Il modello Uruguay “Qui cresce la vita” ad EXPO 2015: mica chiacchiere!!!!

Nell’ambito dell’esposizione universale EXPO 2015, aperta oramai da oltre un mese a Milano, un paese che è presente per la prima volta e che per me innesca veramente tanta curiosità è senza dubbio quell’Uruguay che, oltre ad avere legami storici molto forti anche con l’Italia, vista la forte componente di emigrazione italiana che ha avuto il suo culmine a cavallo tra l’’800 e il ‘900.


Una società quella uruguaiana che ha oggi radici principalmente italiane e spagnole e dove, per dare un’idea della nostra presenza, tra i 99 deputati e 30 senatori, ben il 20% ha il cognome paterno d’origine italiana.

Ma l’elemento che mi porta ad avere una grande curiosità verso questo piccolo paese sudamericano è indubbiamente costituito dal suo Presidente, da pochi giorni uscente, quel Pepe Mujica (foto seguente), che ha lasciato un segno profondo come figura, per la sobrietà del suo stile di vita e per il modello che ha saputo affermare in quel paese. Indimenticabile il discorso di Pepe, davanti a tutti i grandi del pianeta in occasione del G20 di Rio da Janeiro del giugno 2012 (vedi post “Anno nuovo mondo nuovo: una riflessione sul concetto“).

Un presidente davvero molto particolare Mujica, conosciuto anche come il noto come “il presidente più povero del mondo“, leader del Movimento di Partecipazione Popolare, con un passato da guerrigliero durante la lunga dittatuta che ha oppresso l’Uruguay e dopo la caduta del regime, eletto deputato, senatore e, tra il 2005 e il 2008, ministro all’allevamento, agricoltura e pesca e divenuto .Il 30 novembre 2009 ha vinto le elezioni presidenziali, e proprio in questi giorni in visita in Italia, a cui è legato dalle origini liguri della madre e dove gli è stato dedicato l’unico libro intervista con biografia autorizzata in italiano, dal titolo “La felicità al potere”, curato dalla direttrice editoriale della casa editrice Eir, ex Editori Riuniti Cristina Guarnieri e dal critico d’arte Massimo Sgroi.

Il suo stile di vita di grandissima sobrietà, donando il 90% della sua indennità ad onlus locali e rinunciando alla residenza presidenziale per vivere in una piccola casa rurale alla periferia di Montevideo, è la testimonianza vivente di una impronta che “Pepe” a saputo dare nella sostanza al suo paese, creando un modello da analizzare davvero con grande interesse. E l’occasione per capire meglio il “modello Uruguay” è proprio la “prima” all’EXPO di Milano, attraverso un padiglione costruito appositamente per l’occasione, realizzato interamente con materiali riciclabili, con una forma ad elisse che si proietta su tre piani, per illustrare con lo spazio, il suono e la parola lo slogan scelto dal paese per Expo 2015: “La vita cresce in Uruguay“. Proprio lo slogan di EXPO “’nutrire il pianeta, energia per la vita” è la sintesi perfetta di quello che Mujica, durante la sua presidenza, a saputo attuare nel suo paese.

Come ha sottolineato il capo della diplomazia uruguaiano Luis Almagro, “il modo di vivere e di vedere la vita degli uruguaiani rispecchia il fatto che il tema scelto per questa edizione è un concetto già presente” nella cultura dell’Uruguay. Relativamente alla struttura realizzata ad EXPO 2015, il responsabile dell’agenzia interministeriale Uruguay XXI Andrés Pelaez ha sottolineato che “il padiglione è stato pensato per articolare il concetto di uno sviluppo pensato per il benessere delle persone, nel quale la cura della vita, dell’energia e dell’origine degli alimenti sono visti come strumenti per un fine unico, che è la felicità della gente“.

Sul bellissimo stand del paese sudamericano si pronuncia anche il responsabile per l’Istituto Uruguay XXI, Antonio Carámbula Sagasti, il quale spiega: “Vogliamo dimostrare che il nostro Paese è impegnato nella tutela della vita, nel campo delle energie rinnovabili, in quello della produzione, della tracciabilità e della sicurezza degli alimenti prodotti“. Il padiglione dell’Uruguay si estende su circa 800 metri quadri, distribuiti su tre piani, costruiti con materiali riutilizzabili ed ecosostenibili. Al piano terra c’è un bistrot dove poter degustare vini e piatti tipici, in particolare la tradizionale ‘parrilla’, carne grigliata alla piastra.

L’Uruguay, paese di poco più di 3 milioni di abitanti incastonato tra i giganti Brasile e Argentina, la terra “charrua” (dal nome dell’etnia indigena) dimostra proprio ad EXPO di non soffre di nessun complesso di inferiorità, forte della consacrazione nella TOP25, eletto tra i 25 Paesi più green del mondo dal Global Green Economy Index 2014 (link), oltre che collocandosi al primo posto nell’Environmental Performance Index), secondo laYale University, per qualità dell’aria e forestazione, con produzione di alimenti per 10 volte la sua popolazione (link scheda Environmental Performance Index).

