Riconversione termoelettrica in Italia: ENEL lancia un concorso di idee

Scrivere questo post ha un significato molto particolare per chi, come me, prima di dedicarmi pienamente alle energie rinnovabili, ha lavorato per oltre 30 anni nell’ambito del monitoraggio ambientale intorno alle oltre 30 centrali termoelettriche del gruppo ENEL, quando questa fonte era quella di riferimento del modello energetico nazionale.


Una posizione quella del termoelettrico italiano di quegli anni, resa ancora più “centrale” dopo il provvidenziale accantonamento dell’opzione nucleare da parte del nostro paese, avvenuta, per referendum, dopo il disastro nella centrale di Chernobyl del 1986. Si tratta di dare conto infatti del concorso di idee indetto proprio da ENEL per dare nuova vita, proiettata magari in un era gradualmente decarbonizzata, a numerosi siti oramai non più esercibili sia ambientalmente che economicamente, in un modello energetico finalmente proiettato dalle rinnovabili verso la logica intelligente, distribuita e partecipativa. Si tratta in certi casi, di vecchie centrali turbogas come quella di Alessandria, già obsoleta oltre 10 anni, quando, in quel 2003, insieme ad altre sue vecchie compagne della stessa epoca, fu frettolosamente riattivata dopo il blackout del 28 settembre, in un momento in cui l’esplosione delle rinnovabili non era ancora partita. Tornando al concorso internazionale di idee per la riconversione dei vecchi siti termoelettrici denominato Futur-E, che ENEL ha promosso in un momento che la vede, come molte grande utilities, alle prese con la transizione energetica già citata (vedi post “ENEL e nuovo modello energetico: dal nuovo AD segnali di autentico cambiamento“), pone il quesito di cosa fare delle vecchie centrali termoelettriche non più utilizzate, valutando le migliori opzioni finalizzate a riconvertirle in attività produttive più efficienti e moderne. Il progetto Futur-E, partito da Alessandria, vede la collaborazione con il comune e il Politecnico di Milano, partner tecnico di progetto. Enel in una nota evidenzia come il primo obiettivo è selezionare il progetto migliore di riqualificazione della ex centrale turbogas situata sulla sponda sinistra del fiume Tanaro in prossimità dell’autostrada Torino-Piacenza. Sono ben 23 i siti termoelettrici dismessi o in via di dismissione inseriti nel progetto, da parte di Enel, pari a 13 GW di potenza installata, in alcuni dei quali ho trascorso momenti importanti ed una parte rilevante della mia vita professionale, come Piombino, Livorno, Genova, Termini Imerese (PA), Montalto di Castro (VT), Porto Tolle (RO), Pietrafitta e Bastardo (PG), Rossano Calabro (CS), Leri Cavour-Trino Vercellese (VC) (vedi mappa impianti seguente).

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Un radicale cambio d’abito quello del sistema elettrico con siti che, come la stessa Enel rileva “non potrebbero tornare a produrre nemmeno se la domanda elettrica aumentasse notevolmente”, in impianti arrivati comunque alla fine del ciclo di vita, non potendo assolve più neanche al ruolo di riserva disponibile (pronta a entrare in funzione quando la produzione eolica e solare non riesce a coprire i picchi di domanda).Un concetto che non vale per tutte, vista la storia davvero molto travagliata di alcune, come la centrale a ciclo combinato di Leri Cavour (foto a sinistra), nata non felicemente sulle ceneri e nelle adiacenze dell’impianto nucleare di Trino Vercellese, che di ore di esercizio, nella sua vita, ne ha totalizzate davvero poche. In pratica, si tratta di sovraccapacità installata, tale da preferire una dismissione o eventuale riqualificazione di unità obsolete, inefficienti e inquinanti. Il gruppo dei 23 impianti in lista di riconversione sono stati suddivisi da Enel in tre grandi gruppi:

  • Il primo gruppo: che comprende le centrali termoelettriche che potrebbero continuare a fornire energia, utilizzando però un’altra tecnologia o fonte, con una taglia ridotta rispetto all’attuale potenza disponibile.

