Cambiamenti Climatici e Siccità in Sicilia e Sardegna orientale

I cambiamenti climatici sono la causa principale della siccità estrema in Sicilia e Sardegna. Questi i risultati di un nuovo studio realizzato dal network di scienziati di World Weather Attribution.

La Sicilia e la Sardegna, le due isole più grandi d’Italia, importanti centri di agricoltura e turismo, hanno sofferto per le precipitazioni eccezionalmente basse e le temperature molto alte negli ultimi 12 mesi, raggiungendo condizioni di estrema siccità a partire da maggio 2024.

Dopo un autunno con precipitazioni molto al di sotto della media, il 2024 è stato caldo e secco nel Sud Italia per la maggior parte dell’anno, con allarmi di siccità emessi già a dicembre in Sicilia e da maggio in poi in Sardegna. Dopo le azioni settoriali per il bestiame e le acque potabili in alcune province a febbraio e marzo, nel maggio 2024 la Sicilia ha dichiarato lo stato di emergenza. L’assenza di piogge è ancora in corso e, con l’avvicinarsi della fine dell’estate boreale, i bacini idrici delle due isole sono quasi vuoti, nonostante il razionamento dell’acqua sia in vigore da febbraio. Con il severo razionamento, l’acqua non è stata disponibile per l’irrigazione in molte aree sensibili, con gravi conseguenze per l’agricoltura e l’allevamento.

Scienziati italiani, olandesi, svedesi, britannici, della Commissione europea e statunitensi hanno utilizzato metodologie consolidate per valutare se e in che misura i cambiamenti climatici abbiano influenzato la siccità di 12 mesi nelle due isole della Sicilia e della Sardegna.

Esistono diversi modi per caratterizzare una siccità: quella meteorologica è definita solo dalle scarse precipitazioni, mentre quella agricola combina le stime delle precipitazioni con l’evapotraspirazione o misura direttamente il contenuto di umidità del suolo. Poiché l’aumento dell’evapotraspirazione dovuto al riscaldamento regionale può giocare un ruolo importante nell’esacerbare gli impatti della siccità, in questo studio si valuta la siccità agricola attraverso l’indice di evapotraspirazione standardizzata delle precipitazioni (SPEI), che calcola la differenza tra le precipitazioni e l’evapotraspirazione potenziale per stimare l’acqua disponibile. Più i valori dello SPEI sono negativi, più l’assenza di piogge è classificata come grave. La Figura 1 mostra lo SPEI per i 12 mesi tra luglio 2023 e agosto 2024 sull’Italia e la categoria in cui rientra secondo il sistema di classificazione del Global Drought Monitor statunitense.

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Indice di evapotraspirazione standardizzata delle precipitazioni
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Valutazione della siccità

Conclusioni e risultati principali

Le principali attività economiche della Sicilia, l’agricoltura e il turismo, dipendono entrambe fortemente dalla disponibilità di acqua. Le conseguenze economiche di questa situazione sono quindi catastrofiche per molti abitanti della regione e la ripresa richiederà tempo. In Sardegna, l’agricoltura è meno importante dal punto di vista economico, ma ha un’elevata rilevanza culturale. Ciò comporta che le priorità idriche per l’uso domestico e per l’uso agricolo siano messe in discussione in entrambe le isole.

Anche gli ecosistemi naturali ne risentono. L’espansione agricola, soprattutto in Sicilia, ha aumentato la domanda di acqua. Si registra una diminuzione di 62 ettari all’anno dal 1990 negli ecosistemi naturali, comprese le zone umide.

In diversi dataset di osservazioni la siccità estrema, definita da SPEI12 (fig. 1), è tra le più gravi da quando sono iniziate le registrazioni. Tutti i dati concordano sul fatto che questa siccità non è molto rara in Sardegna nel clima odierno che si è riscaldato di 1,3°C principalmente a causa della combustione di combustibili fossili, con un periodo di ritorno di circa 10 anni (3 – 93 anni). In Sicilia, tale siccità non si verifica molto spesso, con un periodo di ritorno stimato di circa 100 anni (10 – 200.000 anni) nel clima attuale.

In base al sistema di classificazione utilizzato, la siccità di 1 su 10 anni in Sardegna, che oggi è una siccità “estrema” (D3), sarebbe classificata come una siccità “grave” (D2) senza gli effetti del cambiamento climatico. E con un ulteriore riscaldamento sarebbe una siccità “estrema” (D3) più grave. La siccità rara di 1 anno su 100 in Sicilia, che è anch’essa una siccità “estrema” (D3), sarebbe una siccità “grave” (D2) in assenza di cambiamenti climatici. Con un ulteriore riscaldamento di 0,7°C, diventerebbe una siccità “eccezionale” (D4). Per entrambe le isole, la probabilità di una siccità come definita da SPEI12 dall’agosto 2023 al luglio 2024 è aumentata di circa il 50% a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

Per comprendere le cause meteorologiche di questi cambiamenti in materia di siccità, si valutano anche le singole componenti che compongono l’indice di siccità. Ossia le precipitazioni, l’evapotraspirazione potenziale e la temperatura. Le variazioni delle precipitazioni sono piccole e non statisticamente significative. Al contrario, entrambi i valori osservati per l’evapotraspirazione potenziale e la temperatura di quest’anno sarebbero stati quasi impossibili da raggiungere senza i cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Si conclude quindi che l’aumento della gravità della siccità è dovuto principalmente al forte aumento delle temperature estreme dovuto al cambiamento climatico indotto dall’uomo.

È ormai assodato che i modelli climatici tendono a sottostimare l’aumento delle temperature estreme in Europa. Ciò spiega in parte la discrepanza tra i cambiamenti osservati nella frequenza e nell’intensità della siccità e quelli rappresentati nei modelli climatici.

A meno che il mondo non smetta rapidamente di bruciare combustibili fossili, questi eventi diventeranno ancora più comuni in futuro. In un mondo più caldo di 2°C rispetto al periodo preindustriale, che potrebbe verificarsi già nel 2050 senza una rapida e ampia riduzione delle emissioni di gas serra, siccità come quelle in Sicilia e Sardegna diventeranno più frequenti.

Una gestione efficace del rischio in regioni come la Sardegna e la Sicilia richiede un’attenzione costante alla preparazione e all’adattamento a lungo termine. Investire in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e gestione sostenibile delle risorse è fondamentale per mitigare gli impatti.

Fonte articolo: Climate change key driver of extreme drought in water scarce Sicily and Sardinia – World Weather Attribution – Immagine di Clark Wilson

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Redazione

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