Ora la geotermia rinnovabile è più vicina

Una serie di avvenimenti stanno avvicinando rapidamente, dopo anni di stallo, la fase di una geotermia pienamente utilizzata e non inquinante, ovvero con impatto ambientale vicino a zero. Cominciammo noi Verdi a contestare il ruolo dell’Enel in Amiata ed a denunciare l’inquinamento portato dalle centrali a ciclo Flash che immettono in atmosfera vapore acqueo ed inquinanti.

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In Amiata e non a Larderello perché sotto l’Amiata si trovano inquinanti ben più aggressivi. Tra questi si trova anche una ingente quantità di anidride carbonica (CO2) che fuoriesce insieme al vapore.  Nel sottosuolo il serbatoio geotermico è ad acqua dominante, cioè ben adatto alle nuove tecnologie binarie a reiniezione totale.

La nostra azione non fu semplice. La forza dell’Enel è ancora oggi enorme e enormi gli interessi in ballo, mentre il ritorno concreto alle comunità locali è immensamente piccolo rispetto agli utili fatti usando i fluidi geotermici per fare energia. Riuscimmo a rompere prima l’assoluta extraterritorialità della gestione delle centrali imponendo che entrassero i controlli come in tutti gli altri luoghi di lavoro; poi ottenemmo il raddoppio prima e poi un ulteriore riadeguamento della cosiddetta lira geotermica (c’erano ancora le lire) arrivando nel 2008 ad un contributo globale a Regione ed enti locali di ca 20 milioni di euro a fronte di un business che supera il miliardo.

La legge mia e di Mario Lupi in Consiglio regionale che imponeva il versamento di almeno 60 milioni annui e di imporre l’avvio di un percorso di riconversione delle centrali fu bocciata con voto ……unanime dal Consiglio regionale stesso.

Giova ricordare che la geotermia in Toscana divenne pubblica nella nazionalizzazione del servizio elettrico e che da quella data i comuni interessati dalle centrali sono passati da essere tra i primi del PIL della Toscana agli ultimi, grazie allo spostamento della sede legale, dei centri di ricerca ed alla progressiva automazione delle centrali con conseguente terribile crollo della occupazione.

La geotermia dell’Amiata rappresenta solo una piccola parte del totale della produzione elettrica geotermica Toscana e non ho mai compreso come mai la dirigenza Enel non abbia mai accettato di provare a riconvertirla ed anzi si dedicasse a convincere anche gli assessori verdi in giunta appena insediati a cambiare atteggiamento. Mi sono quindi poi trovato a polemizzare e a sostituire gli assessori fino a quando con Marco Betti non riuscimmo ad imporre, grazie anche alla presidenza di Claudio Martini, la creazione di un piezometro per misurare l’impoverimento delle risorse idriche e un comitato scientifico che misurasse inquinanti  e impatto della C02.

Ovviamente molte di queste svolte sono poi andate a farsi benedire dopo l’uscita dal consiglio regionale e dalla maggioranza sia mia e successivamente del Consigliere Mauro Romanelli che si è battuto con coraggio assieme a noi.

Intanto però, grazie alla mobilitazione di molti cittadini, Enel ha dovuto investire nei filtri Amis che hanno ridotto molto gli inquinanti più aggressivi, ma non hanno risolto la questione della CO2 su cui piomba lo studio del Prof. Riccardo Basosi e di altri che dimostra come il kwelettrico prodotto in Amiata dalle centrali a ciclo Flash immette più CO2 in atmosfera di una centrale equivalente a turbogas.

Nel 2007 /2008 ci presentiamo con molti cittadini davanti alla centrale geotermoelettrica di Bagnore per chiedere la riconversione a ciclo binario e a ciclo chiuso della centrale stessa basandoci proprio su studi Enel e sulla nascita anche in Italia di società produttrici delle nuove macchine. Da allora Enel ha sempre risposto nello stesso modo ovvero dicendo che sarebbe stato impossibile applicare il ciclo binario e la reiniezione, mentre in tutto il pianeta la geotermia ormai si fa quasi esclusivamente in modo nuovo, ovvero con cicli binari e relativa reiniezione totale della risorsa.

Allora aveva buon gioco a dire che le piccole società che producevano nuovi sistemi erano inaffidabili ecc., ma oggi che ci sono player come Mitsubishi, General Electric che hanno acquistato o sviluppato brevetti nati in Italia divenendo con il lavoro italiano leader mondiali di questo settore, l’affermazione sulla debolezza di chi propone le nuove centrali è un argomento assai…..debole.

