Presentazione ufficiale in Italia per la Green Machine, come “connettore” importante nei nuovi modelli energetici distribuiti

Avevo già parlato qualche settimana fa delle grandi caratteristiche di applicabilità della tecnologia ORC con particolare riferimento alla nuova “Green Machine”, di Electra Therm ed il 26 giugno presso l’Hotel Crowne Plaza di Milano Malpensa, c’è stata la presentazione ufficiale della nuova soluzione americana agli operatori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Ecco un piccolo resoconto…


Per descrivere i grandi sconvolgimenti che si stanno verificando sugli scenari energetici mondiali si è oramai soliti ricorrere ai colori, individuando con:

  • Green economy: indicando il mondo delle tecnologie legate alle energie rinnovabili;
  • White economy: indicando il mondo delle tecnologie legate alla efficienza energetica;
  • Blu economy: vista come un punto di arrivo legato a modelli energetici completamente decarbonizzati.

Molto articolato il quadro della presentazione con una introduzione trasversale sulla grande flessibilità applicativa della green machine, anche come autentico “connettore” tra la green e la white economy, avendo enormi margini applicativi negli ambiti geotermico, biomasse spesso come come “sistema satellite”, solare termodinamico e lo sconfinato orizzonte dei recuperi termici nell’ambito di processi industriali esistenti, amplificati dalla possibilità di produrre energia elettrica con sorgenti termiche comprese tra 77 e 116 °C.

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La mattinata ha poi visto dividere l’evento in due aree tematiche, legate rispettivamente alla geotermia ed alle biomasse.

Nella sessione geotermica, un intervento approfondito e di ampio respiro, quello di Fabio Roggiolani di Chianina srl, distributore nazionale della linea “Green Machine” per la geotermia, il quale ha enfatizzato la grande esigenza di dare finalmente un volto sostenibile ad una rinnovabile storica come la geotermia, in Italia troppo spesso ai confini della sostenibilità con la geotermia a ciclo aperto sino ad oggi praticata nelle aree geotermica della Toscana meridionale, a profondità di 3000-4000 m, con connotazioni ed impatti molto simili a quelli dell’estrazione del gas non convenzionale e la pratica del fracking .

La possibilità di utilizzo di sorgenti calde nel campo di temperatura operativo della green machine, apre finalmente una nuova era nella geotermia a media entalpia, con possibilità applicative che vanno ben oltre le zone geotermiche tradizionalmente vocate del nostro paese (Toscana meridionale, alto Lazio, area flegrea, ampie zone della Sardegna, etc.) e distribuite un po’ in tutto il territorio nazionale, in un contesto, quello delle perforazioni fino a 400 m, che non da adito alle tante, troppe criticità ambientali che hanno visto per esempio, un atavico rifiuto della geotermia fatta in questi anni in vaste zone della Toscana come quella del Monte Amiata e con la possibilità di dare finalmente una connotazione forte verso un modello energetico distribuito.

Rafforzative in tal senso, anche le grandi prospettive aperte dalla Green Machine per lo sfruttamento geotermico nell’ambito degli oltre 180 siti termali italiani, con particolare riferimento a circa la metà di questi, i quali presentano una temperatura dei fluidi alla superficie, superiore ai 36 °C. Davvero interessante l’applicazione della green machine per la produzione supplementare di energia elettrica nell’ambito di un sistema di teleriscaldamento di un quartiere della città romena di Oradea, nel Nord Ovest della Romania, che ha visto al riutilizzazione di 13 vecchi pozzi geotermici presenti dai tempi del regime di Ceausescu con temperatura del fluido in ingresso tra 70 e 105 °C e una portata del fluido di 10 l/s.

In tema di sostenibilità e di nuovi approcci serio e rigoroso verso una nuova geotermia sostenibile, fondamentale secondo Roggiolani, il ruolo della corretta trivellazione dei pozzi, ambito nel quale l’associazione GIGA (link sitosta elaborando, in collaborazione con il Professor De Natale di INGV delle specifiche linee guide (best practice). Altro fronte fondamentale di incremento della sostenibilità, l’applicazione di tecnologie capaci di gestire i “fluidi geotermici sporchi”, liberandoli da sabbie e sedimenti in essi contenute, attraverso tecnologie come quella Decomar.

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Importanti infine le azioni che stanno portando avanti enti come la Regione Toscana, con il rilancio del Laboratorio sperimentale dell’area di Sesta (Radicondoli – Siena) ed il COSVIG, (link sito), che con azioni sistemiche, stanno finalmente dando una svolta “distribuita” anche alla geotermia.

