Energia, da rinnovabili benefici al paese tra 22 e 38 MLD al 2030

Roma – I dati del Rapporto annuale Irex di Althesys. Particolare attenzione, dovrebbe essere dedicata alla valorizzazione dei sottoprodotti in agricoltura: il loro potenziale arriva a oltre 116 TWh annui, pari al 7%


Dalle delusioni sugli incentivi alla conquista dei mercati con le tecnologie. Da importatori ad esportatori, ma solo se le politiche industriali sosterranno la filiera produttiva che ha già uno sbocco naturale verso l’area mediterranea. E benefici netti al sistema-paese stimati tra i 22 e i 38 miliardi di euro al 2030. Questi alcuni dei punti chiave del Rapporto annuale Irex di Althesys, presentato a Roma nella sede del Gse. “L’industria delle rinnovabili – ha sottolineato Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – non sarà danneggiata dal taglio degli incentivi se le politiche industriali si orienteranno a sostenere la competitività italiana. L’industria italiana ha delle eccellenze che sono già indicate nel nostro Rapporto Annuale e che potrebbero essere valorizzate per rispondere alla domanda di tecnologia ed innovazione che arriva, ad esempio, dall’area del Mediterraneo. Siamo già in grado di passare dal ruolo di importatori netti di tecnologie, al ruolo di esportatori, ma dobbiamo capire che le rinnovabili non sono materia di filosofia ambientale ma una vera industria dell’energia”. Un concetto ribadito durante il convegno anche dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: “Le rinnovabili sono un’opzione necessaria e strategica per la crescita e i dati del Rapporto Althesys lo confermano. Nelle rinnovabili, specie nel fotovoltaico, sta accadendo quello che è successo nei cellulari o nei computer. Si sono abbattuti i costi di produzione e quindi i prezzi. Ora bisogna che le industrie ripensino i prodotti e le tecnologie ed il Governo, che ha rimodulato gli incentivi sulla base dei nuovi prezzi, sostenga le eccellenze italiane in modo che siano competitive anche all’estero”.


Dal tema degli incentivi di questi giorni, legato alla presentazione del Quinto Conto Energia, il dibattito sulle rinnovabili si è poi spostato alla filiera industriale. “E’ stato un errore garantire rendite finanziarie che non avevano nulla a che vedere con la produzione di energia o con lo sviluppo tecnologico – ha detto il ministro Clini -. Dobbiamo dare una direzione certa agli incentivi, puntando sulla generazione distribuita dell’elettricità e del calore, incardinata sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili”. “L’Italia produce già molta tecnologia – ha affermato Marangoni – molti degli impianti fatti da altri paesi, hanno pezzi rilevanti, turbine e motori, di design e realizzazione italiana. E’ come se aprendo il cofano di una Mercedes ci trovassimo dentro un motore italiano”. Sul tema degli incentivi, il Rapporto Irex evidenzia una posizione equilibrata rispetto al resto del mondo e presenta una stima costi e ricavi complessivi delle rinnovabili al 2011 in dieci paesi europei: Italia, Germania, Francia, Spagna, Grecia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Danimarca.

Sempre dal rapporto Irex emerge che la forte diffusione delle rinnovabili in Italia ha portato allo sviluppo di un’industria nazionale, con un indotto crescente nel manifatturiero e nei servizi. Nel fotovoltaico, per esempio, la produzione italiana di moduli vale oltre 1 GW e quella di inverter quasi 5 GW. L’eolico ha generato nel 2011 nel nostro paese un volume d’affari intorno ai 3,8 miliardi di euro e conta quasi 30mila occupati. “Gli interventi dei decreti ministeriali hanno senso – commenta Marangoni –. Questo però è un settore dove non ci sono più soltanto i pannelli cinesi, ma un’industria italiana che avrebbe bisogno di essere rafforzata. In quest’ottica è discutibile la creazione del registro degli impianti superiori a 12 kW. È veramente difficile, se non impossibile, da realizzare. Si tratta di un aggravio di burocrazia che non fa bene alla filiera. Se per gli incentivi ci portiamo nella media europea, per la burocrazia continuiamo ad essere tra i primi al mondo”. Altre tecnologie in cui l’Italia è all’avanguardia sono poi il solare termodinamico, geotermia e biomasse (ad esempio nelle turbine Orc, Organic rankine cycle) e il teleriscaldamento. Particolare attenzione, avverte Althesys, dovrebbe anche essere dedicata al rapporto con l’agricoltura valorizzandone i sottoprodotti: il loro potenziale arriva a oltre 116 TWh annui, pari al 7 per cento dell’obiettivo in termini di consumi finali da rinnovabili. Secondo una stima prudente, le rinnovabili generano benefici netti al sistema-paese tra 22 e 38 miliardi di euro al 2030. Il calcolo – aggiornamento di una rigorosa analisi scientifica che Althesys realizza da quattro anni – si fonda su un approccio differenziale che compara due scenari. I dati storici di generazione da rinnovabili dal 2008 e l’evoluzione al 2030 si confrontano con una situazione ipotetica in cui la produzione elettrica sia solo con fonti fossili. Le voci di costo considerate sono gli incentivi e i costi delle carenze infrastrutturali. Voci di beneficio sono gli effetti sull’occupazione, la riduzione delle emissioni di CO2 (fino a 83 milioni di tonnellate al 2030), altre emissioni evitate, l’indotto, gli effetti sul Pil e la riduzione del fuel risk.

FONTE : ilVelino/AGV

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