L’economia non è collaborativa. Collaboriamo?

Il tempo corre veloce, l’economia neoclassica e liberista studiata nelle scuole è un dogma e viene riservato poco spazio alle teorie critiche o alternative.

Parole chiave, concezioni, modellizzazioni, dogma della domanda e offerta, equilibri ottimali, principi paretiani sono assorbiti osmoticamente da generazioni di studenti cui viene ancora oggi inculcato il concetto di Homo Oeconomicus, che basa (razionalmente!) le sue scelte sulla massimizzazione dell’utilità, relegando la cooperazione e la collaborazione tra individui e organizzazioni a temi più che marginali, alieni al nucleo della teoria economica.

Tutto questo, ripetiamo, viene ancora insegnato nelle scuole, nonostante le Scienze Comportamentali abbiano dimostrato che “l’uomo economico razionale”, descritto come essere solitario, competitivo ed insaziabile, di fatto non esiste e non è mai esistito.

L’Università di Economia prepara gli studenti ad affrontare i mercati e a gestire le imprese, sviluppando i temi connessi intimamente alla gestione aziendale, ma non amplia a sufficienza la visione al contesto: sarebbe necessario inquadrare l’azione dell’impresa all’interno di un tessuto sistemico interconnesso.

La massimizzazione dell’utilità è un concetto che non fa bene alla società.

L’economia, così come la conosciamo, non è in sostanza collaborativa.

Diventa quindi necessario insegnare come:

  • coordinare delle azioni con altri attori
  • applicare processi collaborativi tra reti e sistemi di imprese
  • interconnettere le strutture sociali dei territori e con le comunità.

Il tema della collaborazione come dogma organizzativo, interno ed esterno, manca nel percorso di insegnamento dell’Economia ed è quasi naturale che venga sviluppato arbitrariamente e parzialmente quando viene attuato, talvolta in maniera persino predatoria.

Ad oggi riteniamo che manchi un modello applicato di “fare impresa in modo positivo”, che si basi in maniera forte e compiuta su assunti economici completamente formati e non già su affermazioni generiche, che proprio perché vaghe e non regolate, non sono applicabili per creare cambiamenti di paradigma nell’economia reale.

Per queste ragioni è nata Collaboriamo, l’Associazione delle Società e delle Organizzazioni Collaborative, che custodisce il Modello OC (Organismo collaborativo) e ne condivide metodi e approcci, per cercare di dare nuove risposte a un’economia in trasformazione e per cercare di creare una grande Comunità, che possa dare vita ad un nuovo paradigma socio economico.

Collaboriamo nasce dalle idee condivise di un gruppo di amici e colleghi economisti, accademici, ambientalisti, sociologi, politici, cooperatori, imprenditori, avvocati, commercialisti, esperti di modelli organizzativi e rendicontazione sui temi della sostenibilità sociale e ambientale.

Per operare intorno ai concetti fondativi di Collaboriamo è necessario continuare ad aggregare risorse, menti, forze, esperienze e noti, unendo persone che vogliano contribuire idealmente a sviluppare e fare progredire nuovi Modelli Collaborativi, nelle imprese, nel terzo settore e nelle Istituzioni.

Collaboriamo si occupa anzitutto della diffusione delle Società Collaborative, imprese di capitali ibride che si rifanno pienamente alla normativa delle Srl e introducono il voto capitario, come le Cooperative, riconoscendo che le persone che si scelgono come soci possono contare tutti in egual misura, pur apportando risorse come idee, know how, capitale e clienti in forma differente.

Le Società Collaborative sovvertono il modello della Governance e allungano l’ottica di visione dell’impresa, cambiando il modo in cui le decisioni interne vengono prese.

Le Società Collaborative sono perfettamente armonizzate con la legislazione poiché il titolare delle quote rimane beneficiario della piena disponibilità delle stesse e di tutti i vantaggi relativi (liquidabilità, dividendi e rivalutazioni).

Collaboriamo custodisce anche il Modello OC e lo mette a disposizione, oltre che delle Società Collaborative, anche di Enti Pubblici, Società per azioni, Cooperative, Associazioni, Fondazioni, Gruppi di Acquisto Solidale, ecc. con l’obiettivo di creare un linguaggio condiviso tra Istituzioni, imprese e terzo settore che faccia crescere il senso di Comunità, dando centralità ai temi della Collaborazione e della Intergenerazionalità.

Per adottare il Modello OC è necessario porre in essere una serie di azioni quali:

  • nominare il Rappresentante Delle Future Generazioni
  • redigere il Piano Prospettico di Azione Quinquennale
  • sottoscrivere il Patto con le Future Generazioni
  • sottoscrivere e pubblicare sul proprio sito web il Manifesto Collaborativo
  • redigere la Relazione Annuale.
  • redigere il Bilancio Riassuntivo Quinquennale.

Ma che cos’è il Rappresentante delle Future Generazioni? E il Piano Prospettico di Azione Quinquennale?

Ne parleremo all’interno di un nuovo Articolo.

Buona Collaborazione!

GIANNI GIROTTO, Presidente Collaboriamo

Collaboriamo: Sito Web

https://ecquologia.com/ecofuturo-tv-2024-le-comunita-energetiche/

Redazione

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