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Nella sessione tematica dedicata alla applicazione della green machine alle biomasse, Maarten Van Cleef di Electra Therm Italia, ha illustrato le funzionalità di un specifico simulatore di sistema che permette una prima valutazione di applicabilità e prestazionale della green machine allo specifico contesto.

E’ stata poi la volta di Danilo Piermarino di TEC Italia cogenerazione, che ha fatto una panoramica dei grandi orizzonti applicativi della green machine sia in configurazione stand alone, in abbinamento a caldaia per la valorizzazione di biomasse residuali di scarto, sia in cascata ad impianti cogenerativi a biomasse esistenti, sia biogas, che alimentati a oli vegetali, come l’impianto realizzato, nell’ambito del maglificio Boglietti di Ponderano (Biella) (foto sopra), da Tec (oggetto di visita da parte degli intervenuti nel pomeriggio), composto da due unità cogenerative ad olio vegetale della potenza complessiva di  945 KWe e da una unità green machine da 50 Kwe, installata, utilizzando i cascami termici provenienti sia dal sistema di raffreddamento del cogeneratore, sia dagli effluenti gassosi in uscita prima del rilascio in atmosfera.

Green machine installata in cascata ad impianto biogas (Repubblica Ceca)

Green machine installata in cascata ad impianto biogas (Repubblica Ceca)

Anche in questo ambito una green machine autentico “connettore”, con soluzioni in cascata che possono prevedere l’uso plurimo di sorgenti termiche, con le più diverse utilizzazioni finali per esempio in serre idroponiche, teleriscaldamento, teleraffrescamento (trigenerazione). Ampie le possibilità e le soluzioni anche in integrazione per impianti sportivi, aziende agricole, edifici, industria.

A conclusione della mattinata, un ampio ed esaustivo intervento da parte di uno dei più attenti osservatori delle evoluzione del mondo energia come Gianni Silvestrini, Presidente di Kyoto Club e coordinatore della qualificata testata online Qualenergia.

Silvestrini dopo una ricognizione sulla evoluzione dei prezzi di materie prime come energia elettrica, metalli, prodotti agricoli, che evidenzia un sostanziale decremento nel periodo 1900-2000 ed una netta inversione di tendenza negli ultimi 14 anni, legata anche al picco del petrolio ed alla contrazione delle risorse fossili convenzionali. Silvestrini è passato alla analisi evolutiva in chiave nazionale, europea e mondiale nei diversi orizzonto temporali al 2030 e 2050. Con particolare riferimento ai sistemi ORC di piccola taglia, secondo Silvestrini, si sposano perfettamente con una nuova logica vincente legata ad un “mosaico di soluzioni”, sino ad oggi carente, con una alta integrabilità sito-specifica, in un contesto di migrazione di modello energetico nel quale, a fianco della necessaria “informatizzazione delle reti elettriche”, di migrazione verso le cosiddette “smart grids”.

Diviene assolutamente necessaria una crescente integrazione tra energia elettrica ed energia termica, in un contesto nel quale lo strumento di sostegno più importante anche in prospettiva, nel nostro paese è indubbiamente costituito dal perimetro sempre più ampio dei Certificati Bianchi o TEE (tutoli di efficienza energetica). Una strada fondamentale da percorrere, soprattutto se vista nel più complessivo contesto della de carbonizzazione totale dei sistemi al 2050, per la quale le alternative sarebbero soltanto due, e cioè:

  • il nucleare: che sta vivendo oltretutto momenti difficilissimi anche nei paesi, come Finlandia e Inghilterra in cui ci sono da anni impianti in costruzione con lievitazione astronomica dei costi, senza ovviamente parlare di altro
  • il CCS (Carbon Capture and Sequestration): che, dopo anni di grandi sperimentazioni è ben lontano dal registrare sostanziali e competitivi risultati (vedi post “Sistemi di cattura della CO2 (CCS): non ci siamo“)

Decisamente una giornata intensa ed all’insegna di un nuovo modo di vedere i modelli energetici futuri, decisamente più ricco di “connessioni” in tutti i sensi e nell’ambito del quale, soluzioni costituite da piccoli impianti ORC fortemente adattabili come la green machine, possono avere davvero un ruolo determinate per abbattere gli ultimi diaframmi dei vecchi modelli energetici.

Sauro Secci

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