanti a Stati Uniti (7%), Giappone (5%) e India (9%).

La Redazione di Ecquologia

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