Foreste italiane: un giacimento inutilizzato di energia secondo ISPRA

foreste e deforestazione in Italia proforbiomed
foreste e deforestazione in Italia proforbiomedIndicazioni importanti quelle scaturite in questi giorni nel corso della Conferenza “nazionale dal titolo “Quanta energia possiamo sottrarre dalle foreste senza ferirle? Il caso del Lazio”, organizzata da ISPRA presso la Regione Lazio per presentare i risultati del progetto UE Proforbiomed


, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) della Commissione Europea nell’ambito del programma MED “Improving of the energy efficiency and promotion of renewable energy sources”.

Un progetto, Proforbiomed, finalizzato alla promozione dell’uso della biomassa come fonte rinnovabile di energia, attraverso lo sviluppo di una strategia integrata di uso sostenibile della biomassa forestale nell’area mediterranea, con l’obiettivo principale di recuperare e valorizzare il potenziale di biomassa forestale inutilizzato con il coinvolgimento dei diversi operatori che insistono nelle diverse fasi della filiera, dalla gestione forestale fino all’uso finale dell’energia. Alla base del progetto, un consorzio, che vede il coinvolgimento di 18 diverse istituzioni, nell’ambito delle quali ISPRA svolge azioni riguardanti sia il monitoraggio degli impatti che le azione che l’utilizzo delle biomasse forestali e delle piantagioni legno-energia possono esercitare alle biocenosi naturali.

Ma tornando ai risultati presentati da ISPRA, relativamente al nostro paese, la superficie forestale italiana dal dopoguerra ad oggi è praticamente raddoppiata, raggiungendo una occupazione pari ad oltre un terzo (34,7%) della superficie nazionale con una estensione superiore a 10,5 milioni di ettari.

Alla base di questa proliferazione delle superfici forestate nel nostro paese, due diversi fattori. Il primo fattore è individuabile nei processi naturali di espansione del bosco su coltivi e pascoli abbandonati in zone di collina e montagna, dove il bosco tende a riappropriarsi sostanzialmente di aree non più coltivate dall’uomo per abbandono della campagne, soprattutto proprio nelle aree collinari e montane. L’altro fattore, seppure con un peso minore, è imputabile ad interventi di creazione di nuovi boschi, sia di riforestazione (rigenerazione di foreste esistenti), che di afforestazione (nuove piantagioni). Nonostante questo contesto, di per sé incoraggiante, l’Italia si colloca al momento, come il Paese europeo con il minor rapporto tra legna prelevata e legna prodotta.

Le stime di ISPRA, in termini di taglio di legna dei boschi cedui, derivanti dalla raccolta dei residui della cura e dei tagli delle fustaie, dal taglio di legna e dai filari farebbero ammontare un quantitativo di biomassa valorizzabile energeticamente, pari a 3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) all’anno, una cifra corrispondente a circa l’1,6% dei consumi energetici nazionali, tutto questo senza intaccare minimamente la nostra preziosa dotazione di biodiversità custodita nelle nostre foreste. Una idea più precisa del potenziale energetico delle nostre foreste, può essere fornita dal fatto che ad oggi, in Italia, le cosiddette bioenergie, includendo nel termine legna prelevata dai boschi, residui della potatura di frutteti e di colture erbacee, residui dell’industria del legno e dell’agro-industria. contribuiscono per 5,2 milioni di TEP al consumo interno lordo.

Tutto questo tenendo conto anche che, come ricorda ISPRA, si tratta di una cifra sicuramente sottostimata, dato che molte tipologie di utilizzo, come ad esempio l’uso diffuso di legna da ardere nelle abitazioni private, sfugge quasi sistematicamente dai rilievi statistici. Importanti anche le indicazioni per un ottimale ed armonico sviluppo di questo immenso bacino, che vengono da ISPRA, che consiglia di perseguire lo sviluppo di filiere corte, integrate e su piccola scala, per la produzione e l’impiego di biomasse, una formula che garantisce migliori ricadute sul piano della sostenibilità economica, ecologica e sul controllo sociale delle fonti energetiche unitamente ad una riduzione dei costi ambientali legati al trasporto su media e lunga distanza della biomassa legnosa.

Un tema che trattato specificatamente nel post “Grandi impianti a biomasse: e la sostenibilità va a farsi benedire”. Una serie di raccomandazioni, quelle di ISPRA, che assumono un rilievo ancora più significativo, solo se si pensa che l’Italia è il primo importatore mondiale di legna da ardere nonché il primo Paese europeo per consumo di pellet in ambito domestico. La Conferenza è stata poi l’occasione per presentare, da parte di ISPRA, la seconda parte del video Foreste d’Italia, realizzato anch’esso nell’ambito del progetto UE Proforbiomed:

Sauro Secci

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