La Cannabis di Stato vale 10.000 posti di lavoro secondo Coldiretti

In questi giorni potrebbe essere finalmente ad una svolta, con la proposta di legge in discussione in Parlamento, per la legalizzazione della cannabis. Si tratta di una proposta di legge condivisa trasversalmente da ben 218 parlamentari, un testo «collettivo» che, pur se ulteriormente «migliorabile», rappresenta un buon punto di partenza per vedere approvata, «forse già in questa legislatura», una legge sulla legalizzazione della cannabis.


Una coltura quella della canapa in generale, da riscoprire e riabilitare per i grandi trascorsi che ha avuto nel nostro paese la canapa sativa, quella europea, autentica dominatrice prima dell’avvento delle plastiche da idrocarburi. (vedi post “La canapa, grande pianta da riabilitare nel segno dell’etica e della sostenibilità ambientale avversata dalle lobbies fossili: una nuova speranza anche per Taranto da CanaPuglia“).

A rafforzare la riapertura della “cannabis di Stato” a fini terapeutici come grande opportunità per il nostro paese e per il Made in Italy nell’ambito della coltivazione, della trasformazione e del commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare ibisogni dei pazienti in Italia e all’estero, una indagine della Coldiretti, secondo la quale, si potrebbe generare da subito un business di ben 1,4 miliardi garantendo almeno 10mila posti di lavoro sull’intera filiera dai campi al prodotto finito. Dati, quelli forniti da Coldiretti derivanti dai risultati sorprendentemente positivi fatti registrare dal primo raccolto di cannabis terapeutica “di Stato”, prodotta nello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, incaricato per la prima volta dai ministeri della Salute e della Difesa lo scorso anno di dare vita a una coltivazione di piante di marijuana destinato all’uso terapeutico, finalizzato soprattutto ad alleviare il dolore nei malati terminali.
Dal primo raccolto derivante dalla coltivazione di 80 piante sono stati infatti ottenuti 130 grammi di principio attivo contro i 30 grammi delle normali coltivazioni a dimostrazione, secondo Coldiretti, dell’avanzato stato e della qualità della ricerca in Italia. La coltivazione pilota era scaturita dalla firma di un protocollo d’intesa dello scorso anno per l’avvio della produzione di cannabis terapeutica finalizzata a dare risposte ai bisogni di pazienti con patologie gravi come Sla, sindrome di Tourette, Alzheimer, Parkinson oltre a diversi tipi di sclerosi come la sclerosi multipla, tutte patologie contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili. Coldiretti rende anche noto che la cannabis ottenuta, una volta ricevute le autorizzazioni, potrà essere consumata come decotto in barattoli da 5 mg, da sciogliere in acqua e assumere come fosse una tisana, non escludendo che possano venire preparati farmaci con principio attivo della cannabis. Sempre secondo lo studio della Coldiretti, con il solo utilizzo di spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana potrebbe mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove, secondo l’associazione degli agricoltori, possono essere effettuate più facilmente le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero di cicli di coltivazione possibili all’anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo.

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Una opportunità da valutare con grande attenzione per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera completamente italiano, capace di coniugare strettamente agricoltura ed industria farmaceutica in una coltivazione storica e simbolo per il nostro paese. Questa prima sperimentazione secondo Coldiretti, potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti. Al riguardo negli anni 40 erano ben 100.00 gli ettari coltivati a canapa in Italia, con il nostro paese secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici. Secondo il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo “l’agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia”, sottolineando che “si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all’avanguardia nel mondo”.

Sauro Secci

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