Efficienza Energetica a Milano: ecco la piattaforma Deciwatt
L’iniziativa sul Clima riparta dal Basso
Clima dal basso. Articolo di Sergio Ferraris, Giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine”.
Visti risultati delle COP è necessario che l’iniziativa climatica riparta dal basso
Finita la COP28 rimangono una serie di crisi geopolitiche come l’invasione Ucraina, la crisi del Mar Rosso e il conflitto tra Israele e Palestina, mentre arrivano segnali preoccupanti sul clima.
Il 2023 è l’anno più caldo dall’inizio della rivoluzione industriale e ci porta in assoluto al valore delle temperature medie che l’Accordo di Parigi ha fissato per fine secolo, a +1,5 °C. Se il trend continuerà così in breve tempo le anomalie medie globali saranno superiori al valore di 1,5 °C. Secondo il climatologo James Hansen, che il 23 giugno 1988 fu il primo scienziato a riferire sulla causa antropica dei cambiamenti climatici al Senato USA, la soglia di 1,5 °C potrebbe essere superata nel 2024. Siamo in un percorso scientifico e sociale sconosciuto visto che la concentrazione di CO2 in atmosfera al 6 gennaio 2024 è stata 422,86 ppm all’osservatorio di Mauna Loa, con un +3,58 dai 419,28 dell’anno precedente, valori mai registrati prima.
Inoltre, assistiamo a una scissione tra la ricerca climatica e il contesto energetico sociale. Da una parte, abbiamo l’IPCC che lancia allarmi in base a una solida realtà dei dati climatici e dall’altra assistiamo a dinamiche legate al contesto economico, sociale ed energetico che non ne tengono assolutamente conto. COP 28, infatti, nel suo documento conclusivo ha fatto letteralmente il copia e incolla delle indicazioni dell’IPCC nel quale troviamo una riduzione del 43% delle emissioni al 2030, del 60% al 2035 e l’obiettivo del net-zero al 2050. Dati che sono in rotta di collisione con le previsioni della IEA che afferma: «la quota dei combustibili fossili nell’approvvigionamento energetico globale, ferma da decenni a circa l’80%, scenderà al 73% entro il 2030». Bene, abbiamo quindi il mondo reale che prevede una diminuzione delle fonti fossili del 7%.
La differenza tra l’8,75% di riduzione dell’Iea e il 43% della COP28 è del 34,25%, un terzo della produzione energetica planetaria. È sufficiente ciò per sancire l’assoluta inutilità delle COP per affrontare la crisi del clima. E non è valida la tesi sostenuta anche da molti ambientalisti che recita: «La COP è l’unico strumento che abbiano per cui dobbiamo tenercela cara anche se non funziona». No. È necessario dotarsi di un altro strumento che attinga all’enorme serbatoio di contenuti dell’IPCC e che funzioni in base alle dinamiche sociali dal basso.
Non è un’utopia. Venticinque anni fa il movimento no global partì da Seattle per approdare a Porto Alegre, dando vita a un flusso di riflessioni e di politiche alternative e di critica all’esistente che ha avuto come risultato la creazione di un pensiero che è anche alla base di quello ecologico odierno… Continua a leggere gratis su L’ECOFUTURO MAGAZINE