E la geotermia arriva anche alla torre Eiffel

Non sono certo mancati gli spunti dal queste pagine per rimarcare finalmente il cambio di passo di una delle forme di energia rinnovabile storica, come quella geotermica, che nelle sue forma a media e bassa entalpia, effettuate con innovativi processi, stanno finalmente dandogli un volto nuovo e veramente sostenibile (vedi post “Geotermia 2.0: finalmente una svolta verso la geotermia veramente sostenibile in Italia??“).


Una autentica svolta che sta finalmente aprendo nuovi orizzonti e nuovi territori alla geotermia, caratterizzata da una produzione elettrica fino ad oggi legata, proprio in un paese come l’Italia dove questa forma di energia è nata oltre un secolo fa, ad impianti posti in prossimità di zone caratterizzate da fenomeni di alta entalpia e, conseguentemente abbastanza lontani dai grandi centri urbani, come le arre geotermiche toscana delle Colline Metallifere e del Monte Amiata. Ancora una volta, dopo che pochi giorni fa avevo dato conto del mirabile incontro della geotermia con un gran scrigno di bellezze archeologiche come il Museo Egizio della ex capitale sabauda Torino (vedi post “I faraoni incontrano la geotermia, ma l’incontro avviene a Torino“), ritorniamo ancora in una grande e bellissima metropoli europea come Parigi. Infatti è il colosso francese del gas Engie (ex GDF Suez) ha in corso di realizzazione nuove infrastrutture di ricerca (pozzi) e produzione (centrali) nell’area parigina, finalizzate a raddoppiare la potenza installata di 50 MWe, portando il totale della capacità geotermica della società nella capitale a 100 MWe. Come ha spiegato Damien Terouanne, dirigente di Engie, “questo è il periodo più attivo per la geotermia degli ultimi due decenni. La geologia della regione di Parigi è favorevole e la sua densità di popolazione rende i progetti sostenibili, in termini di efficienza“. Entro la fine di quest’anno, saranno avviati 40 nuovi pozzi geotermici nell’area metropolitana di Parigi, che serviranno 5 nuove centrali cogenerative, con la prima attualmente in costruzione, quella di Noisy-le-Sec, che avrà una capacità di 10 MWe. Una realizzazione, quella dei nuovi pozzi, che gode di sovvenzioni statali per 6,5 milioni di euro, su un totale stimato dell’investimento di 35 milioni di euro. Un potenziamento importante per una città, come la capitale francese, che già vantava la più grande concentrazione al mondo di pozzi geotermici profondi legati a reti di teleriscaldamento, anche prima delle nuove realizzazioni, e capaci di valorizzare al meglio oltre alla componente eletrica anche la non meno importante componente termica. I due pozzi di 1.800 metri aRosny-sous-Bois forniscono già calore per il riscaldamento abitativo a circa la metà della popolazione dei quartieri circostanti, per un equivalente di 10.000 abitazioni nella zona, insieme a quelli di Noisy-le-Sec e Montreuil. Un intervento davvero molto interessante per aprire nuovi importanti fronti di sviluppo di questo tipo anche nelle molte aree vocate italiane. Suggestiva al riguaado la risposta alla domanda del “perché Gaz de France-Suez ha cambiato nome?” fatta dall’agenzia Reuters al direttore esecutivo di Engie, ,Gerard Mestrallet, che l’ha così motivata: “perché il mondo dell’energia sta cambiando, ci stiamo muovendo verso un mondo fatto meno di energia centralizzata ad alta intensità di carbonio“. Un modo suggestivo e diverso per dire, che il processo di migrazione verso un modello energetico distribuito ed altamente intelligente è oramai ineludibile e davvero ricchissimo di nuove strabilianti opportunità in un mondo davvero più pulito, efficace, efficiente e partecipato dai singoli cittadini e dalle comunità.

Sauro Secci

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