Il secondo gruppo: che comprende invece siti inurbati nel tessuto urbano che non sono più concepibili come siti di generazione elettrica ma che necessiterebbero di una totale riprogettazione per essere destinati ad altre finalità e destinazioni di utilizzo. Una presenza importante in questo gruppo è rappresentata dalla centrale acarbone di Genova (foto a destra), incredibilmente costruita accanto alla mitica “Lanterna”, simbolo della città. Si tratta di una centrale progettata agli inizi del secolo scorso dalla società “Consorzio Centrali Termoelettriche” per supportare l’elettrificazione delle macchine operatrici del porto, entrata in esercizio nel lontano 1929, con la proprietà che passò nel 1934 al Gruppo Edison. Bombardata durante la seconda guerra mondiale insieme all’intero porto di Genova, con gravi danni alla stazione elettrica, rimase fuori servizio per alcuni anni. Fu rinnovata nel periodo post-bellico, con la costruzione di due nuovi gruppi da 70 MW, entrati in servizio nel 1952, con tecnologie di progettazione americana e componenti prodotti negli Stati Uniti e trasportati direttamente a Genova con navi dedicate, nell’ambito del piano Marshall. Indelebili nella mia mente le etichette con l’effigie degli USA e del Piano Marshall sui turboalternatori ancora presenti in sala macchine. Si tratta di una categoria popolata già da esempi di riconversione realizzata o in via di realizzazione a livello europeo, come nel caso della Bankside Power Station di Londra, ex centrale a olio pesante (nafta), oggi conosciuta come Tate Modern, divenuta oggi una tra le gallerie d’arte moderna più visitate al mondo (foto a sinistra). Rimanendo nella capitale britannica, qualche chilometro più a ovest sulla stessa sponda del Tamigi c’è la Battersea Power Station, ex impianto a carbone, costruito nel 1939 e dismesso nel 1983, edificio in laterizio (mattoni), più grande d’Europa e grande monumento di archeologia industriale per le sue decorazioni interne art-déco, in fase di riconversione in un grande complesso commerciale e abitativo. Si tratta di un impianto immortalato nella mente di molte persone, dal momento che l’immagine della centrale appare nel film “Help” girato dai Beatles nel 1965, oltre che apparire sulla copertina dell’album del 1977 dei Pink Floyd “Animals”. Proprio ispirato a quella copertina, nel 2010 la centrale appare nel film “Tata Matilda e il grande botto” con, tra le ciminiere, un maiale gonfiabile che fluttua (vedi foto a destra). La centrale è apparsa anche nella brochure dei testi contenuta nell’album del 1973 degli Who “Quadrophenia”, nei film “Orwell 1984″ di Michael Radford e “I figli degli uomini di Alfonso Cuarón” del 2006 oltre che in molte altre opere musicali e artistiche e video come quello del brano musicale dei Take That “The Flood“.  La centrale è poi visibile anche nell’epilogo del film “L’astronave atomica del dottor Quatermass” del 1955, dove dalla centrale viene prelevata l’energia elettrica necessaria per distruggere la creatura extraterrestre.
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  • Il terzo gruppo: che comprende le unità che, pur non essendo state costruite all’interno di aree urbane, non possono più continuare a produrre energia elettrica per motivi diversi come scarsa efficienza, obsolescenza tecnologica per mancati adeguamenti anche ambientali che comportano eccessive emissioni inquinanti. Proprio la già citata vecchia centrale turbogas di Alessandria rientra in quest’ultima categoria.

Tra i siti di grandi dimensioni un pensiero ad un impianto simbolo per la mia formazione tecnica e umana, come la centrale piombinese di Torre del Sale (foto a destra), un pezzo importante di storia industriale italiana, dove ho trascorso 8 lunghi anni dal 1979 al 1987 e dove ho gestito per anni, esattamente dal 1983 una delle reti di rilevamento della qualità dell’aria più vaste d’Italia in consorzio con altre grande aziende dell’aria del golfo di Piombino, come Acciaierie di Piombino, Magona, Dalmine, Solmine. Anche l’impianto piombinese sembra destinato a rinascere nel segno della sostenibilità ambientale, in una area dalle grandi valenze ambientali, come la vicina Oasi WWF Orti Bottagone (foto a sinistra) istituita nel 1991 proprio sulla base di una Convenzione stipulata tra ENEL, nelle proprietà della quale insisteva la zona umida e WWF . Per il vecchio sito ENEL vi sono voci di due grandi gruppi in lizza per aggiudicarsi la riconversione di Piombino, fra i quali il colosso Lvmh, confermate dalle dichiarazioni del direttore Global Generation di Enel Enrico Viale: “Stiamo esaminando diverse proposte e una di queste è la realizzazione di un centro commerciale che prevede la presenza di negozi outlet grandi firme su un’area di circa 40 ettari”, accanto ad aree verdi in sinergia con l’adiacente oasi naturale del Wwf. Viale prosegue poi sostenendo che una delle caratteristiche dell’ipotesi in esame prevede, tra l’altro, la realizzazione di costruzioni in legno su palificate, così da non incrementare le volumetrie esistenti e minimizzando l’impatto sul terreno esistente”.
Tornando decisamente più piccolo sito di Alessandria la cui riconversione è stata appena lanciata, l’invio delle proposte è aperto dal 15 luglio al 15 ottobre, in un vero e proprio test che consentirà a Enel di mettere a punto i meccanismi cercando di capire se si stia procedendo sulla strada giusta. Il vincitore sarà reso noto il 10 dicembre e riceverà un premio di 20 mila euro, mentre al secondo e terzo classificato andranno rispettivamente 15 mila e 10 mila euro. Subito dopo sarà avviata la seconda fase del piano, cioè la raccolta di soggetti interessati a realizzare l’idea vincitrice.

Una operazione che chiude un’epoca dell’energia elettrica in Italia ed una pagina fondamentale per lo sviluppo del paese in un momento fondamentale per l’Italia e con essa una serie di pagine fondamentali della mia vita professionale ed umana in una azienda che, proprio in quegli anni ha permesso di esprimere grandissimi valori.

Tutte le informazioni per partecipare al concorso internazionale sono sul sito-piattaforma (link) dedicato al programma Futur-E.

A seguire un video nel quale il direttore Global Generation di Enel Enrico Viale, traccia il contesto di riferimento nel quale si inserisce Futur-E.

Sauro Secci

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