Biogas: quello fatto bene

A BiogasItaly che si è svolto a Roma, si è verificato che il Biogasfattobene può diventare un’eccellenza italiana. (di Sergio Ferraris e Elena Pagliai)

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Connessione è la parola d’ordine, in tutti i settori. E il driver è l’information tecnology, con un flusso di dati che aumenta in maniera esponenziale. E l’agricoltura? Cosa fa l’agricoltura rispetto alla connettività elevata e valore, alla conoscenza guidata dai dati, rispetto a quella indirizzata dall’esperienza?

È con questa domanda al limite tra la provocazione che è iniziata, nei giorni scorsi, la terza edizione di BiogasItaly, l’evento di riferimento del biogas e del biometano in Italia. “L’alba di una nuova rivoluzione agricola” è stato scritto su Twitter e gli esperti intervenuti al convegno sono stati effettivamente in grado di mantenere l’attenzione sul l’equilibrio tra ambizione e concretezza degli obiettivi posti per il 2017 dal settore. Il cuore di questa rivoluzione agricola, come è stato affermato dal Presidente del CIB, Piero Gattoni, è la sintesi tra innovazione e tradizione che trova spazio nella produzione di biogas e biometano e nelle pratiche agricole portate avanti nel segno della sostenibilità ambientale. Ed è proprio la sostenibilità l’elemento fondante e il fine ultimo della ricerca in campo agricolo e la modalità con cui il Biogas è stato sviluppato in Italia.

La positività dell’intuizione del CIB di produrre un biogas fatto con biomasse addizionali, inclusivo di doppi raccolti, è confermata dallo studio di Ecofys, società olandese di consulenza su temi ambientali.

Posta sotto osservazione un’azienda agricola italiana che utilizza Biogasfattobene e integra produzione alimentare ed energetica, il responsabile del settore bioenergie e IULC di Ecofys, Daan Peters, presente al convegno, ha potuto constatare i benefici ambientali del progetto e verificare la tesi secondo cui è possibile la produzione di biomassa addizionale intensificando l’uso del suolo agricolo. Altra conferma, derivante dall’analisi svolta da Ecofys sul campo, è stata l’aumento della fertilità dei suoli grazie alla produzione di biomasse in doppi raccolti, affiancata alle tecniche di agricoltura conservativa.

A sostenere le tesi dell’efficienza del Biogas dal punto di vista sociale, economico e ambientale, sono state le testimonianze di tre agricoltori che hanno dimostrato la raggiungibilitá dello sviluppo agricolo con nuovi sistemi di coltivazione.

Considerati l’aumento di produttività e i benefici per l’ambiente, si può affermare l’effettiva portata rivoluzionaria dell’utilizzo del Biogasfattobene anche in vista della produzione di biometano come carburante avanzato.

Durante il convegno si è affrontata anche la questione internazionale, non è mancato, infatti, di definire le possibilità di esplorazione del modello e di verifica della sua scalabilità all’interno dell’UE. Secondo le stime di Ecofys, il modello Italiano può essere esportato e applicato in altre nazioni, dando così spazio al potenziale di produzione del biometano sostenibile, nell’ottica di ridurre le importazioni di gas naturale dai Paesi extra UE. Biogasfattobene è un’eccellenza mondiale e può e deve essere contributo per la ripartenza del settore agricolo. La necessità di un cambiamento radicale a fronte dei mutamenti climatici e della scarsità delle risorse naturali è chiara a tutti, tanto quanto l’importanza della tempestività di questo cambiamento. A questo proposito si rende ancor più rilevante la presenza di una normativa adeguata al pieno sviluppo di questo progetto, obiettivo al quale il CIB continua a lavorare con impegno.

Se l’Italia è da tempo uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, con una potenza elettrica installata di oltre 1000 megawatt (equivalenti a 2,4 miliardi di metri cubi di gas naturale), da un punto di vista prettamente qualitativo, il modello e disciplinare di produzione promosso dal Consorzio Italiano Biogas, denominato ‘Biogasdoneright’ (Biogasfattobene), sembra avere pochi eguali al mondo. Tale modello, basato sull’uso prevalente di sottoprodotti e sui doppi raccolti, in modo da non essere in competizione con le produzioni alimentari e foraggere, consente di produrre di più in modo sostenibile, contribuendo al contempo alla crescita delle energie rinnovabili.

«Crediamo che il modello del Biogasdoneright – spiega Piero Gattoni, presidente del CIB – sia vincente perché è in grado di dare una forte spinta all’innovazione e alla decarbonizzazione del settore agricolo. Lo stiamo dimostrando con evidenze scientifiche. Per questo abbiamo promosso un gruppo di lavoro internazionale per approfondire i temi del Biogasdoneright® e di sviluppare ulteriori conoscenze».

Il crescente interesse internazionale per Biogasdoneright® è testimoniato anche dalla costituzione di un team di esperti internazionali, coordinati dal professor Bruce Dale della Michigan University, che valuterà i principi di questo modello, verificando la scalabilità nei vari contesti internazionali.

«Sin dalla nostra costituzione 10 anni fa – spiega Piero Gattoni, presidente del CIB, Consorzio Italiano Biogas – ci siamo posti l’obiettivo di promuovere un percorso di sviluppo della digestione anerobica in azienda agricola che permettesse di continuare a produrre cibo e foraggi di qualità, in modo ancora più sostenibile e a costi minori, utilizzando sottoprodotti e colture di integrazione, come quelle di secondo raccolto che altrimenti non avrebbero avuto mercato. L’interesse di importanti studiosi internazionali per approfondire scientificamente quello che noi stiamo sperimentando nella pratica della gestione delle nostre aziende ci motiva a continuare lungo una strada che può portare le nostre aziende ad essere più competitive e sostenibili».Il biogas e il biometano prodotti secondo i principi del Biogasdoneright sono oltretutto carbon negative, come emerge da un’analisi di ciclo di vita (LCA) condotta dal CIB con il supporto del CRPA su un campione di quattro impianti di digestione anaerobica. Dallo studio emerge che l’elettricità prodotta dagli impianti sotto esame genera emissioni clima alteranti prevalentemente negative, in un range da -335 a 25 g CO2eq per kWh. L’elettricità prodotta oggi nell’Unione Europea (UE) ha emissioni pari a 752 g CO2eq per kWh distribuito all’utilizzatore. Il biometano, invece, ha emissioni che stanno in un range da 10 a -36 g di CO2eq per MegaJoule (MJ), mentre quello prodotto da un impianto convenzionale (non da Biogasfattobene) è di 34g CO2eq per MJ. Il gas naturale in UE produce 72 g CO2eq per MJ, mentre il combustibile fossile di riferimento in UE genera 115 g CO2eq per MJ.

A seguire due approfondimenti dei temi trattati, raccolti a margine dell’evento da Sergio Ferrars, con il presidente CIB, Piero Gattoni e il Vice Presidente Giga e coorganizzatore di Ecofuturo Festival, manifestazione che ha pienamente fatta proprio la filosofia del progetto CIB, Fabio Roggiolani

ed un focus sul nuovo, strategico ruolo del biometano nella mobilità sostenibile con Roberto Roasio di Ecomotive Solutions, Edorado Zanchini, Vice Presidente di Legambiente e Fabio Roggiolani di Giga.

Sergio Ferraris (Direttore di Qualenergia) e Elena Pagliai

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