FV ed elettricità nelle ore di punta. Le conclusioni di uno studio

La recentissima discesa in campo di Assoelettrica per reclamare il contingentamento del fotovoltaico conferma la tesi dello studio di Francesco Meneguzzo (comitato scientifico di Aspo Italia): “A partire da una potenza fotovoltaica installata di circa 1.000 MWp, questa inizia a incidere significativamente sul mercato elettrico, destrutturandolo sul lato dell’offerta e consentendo di spuntare prezzi più favorevoli”.

D’altra parte i membri del Tavolo della Domanda, è ovvio che abbiano interesse a pagare meno l’elettricità, ma quali interessi potrebbero spingere i produttori, visto che sono anche tra i maggiori investitori nel FV, se non la tutela dei loro extra profitti nelle ore di punta, che costano ai consumatori elettrici più degli incentivi al FV che tagliano (peak shaving)? L’iniezione di elettricità da fonte fotovoltaica coincide con le ore centrali della giornata, quando il prezzo dell’elettricità è maggiore: lo studio pubblicato su aspoitalia.it dimostra che la conseguente diminuzione dei costi al consumo supera il costo degli incentivi sulle stesse bollette elettriche ed ha la capacità di sterilizzare gli aumenti del costo del petrolio per i consumatori elettrici.


L’a.d. dell’Enel Fulvio Conti era stato molto esplicito il 9 marzo nell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera, reclamando per il fotovoltaico italiano il contingentamento della potenza annua incentivabile e la riduzione degli incentivi e non a caso era stato citato dall’on. Miccichè come ghost writer delle aggiunte dell’ultimo minuto del ministro, Paolo Romani al D. Lgs per abrogare il terzo Conto Energia, ignorando i risultati dell’iter parlamentare dei tre mesi precedenti.

In parallelo al blitz di Romani, il tempestivo annuncio dell’Autorità per l’Energia sull’aumento dei costi in bolletta determinati dal fotovoltaico, ha dato il via al gran finale del lungo e disordinato battage mediatico che durava da mesi. Ma gli “scandalosi”costi del fotovoltaico per i consumatori sono errati anche perché non tengono conto dei ricavi per l’erario, perché tranne casi marginali gli incentivi sono tassati, così come i profitti dell’intera filiera di fornitura e gestione che ne è il presupposto e per gli impianti a terra danno luogo al versamento dell’ICI.

Aggiungo sommessamente che lo studio dell’Agenzia tedesca per le Energie Rinnovabili su fotovoltaico e biodiversità, che si può scaricare su aspoitalia.it, fa giustizia dei pregiudizi di cui si è fatto portavoce un anno fa, in prima pagina su Repubblica, Carlo Petrini di Slow Food e che sono culminati nell’affermazione dell’ex ministro Galan che ha definito una bestemmia il fotovoltaico sui terreni agricoli, dopo averne nottetempo reintrodotto il divieto, già cancellato da Regioni e Parlamento.

Oltre alla creazione di habitat e di nutrimento per gli animali, il prato misto spontaneo che nei decenni si genera sotto i pannelli crea il suolo, mentre l’agricoltura specializzata lo distrugge, insieme alla sua capacità di trattenere come una spugna le piogge dei mesi precedenti. Se il problema fosse davvero il costo degli incentivi al fotovoltaico, perchè privarsi degli impianti che richiedono incentivi dimezzati rispetto a quelli sugli edifici e che danno più ore di lavoro remunerato agli agricoltori delle attuali monocolture?

Non sarà perché proprio i grandi impianti fotovoltaici sul suolo agricolo impediscono ai produttori elettrici di immettere elettricità in rete nelle ore di punta?

Nello studio si osserva che: “La curva del valore “teorico” della componente energia della tariffa elettrica, costruita a partire dalla relazione lineare tra questa e il costo del petrolio tra il 2004 e il 2008 e applicata ai costi del petrolio dal primo trimestre 2010, supera sempre la curva del valore “reale” della medesima componente energia, rappresentando sia pure approssimativamente e parzialmente lo scarto atteso tra il prezzo dell’elettricità che il consumatore italiano domestico tipo avrebbe sofferto in assenza di potenza fotovoltaica installata e il prezzo reale determinato dal mercato”.

Mario Carfagna – CEO, a.d. Photonica S.r.l.

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