Sfalci e potature del verde pubblico: finalmente l’OK condizionato alla valorizzazione energetica

Le energie verdi e rinnovabili oltre ad essere da alcuni anni la formidabile leva verso modelli energetici finalmente distribuiti e partecipati dai cittadini, rappresentano una grandissima opportunità per quelle amministrazioni comunali sempre più nella morsa stretta del Patto di Stabilità, che ne riduce drasticamente le possibilità di spesa nelle opere più vicine alle comunità.


Tra le diverse opportunità offerte dalle rinnovabili per le municipalità c’è n’è una in particolare assolutamente inespressa, corrispondente alla possibilità di valorizzazione energetica di sfalci e potature di verde pubblico, fino ad oggi impedita dalla legge, vista la classificazione di questi residui come rifiuti. Ma anche per questa opportunità sembrano finalmente aprirsi nuove possibilità, dopo che la Direzione Generale dei Rifiuti del Ministero dell’Ambiente ha inviato una nota alla FIPER (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili) (link sito), nella quale chiarisce come i residui di sfalci e potature del verde urbano, in alcuni casi, non sono rifiuti ma sottoprodotti.

Una nota ministeriale sollecitata proprio dal Presidente FIPER Walter Righini, che il 19 maggio scorso, aveva inviato al Ministero dell’Ambiente una richiesta di chiarimenti sulla classificazione dei residui delle potature e sfalci del verde pubblico. Nellanota 27 maggio 2015, prot. n. 0006038/Rin (link), la Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento del Ministero ha ribadito l’interpretazione consolidata del Codice Ambientale (Dlgs 152/2006) e cioè che i residui di sfalci e potatura derivanti dalla manutenzione del verde urbano possono essere esclusi dalla disciplina dei rifiuti e utilizzati per produrre energia. Un distinguo importante è pero costituito dal fatto che l’esclusione dalla disciplina dei rifiuti vale solo “nei casi in cui l’utiizzo di tali residui assicuri il rispetto delle eventuali norme di settore vigenti, come per esempio, il rispetto della disciplina in materia di combustibili, in caso di destinazione alla combustione a fini energetici” e se è dimostrata la sussistenza dei requisiti richiesti dall’articolo 184 bis Dlgs 152/2006, relativa alla disciplina dei sottoprodotti.

Nel dettaglio la disciplina prevede che venga considerato sottoprodotto e non rifiuto, “una qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni:

  • la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
  • è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato nel corso della stesso o di un successivo processo di produzione da parte del produttore o di terzi;
  • la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
  • l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute o dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente e sulla salute umana”.

In mancata sussistenza di anche uno dei quattro requisiti sopracitati, i materiali derivanti da attività di sfalcio, potatura e manutenzione del territorio saranno da qualificare come rifiuti. Indubbiamente una precisazione importante ed una buona notizia accolta positivamente da FIPER, considerando anche che le quantità disponibili di residui da sfalci e potature del verde urbano in Italia, che proprio secondo i dati dell’Associazione, si attestano in Italia intorno ai 3-4 milioni di Tonnellate/anno, con un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di Euro a fronte di un possibile ricavo, in caso di valorizzazione energetica, di 80-120 milioni. Un beneficio economico potenziale complessivo davvero rilevante per la nostra Amministrazione pubblica, che potrebbe aggirarsi tra 240-360 milioni di Euro/anno.

Al riguardo lo stesso Presidente FIPER, Walter Righini, afferma che “da quattro anni la FIPER combatte una battaglia sulle potature del verde urbano che fino a ieri sono state considerate un rifiuto e come tali dovevano essere smaltite, con un costo notevole per le amministrazioni comunali. Il chiarimento del Ministero dell’Ambiente significa che questi residui da costo potranno diventare una risorsa; infatti il Comune invece di spendere dai 5 ai 7 euro al quintale di costo di smaltimento potrebbe recuperare 2-3 euro al quintale, nel rispetto dei requisiti definiti per i sottoprodotti, conferendolo alle centrali di teleriscaldamento e producendo calore. La forbice mi sembra notevole“.

Su questa importante precisazione da parte del Ministero dell’Ambiente anche le precisazioni importanti dellaSottosegretario Silvia Velo, la quale commenta la importante precisazione: “Con un atto amministrativo abbiamo finalmente fatto chiarezza su una questione che, in questi anni, ha creato non poche difficoltà alle amministrazioni locali e a diverse associazioni di settore. Si tratta di un chiarimento importante che mette ordine a una materia delicata e che porterà da una parte, un beneficio economico per i Comuni non indifferente, e dall’altra, un’ulteriore crescita delle energie rinnovabili attraverso il riutilizzo dei residui che da rifiuto diventeranno una risorsa“ ha concluso il sottosegretario.

Una svolta particolarmente importante anche alla luce delle sempre più strabilianti, scalabili e modulari soluzioni generative e cogenerative nell’ambito delel biomasse, come la nuova “Green Machine” (vedi post “Generazione distribuita, efficienza energetica, recuperi termici, media e bassa entalpia: arriva la “Green Machine”), un minicogeneratore con tecnologia ORC particolarmente vocato all’inserimento in ogni contesto del fortemente eterogeneo panorama dei comuni italiani

Sauro Secci

Articoli correlati