La fine del lavoro così come lo conosciamo oggi

È arrivato il momento di affrontare la fine del lavoro così come lo conosciamo oggi. Un articolo di Alberto Puliafito, direttore di Slow News.

«Che cosa faremo dopo?» «Dopo quando?» «Quando sarà evidente che non ci sarà mai lavoro per tutti». Non sappiamo se questo dialogo sia mai avvenuto realmente fra persone che hanno la possibilità di prendere decisioni politiche. Però posso testimoniare che avviene regolarmente, con varianti, fra chi si occupa di questioni che si trovano all’intersezione di tecnologia e politica, di economia e sociologia, di povertà, ricchezza e disuguaglianze

C’è persino chi osa parlare, sempre più apertamente, di reddito di base universale e chi osa mettere in discussione il mercato del lavoro. Sottovoce, però, perché altrimenti si va contro alla religione del lavorismo. Nell’Olimpo delle divinità del lavorismo abitano il Lavoro e il suo Mercato, padre e madre di tutti gli altri dei. E poi il Sacrificio, il Merito, la Gavetta, la Missione, la Visione e via dicendo. La fede occidentale in queste divinità viene alimentata in vari modi dalla scuola, dai media, dall’arena politica. In realtà, a guardar bene, è un pantheon di cartone. Una scenografia puntellata, una finzione, una costruzione sociale che si tiene in piedi a suon di miti e leggende. 

Nel 2023 però, è successa una cosa che ha attirato l’attenzione di media e politica. Le intelligenze artificiali sono diventate pop: stiamo conoscendo macchine capaci, in risposta a comandi, di effettuare azioni che ci appaiono come creative. Produrre testo, realizzare immagini, fare calcoli, fare il caffè, piegare magliette ma anche assistere la diagnostica medica e la ricerca in ogni ambito. Se si impara a usare queste macchine, si possono inserire nella propria routine lavorativa per tutto ciò che è ripetitivo, per tutti i compiti che richiedono uno sforzo – fisico o intellettuale – a monte e poi la riproposizione di quello sforzo. Queste macchine sono, letteralmente, un motore che libera tempo: agevolano, aiutano, migliorano. Anche questo articolo è stato migliorato grazie a una di queste macchine, che mi ha aiutato a cercare refusi ed eventuali salti logici. 

Paure & macchine

Insieme alle macchine sono arrivate le paure. A marzo del 2023 Goldman Sachs ha previsto che ci saranno 300 milioni di posti di lavoro a rischio a causa di queste tecnologie. Di conseguenza, a gennaio del 2024, Giorgia Meloni ha parlato delle intelligenze artificiali che ci rubano il lavoro. Una retorica che sembra di aver già sentito da qualche parte con altri oggetti di paura (i meridionali, i migranti e via dicendo). Padre Paolo Benanti – teologo nominato a capo della Commissione Algoritmi in Italia – ha dichiarato che «rischiamo una società in cui verremo impiegati per piccoli lavoretti dove servono cose che le macchine ancora non possono fare». Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che il 40% dei posti di lavoro verrà interessato dalle intelligenze artificiali e che dunque bisogna usarle per il bene dell’umanità tutta.

Da tutte queste voci che si levano, cui possiamo riconoscere più o meno autorevolezza, manca quello che, con una metafora abusata, potremmo definire l’elefante nella stanza. E’ il dialogo che facciamo sottovoce. La sostituzione del lavoro a opera delle macchine è un fatto storico ben noto. Ci fa paura perché, nella contingenza, ci sono persone che lo perdono e che dunque non possono provvedere a sé stesse e ai propri cari. 

Ma chi, oggi, nel mondo occidentale vorrebbe fare il ragazzo dei birilli del bowling o il lampionaio? Chi vorrebbe fare la svegliatrice o il tagliatore di cubi di ghiaccio? 

Esattamente come alcuni lavori fisici sono stati sostituiti dalle macchine, lo stesso può accadere ai lavori intellettuali. Forti di quel che dovremmo aver imparato, da queste nuove macchine dovremmo pretendere la sostituzione progressiva dei lavori noiosi, rischiosi, pericolosi, inutili per recuperare una quantità enorme di tempo liberato per tutta l’umanitàContinua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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