L’Italia è senza Ambiente

Pubblichiamo oggi un editoriale di Sergio Ferraris, Direttore di Qualenergia, sul micidiale uno-due che ha visto cancellare in pochi giorni l’ambiente dalla TV pubblica, dal momento che dopo la radiazione dai palinsesti del programma di Luca Mercalli “Scala Mercalli”, è stata cancellata una trasmissione storica della TV come “Ambiente Italia”, in onda dal 16 novembre 1990 (appena pochi anni dopo l’istituzione del Ministero dell’Ambiente), autentico riferimento per cercare di descrivere lo stato ambientale del’Italia con reportage, inchieste e collegamenti esterni. Un fatto ancor più grave in un momento fondamentale di svolta, per affermare un nuovo modello di sviluppo dopo i grandissimi limiti, palesati dalla lunghissima crisi economica che stiamo attraversando, dai profondi connotati strutturali e di sistema.

E due. Ora, dopo Luca Mercalli, tocca a Beppe Rovera e l’Italia non ha più Ambiente. Ambiente Italia. La storica trasmissione che si occupava d’Ambiente in prima battuta, con servizi realizzati autonomamente ora non c’è più. Cancellata dai palinsesti Rai.

Ne ha dato l’annuncio ufficiale il conduttore Beppe Rovera, oggi (sabato 10 settembre 2016) con un post su Facebook che afferma:

“Fine di Ambiente Italia. Andava in onda dal settembre ’90, su Raitre nazionale. Dalle 14.50 alle 15.50 per oltre vent’anni; poi spostata dalle 13 alle 14 negli ultimi tempi (nell’ora tradizionale dei tg di mezza giornata), infine ridotta a mezz’ora nell’ultima edizione. Il Paese in diretta, coi suoi mali, le sue meraviglie, le sue ambiguità. Una partecipazione corale, voci, confronti, inchieste sull’onda della stretta attualità. Per capire, supportati da fonti scientifiche autorevoli, chiedendo conto a chi di dovere. Una trasmissione onesta, utile, a disposizione dei cittadini. Di servizio. Da quest’anno è sparita dal palinsesto. Amen”

E non è un bel messaggio, in un’Italia che sembra essere disinteressata ai cambiamenti climatici, dove le rinnovabili arretrano – mentre in tutto il Mondo, Stati Uniti compresi aumentano – dove l’inquinamento urbano dell’aria ormai non è più urbano, ma interregionale come in Pianura Padana – che è una delle regioni europee tra le più inquinate, dove abbiamo 57 siti altamente inquinati, d’interesse nazionale o regionale con le bonifiche praticamente a zero, dove brevettiamo in Giappone case antisismiche e poi non le costruiamo ad Amatrice.

E Ambiente Italia non era solo denuncia. Non era solo questo. Beppe Rovera e la sua squadra erano anche capaci di cogliere la bellezza del nostro paese. I luoghi, la cultura, le bellezze e il paesaggio erano altri punti cardine della sua trasmissione nella quale questi contenuti erano alternati ai disastri ambientali.

E con ogni probabilità proprio questo contrasto, questo suo caparbiamente dire attraverso la lettura dei contesti generali della nazione: «abbiamo un Paese meraviglioso, non possiamo, non dobbiamo permettere altri scempi quali Priolo, l’Ilva o il centro storico di Roma assediato dalle auto», (questo virgolettato è una mia ipotesi. N.d.R.) è stato il motivo della soppressione di Ambiente Italia.

Soppressione che dopo quella di Scala Mercalli ci consegna un disegno chiaro di ciò che sta succedendo in Rai (radiotelevisione pubblica pagata da tutti i cittadini con il canone, è bene ricordarlo) in fatto d’ambiente.

Scala Mercalli ci dava informazione su ciò che succedeva all’estero, mettendo ciò in confronto con il Paese. E infatti è stata chiusa con tanto d’interrogazione parlamentare sulla questione Tav. Ambiente Italia, invece informava sul paese, sulle sue dinamiche interne, sulle sue contraddizioni. Positive e negative.

Troppo. Troppo per una dirigenza Rai supina agli interessi politici di un Governo che ambisce alla creazione del partito unico della nazione. E che per questo motivo necessita di un pensiero a senso unico. Su tutto. A partire dall’ambiente.

La citazione di Aldo Grasso (con il quale sono spesso in disaccordo) scritta nella Enciclopedia della televisione pubblicata da Garzanti e  ripresa dal sito della Rai:

“Ambiente Italia è una delle poche rubriche che possono vantare il marchio di garanzia del servizio pubblico. In onda dal 1990, si propone di raccontare agli italiani come sta un Paese troppo spesso minacciato dall’incuria e dal malaffare, ma anche ricco di uno straordinario patrimonio naturale e culturale, che merita di essere difeso e valorizzato”.

Da Facebook ecco quanto afferma il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi:

Perché ha chiuso Ambiente Italia? Quale è il progetto editoriale che sta dietro le scelte della nuova Rai, dove si cancella una storica trasmissione dedicata all’ambiente ma si decide di produrre un docu-reality sull’esibizione del lusso dei giovani figli di multimilionari? E’ opportuno che i vertici diano delle spiegazioni. Abbiamo appreso da un messaggio su Facebook di Beppe Rovera, storico autore della trasmissione che dal 1990 racconta le tematiche ambientali su Raitre, che Ambiente Italia – spiega – non riaprirà i battenti con la nuova stagione televisiva, è stata cancellata. Nell’anniversario di Cop21, con le grandi potenze che all’ultimo G20 hanno annunciato finalmente l’adesione all’Accordo di Parigi, quale strategia suggerisce alla Rai di eliminare chi in questi anni ha raccontato l’importanza dell’impegno ambientalista? Quello che era un fiore all’occhiello della programmazione del servizio pubblico, unanimemente apprezzato dal mondo ambientalista, da cosa sarà sostituito? Dopo la chiusura di Scala Mercalli, un’altra scelta di Raitre che alimenta forti dubbi, in vista del rinnovo della concessione e del contratto di servizio”.

Firma la Petizione contro la chiusura della trasmissione “Ambiente Italia”

Sergio Ferraris

Direttore Qualenergia

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