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Un sistema agroalimentare, quelle uruguayano, capace quindi di nutrire trenta milioni di persone, che in futuro potrebbero salire fino a 50 milioni. Infatti con un territorio di appena 176.215 km², l’Uruguay è collocato al settimo posto per l’esportazione mondiale di riso, destinato principalmente all’Iraq ed al Perù. Ma quello che è più importante è che si tratta di cibo assolutamente sano e sostenibile, come dimostrano i dati presentati nel padiglione Uruguay dell’Expo. Nelle campagne uruguayane è infatti avere la piena tracciabilità del 100% degli agrumi, del miele e della produzione di carne aviaria, il 100% dei bovini è identificato singolarmente con marchio auricolare elettronico e l’Uruguay è il primo Paese dell’America Latina con tutti i vigneti georeferenziati in mappe satellitari. Secondo le previsioni del governo del paese, nel 2016, sarà anche quello con la percentuale più alta di produzione di energia elettrica da fonte eolica al mondo.

Come sostengo da tempo dalle pagine di questo blog, il futuro non può che essere basato per l’umanità su sistemi e modelli distribuiti ed a “rete”, gli unici veramente democratici e partecipativi i quali hanno però bisogna di una profonda evoluzione intelligente (smart), attraverso le nuove tecnologie di informazione e comunicazione (ICT). Ed anche su questo fronte l’Uruguay non è stato a guardare, unendo tecnologia e qualità dell’ambiente e dell’alimentazione, battendo ogni record del Sudamerica, nonostante le piccole dimensioni. Infatti secondo i dati dell’International Telecommunication Union, il Paese fino a pochi giorni fa governato da Pepe Mujica, si colloca al primo in Sudamerica per Indice di sviluppo delle tecnologie dell’informazione, per penetrazione di Internet tra la popolazione e per velocità di download della propria banda. L’Uruguay è il primo Paese al mondo a mettere in atto il “Plan Ceibal“, avviato nel 2007 e basato sul progetto “One Laptop per Child”.

Grazie a questo programma tutti i bambini delle scuole elementari (obbligatorie e pubbliche per tutti) hanno ricevuto un pc portatile dal proprio istituto, ponendo l’Uruguay in testa nella classifica relativa all’indice di alfabetizzazione più alto del Sudamerica (99,3%, al pari di quello italiano), mentre secondo altri autorevoli Index è il paese è primo anche per sviluppo democratico oltre ad essere il Paese più pacifico dell’area, collocandosi al 29° posto nel mondo. E siccome rispettare l’ambiente significa anche e soprattutto rispettare gli altri, l’Uruguay è anche il primo Paese dell’America Latina, insieme a Porto Rico, ad aver varato una legge integrale anti-fumo (marzo 2006), ancora più restrittiva di quella applicata un anno prima in Italia dall’allora ministro Sirchia ed altri Paesi. Il risultato di questa politica, perpetrata negli anni partendo dalle fondamenta, è progresso, democrazia e benessere. Secondo il Fondo monetario internazionale, l’Uruguay è il terzo Paese in America Latina per Pil pro-capite, mentre l’Onu rileva che è quello con l’indice di povertà più basso e la distribuzione del reddito più equa, senza contare che l’aspettativa di vita ha ormai superato quella dei “cugini” argentini. Un Paese non solo green e democratico, ma anche affidabile e attraente per gli investimenti esteri: le tre principali agenzie di rating mondiali, Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s, hanno assegnato all’Uruguay l’investment grade. I punteggi sono analoghi a quelli dell’Italia, ma l’outlook è positivo.

Tornando alle caratteristiche del padiglione milanese di EXPO, lo stesso è caratterizzato da una scalinata attraverso la quale si entra in una “atmosfera sonora uruguaya”. Salendo ai piani superiori, i visitatori possono vedere un cortometraggio girato appositamente per l’Expo 2015, che racconta l’Uruguay dall’arrivo dei migranti europei ai giorni nostri. Nel padiglione è possibile sperimentare una realtà virtuale ‘passeggiando’ con i Google Glassper i lidi di “Capo Polonio”, una piccola località costiera nella quale si vive senza elettricità, venendo a conoscenza anche con il “piano Ceibal” (link sito), di cui ho già parlato, grazie al quale ogni bambino in età scolare riceve dallo Stato un personal computer. Una iniziativa non certo isolata e caratterizzata da altre dello stesso segno, decisamente molto originali (vedi post “Computer o biciclette in cambio di armi per il benessere del corpo e della mente: l’idea dell’Uruguay“).
In Uruguay infatti la connessione a internet è gratuita ed è un paese che cresce, che innova, che ha tecnologia con al primo posto la sostenibilità, ed è proprio questo che si cercherà di divulgare allo stand di EXPO.

A seguire un video che ci introduce allo stand dell’Uruguay all’EXPO 2015 di Milano

Sauro Secci

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