Nel 2008 questa discussione era puro esercizio democratico, con la geotermia ancora affidata in modo monopolistico alla sola Enel, ma nel 2010 la legge sulle nuove tecnologie rompe il monopolio seguendo anche pronunce dell’antitrust e l’avvio di una procedura da parte della UE in favore della liberalizzazione. E in pochi mesi nascono decine di società che presentano oltre 50 richieste di permesso di ricerca per realizzare piccole centrali da 5 MW elettrici a tecnologia binaria e a reiniezione totale. Società di pura speculazione sui permessi, ma anche società italiane con occupazione, capitali e storia capaci di portare a termine i progetti. Come d’incanto in pochi mesi nascono anche comitati robusti come non se ne erano mai visti contro le centrali a ciclo flash non numericamente importanti, ma con una stampa mai così di colpo diventata attenta alla geotermia. Risultato, in questi sette anni è che la geotermia in Italia si è paralizzata, mentre nel mondo si è triplicata la potenza arrivando a 13000 Mw di potenza installati. Sempre in questi anni, l’85% dei nuovi impianti realizzati a ciclo binario e reiniezione totale sono stati prodotti spesso dalle succitate società italiane.

Le nuove centrali determinano una svolta ambientale nelle emissioni e nella rinnovabilità della risorsa che grazie alla reiniezione diviene davvero “eterna” e con un ridotto impatto sul paesaggio/rumore/sicurezza possono finalmente essere collocate in aree industriali o commerciali, insomma limitrofe o dentro i centri abitati (vedi post “La geotermia a impatto zero esiste: videodiario della visita agli impianti di Monaco di Baviera“.

E’ bene puntualizzare che le centrali a ciclo binario a reiniezione totale hanno un rendimento inferiore rispetto ai cicli flash, ma con il fatto che possono essere integrate dentro i tessuti urbani, consentono l’uso del calore che fino ad ora nel ciclo flash viene quasi interamente sprecato e addirittura per la quasi totalità immesso in atmosfera.

Questa è una quantità enorme di calore pari a quattro volte la potenza elettrica per cui una “piccola” centrale da 5 Mw consente di dare energia elettrica e riscaldamento a una popolazione intorno ai 20/30.000 abitanti,  ad esempio se il calore delle centrali toscane a ciclo flash fosse davvero utilizzato e non in larga parte sprecato potremmo spegnere 300.000 caldaie fossili con un evidente beneficio per l’ambiente..

Poche settimane fa la prima svolta a livello europeo con le interrogazioni dell’On. Dario Tamburrano (M5S), poi la presentazione di due mozioni in consiglio regionale toscano che utilizzano le stesse motivazioni da parte di Tommaso Fattori (Sinistra) e da parte di Giacomo Giannarelli (M5S) e in pochi giorni un quadro che appariva paralizzato si mette in movimento. Le motivazioni di Tamburrano trovano parziale accoglimento da parte di molte altre forze politiche che portano alla affermazione trasversale del fatto che occorre rinnovare le tecnologie e che saranno definite rinnovabili geotermie che effettivamente non determinano dispersione di CO2 (vedi link articolo Ecquologia) la commissione ITRE del Parlamento Europeo licenzia un primo testo quasi in modo unanime per definire questi parametri. Pochi giorni dopo la prima interrogazione al parlamento europeo e la successiva adozione del testo della commissione (vedi articolo sito Dario Tamburrano), avviene un voto in Consiglio regionale Toscano che chiede di bocciare una nuova centrale Enel a ciclo flash e di procedere a valutare l’adozione delle nuove tecnologie ed anche questa volta a larga maggioranza approvando con emendamenti il testo Giannarelli comunque simile a quello di Fattori inspiegabilmente rigettato.

La diga della verità assoluta del vecchio monopolista,  quindi, ha cominciato a rompersi e finalmente la dirigenza si muove e fa quello che non ha mai fatto, ovvero va gruppo per gruppo in consiglio regionale a spiegare ancora una volta la solita falsità ovvero che la geotermia binaria si può fare, ma non in Amiata, in plateale contrasto con il resto del mondo scientifico e industriale italiano e internazionale.

Il lavoro di Giga nata nel frattempo e operante dal 2010 per iniziativa di Sauro Valentini, del sottoscritto e in particolare di professori dell’ Università di Firenze come Giuliano Gabbani ed Enrico Pandeli comincia  a dare i suoi frutti. Il 18 di gennaio a Roma nell’auditoium del GSE insieme al coordinamento FREE potremo insieme discutere di tutti questi cambiamenti augurandoci che anche Enel decida di essere della partita e della discussione perché nessuno vuole penalizzare la nostra più importante azienda energetica che in altri campi dà ben diversi segnali. Neppure è ancora pensabile che si pretenda di imporre una unica proprietà e un pensiero unico che ha avuto grandi meriti ma che ora sta penalizzando lo sviluppo della geotermia che invece si candida con le nuove tecnologie ad essere la rinnovabile completa di calore e elettricità, la più continua e in futuro la base su cui creare il grande telaio del mondo tutto rinnovabile.

Fabio Roggiolani

Vice Presidente Ass. Giga no profit

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