Decreto del fare: cosa non è stato fatto per le aziende della green economy?

Decreto del fare. Via libera da un Consiglio dei Ministri durato quasi 5 ore al primo pacchetto del governo Letta a sostegno dell’economia e dello sviluppo per il sistema Paese. Si tratta di un insieme di norme corposo, 80 in totale


, che spazia dalle agevolazioni per il credito delle pmi alla semplificazione burocratica, dalla liberalizzazione del wi-fi allo sblocco delle opere infrastrutturali, solo per citarne alcune.

Interessanti le novità in tema di energia. Nel testo sparisce, infatti, la Robin Tax sulle rinnovabili, mentre trovano spazio le misure sulla riduzione delle bollette dell’elettricità, con la modifica delle modalità di determinazione delle tariffe concesse agli impianti in regime Cip6, in modo da ridurle progressivamente fino ad allinearle ai prezzi di mercato.

Con il cosiddetto “decreto del fare”, arriva anche il blocco della maggiorazione degli incentivi ai biocombustibili liquidi, che avrebbe determinato un aumento delle tariffe di 300 milioni l’anno. Basterà tutto questo per salvare le aziende che operano nella green economy, fiore all’occhiello del Made in Italy? O si sarebbe potuto fare di più per darà un significativo respiro al settore?

Averaldo Farri, Consigliere Delegato di Power-One Italy Spa. “Per quanto riguarda la Robin Tax ovviamente eravamo assolutamente contrari a qualsiasi tipo di ritassazione retroattivo sulle rendite da fotovoltaico, non tanto e non solo per il fotovoltaico, ma in particolare perché il sistema Paese avrebbe dimostrato un’assoluta inaffidabilità rispetto agli impegni presi. Ora bisognerebbe leggere tutti i dettagli appena saranno pubblicati e farsi un’idea più precisa. In Italia purtroppo si continua purtroppo ancora a cercare di limitare quello che secondo me è un possibile sviluppo di modernità per il Paese. Posso capire che la produzione di energia da fonti rinnovabili, inclusi i li olii da combustibili ricilati, impatto possa essere abbastanza serio per chi produce energia da fonti di fossili, ma non capisco perché dobbiamo sempre per forza limitare quello che chiunque vede come uno sviluppo di modernità per il sistema Paese. Sono interdetto anche per il fatto che in qualche modo in Italia si debba sempre frenare le aziende che crescono e gli imprenditori che investono”.

Giorgio Ruffini, Presidente Azione Energia Solare. “In questo periodo noi operatori delle rinnovabili, ci stiamo abituando a veder creare nuovi ostacoli, gabelle o difficoltà ad ogni intervento legislativo o normativo da parte di qualche authority, al punto da ritenere una buona notizia il rilevare che nessun intervento apprezzabile è stato fatto. Il decreto del fare, nella sua notevole complessità interpretativa, sembra appartenere agli interventi “buoni” in quanto intervento nullo. Comprendiamo che l’urgenza non consente di fare operazioni articolate e di largo respiro, ma siamo altresì convinti che le politiche di piccolo cabotaggio, la navigazione a vista, i rinvii e la mancanza assoluta di strategie, non servono a nulla e non fanno che aggravare situazioni già pesantemente deteriorate. Per quanto riguarda il fotovoltaico, ad esempio, terminato il periodo delle incentivazioni (eliminate troppo bruscamente ed in modo indiscriminato), sarebbe logico attendersi una strategia di detrazioni fiscali che accompagni il mercato ad una completa maturazione, al contrario assistiamo, anche qui, all’ennesima proroga di qualche mese, che mantiene e prolunga lo stato di incertezza che non consente ad alcun imprenditore di prendere la minima decisione. In questo modo non si può parlare di “decreto del FARE” ma di “decreto dell’ASPETTARE” e questo non è davvero quello di cui ha bisogno l’industria ed il mondo del lavoro in generale”.

Giuseppe Bratta, Presidente Distretto produttivo La Nuova Energia.  “Per ora sembra che il Governo abbia salvaguardato i diritti acquisiti da parte delle aziende e dei cittadini che hanno investito nella green economy. La vera sfida di un Governo “Verde” dovrà essere accentrata su due aspetti: 1) vantaggi fiscali per i privati e per le aziende che investono su impianti strutturali rivolti all’autoconsumo con lo stesso modello della detrazione del 50%. Si potrebbe pensare anche ad un credito d’imposta per le stesse aziende; 2) visto l’avvicinarsi della sostenibilità economica degli investimenti anche senza incentivi diretti per i consumatori di energia si dovrà puntare sulle micro-reti e “punti di contatto” della rete elettrica: tale meccanismo a costo zero per lo Stato permetterebbe uno sviluppo democratico del settore valorizzando le PMI e il territorio”.

FONTE | Greenbiz

PHOTO | Business people

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